Fuori la pioggia sembra non cessare mai. Il cielo é grigio, poco fa era nero, solo qualche rara insegna luminosa sullo sfondo.
Notte di guardia, guardia dura. Notte di un Natale che anche oggi se ne va.
Ho visto la vita rinascere, quando sembrava nulla potesse più salvarla.
Ed ho visto giungere la morte, quando nulla l'ha potuta più fermare.
Ho visto cose che parrebbero aliene ed invece sono ciò che di più umano c'é in questa vita, fatta troppo spesso di apparenze ed inutilità. Dentro quelle strane galassie, ho sperimentato tutta la mia fragilità ed impotenza, il passo si é fatto incerto, le mani tremanti, il pensiero confuso e smarrito. Ci voleva che Tu prendessi le mie mani e le cambiassi con le Tue, perché io riuscissi a penetrare lo spazio più profondo. Che Tu indossassi il camice di un amico e ti mettessi a lavorare al mio fianco, come si fa in una vera squadra, quella capace di giocare con il cuore.
Ci voleva che, ancora una volta, mi mostrassi che "io sono Tu che mi fai".
In una notte in cui il Natale se ne va, al mattino rinasce la speranza, a fianco di un Dio che non ha paura di sporcarsi le mani per camminare dentro la nostra fragile, titubante, desiderosa e grandiosa umanità.
Hai scelto d'essere qui, in mezzo a noi.
E il tempo della nostra vita non rimarrà come lacrime nella pioggia.
Di cos'altro potremmo aver bisogno lungo la nostra notte oscura?
"Oggi un uomo é morto in rianimazione ed ha donato gli organi. Stanotte altri uomini rinasceranno, proprio nella notte in cui é nato il figlio di Dio. Ti rendi conto che lavoro meraviglioso é il nostro? Gestire ed aiutare il dono della vita: cosa c'é di più affascinante?"
"Cari amici, buon Natale, in particolare ai moltissimi amici che con le loro e-mail mi hanno confidato i loro dolori, difficoltá, le loro sofferenze e spesso la loro non voglia di vivere. Per me è stata una grazia perchè chiunque soffre lo sento parte con me e con il mare di dolore che mi circonda, del dolore di Cristo, di ciò che manca alla passione di Cristo per il suo corpo che è la Chiesa. Vi ringrazio di cuore perchè le vostre ferite non solo mi impediscono di essere un borghese, cioè un uomo senza domanda, senza drammaticità, bensi di vivere dentro le circostanze della vita con gli occhi fissi sul Mistero. È come se il vostro, il nostro dolore mi rendesse sempre più cosciente di cosa significa essere sospeso su un pieno, su una certezza.
Vi confesso che, tutte le sere, quando a tarda notte vado a dormire dopo aver visitato le diverse opere della parrocchia, dove vedo e sento solo il dolore dei miei figli, dai piccoli appena nati e abbandonati, delle bambine vittime della violenza, agli ammalati terminali e anziani raccolti nelle strade, riconosco come il Mistero domina la mia vita riempendola di pace. Che bello essere presi, dominati da quel "TU" ai cui occhi sono prezioso e degno di stima, perchè sono Suo, come ci ricorda il profeta Isaia. Come vorrei che le tante persone depresse, stanche di vivere, vittime di mille fantasie e di cui conosco personalmente cosa significa, riconoscessero, anche quando l'angoscia sembra soffocarle che, comunque, il Mistero è un Fatto presente, è un abbraccio che non permettera mai che ci perdiamo. Il problema non è il dolore, la depressione, la malattia ma la libertà di riconoscere in quel "Tu che mi fai" la propria consistenza. Ci sono dei momenti in cui non vedo niente, ma il giudizio è chiaro e me lo ripeto continuamente: "Tu, o Cristo mio" e sempre ritrovo l'energia per camminare.
Vi chiedo, mentre lo chiedo a me, di non mettere dei "se", dei "ma", dei "però", fra noi e Cristo, perché questo sarebbe la unica grande fregatura e ci perderemmo la festa della vita. Il Mistero ama chi rischia, chi non ha paure della realtà, e spesso si diverte permettendoci di arrivare fino al bordo dell'abisso, ma poi, come d'improvviso, quando tutto sembra perduto, ci salva prendendoci per i capelli. Da vent'anni sperimento questo fatto, anche a livello economico. Pensate alle centinaia di migliaia di Euro di cui hanno bisogno queste opere! Eppure arriva l'ultimo giorno del mese e la Provvidenza arriva. All'inizio chi lavorava con me si spaventava, l'amministrazione andava in crisi, mentre per me era tutto semplice e lo è tutt'ora: "Signora (all'amministratrice) mancano ancora due giorni per pagare il salario ai 180 dipendenti del Mistero, unico padrone di questa opere, per cui di che si preoccupa?". E il giorno seguente la Provvidenza arrivava con i soldi necessari, nè uno in più, nè uno in meno. Anche su questo il Mistero mi tiene sempre sospeso e quindi sempre mendicando. Non so come pagherò lo stipendio di Gennaio alle 180 persone, cioè famiglie, ma per questo non perdo il sonno perchè ho la certezza assoluta che il Padrone, quel "Tu che mi fai", al momento giusto sará lì per pagare. Che razza di libertà mi dona stare davanti, davanti a quel Tu che mi domina, abbracciandomi.
Ieri mi ha donato due nuovi figlioletti. Guardateli nella foto. Sono gemelli, sono stati abbandonati dalla mamma e per via del maltrattamento sofferto a motivo della "mamma" hanno ambedue una paralisi cerebrale, per cui, ancora di più, mi lacerano il cuore nel tenerli in braccio. Hanno un anno ed otto mesi e pesano ognuno 6 kg. La loro storia è di una sofferenza terribile. Eppure il Mistero si è occupato di loro e me li ha donati. La prima notte hanno pianto tutta la notte, ma questa sera erano già più tranquilli fra le mie braccia.
In fondo se il nostro abbraccio è il frutto delle esperienza del "Tu che mi fai" si trasmette per osmosi anche a loro, la cui innocenza è stato lacerata delle violenza di tutti noi quando ci dimentichiamo di essere relazione con il Mistero.
Guardandoli, penso a quella povera donna che, certamente, sarà stata vittima anche lei di altra violenza. Li affido alle vostre preghiere, como affido la terza casetta di Betlemme e la nuova casa per le bambine violentate e incinte, che inauguriamo alla vigilia di Natale. Come vedete, Gesù me ne fa di regali regali, che sono anche per voi. È proprio bello essere bruciati dall'amore per Cristo, perchè il proprio cuore brucia di amore per l'uomo.
In fondo il Natale é di tutti. Di chi l'ha ridotto a fiera consumistica e di chi riesce a viverlo in una sorta di purezza francescana. Della donna in carriera che parcheggia il SUV in doppia fila e di chi, ad Haiti, non ha ancora un tetto sotto cui stare.
Il fatto é che, alla fine, chi più chi meno, chi inconsapevolmente e chi, invece, con un cuore desideroso di cose grandi, stiamo tutti bussando alle porte del paradiso.
Io, a questo Natale, ci sono arrivato così così, ancora troppo incerto lungo il cammino che porta a spalancare le porte senza timori a Cristo. Ma Lui, quel Bambino, rinasce per tutti e quindi anche per me. Basta poco per accogliere chi si é fatto niente, una capanna come tetto ed un bue ed un asino come riscaldamento della casa. Basta la povertà di un pastore errante, che, nella notte che ridona la speranza al mondo, sta in ginocchio con pari dignità a fianco di un re che porta oro, incenso o mirra.
Davanti a ciascuno c'è il Salvatore e le porte del paradiso sono già aperte per tutti. Non c'é più bisogno di bussare, ormai, Dio ha già risposto facendosi carne in mezzo a noi: "vi sarà aperto", ci ha detto. Si tratta di fare il passo.
Le canzoni di Neal Casal accompagnano dolcemente i miei percorsi autostradali. Adoro i dischi di quest'uomo. Ricordo un'intervista, letta da qualche parte un po' di tempo fa, dove gli si diceva che in fondo era un vero peccato che lui fosse il chitarrista di Ryan Adams e non viceversa. Neal si era trincerato dietro un sorriso, neppure troppo compiacente: "sono felice di fare il mio lavoro", aveva risposto. Una lezione d'umiltà che solo pochi sono capaci di dare.
Già, che bella cosa l'umiltà. Una virtù che conosco e pratico troppo poco. Ma non é mai troppo tardi per riprendere a percorrere il cammino buono.
Seen a shooting star tonight
And I thought of me
If I was still the same
If I ever became what you wanted me to be
Did I miss the mark or over-step the line
That only you could see?
Seen a shooting star tonight
And I thought of me
(Bob Dylan, Shooting Star)
Non c'é solo Neal, c'é anche Dylan con me, lungo i miei viaggi di ogni giorno. Lui non mi abbandona mai. E questa notte la mia musica e la mia strada mi hanno riportato qui: quel decimo piano, con le luci della città laggiù sullo sfondo. Come ogni giorno, peraltro, da molto tempo a questa parte. Casa e ospedale, andata e ritorno, stesso percorso rotolante avanti e indietro, punteggiato dalle canzoni, ma spesso e volentieri anche da pensieri che diventano preghiera.
Così, due o tre del mattino, quel che é, e sono un'altra volta qui, davanti alla mia dolce e cara macchinetta del caffé. In fondo questo é il mio personale osservatorio sul mondo. Anzi, soprattutto su me stesso. Il castello esteriore e quello interiore, che vedo venir su, pietra dopo pietra, a poco a poco. E questa notte, oltre alla luci della città, ci sono anche le stelle. Stelle cadenti e stelle fisse, luminose, dritte in mezzo al cielo.
Su quelle cadenti sto imparando tante cose, ora che molta acqua é passata sotto i ponti ed altrettanta ne sta passando ad ogni istante. Che si tratti di rivoli o fiumi in piena, comunque, é sempre ed invariabilmente acqua benedetta, che mi piaccia o no. Che si tratti di fonte che disseta o burrasca dalle conseguenze scomode o inattese.
Il fatto é che, in ogni circostanza, c'é una ricchezza di grazia che non manca mai.
La prima stella cadente é stata questo blog e tutto quello che si é portato dietro troppo a lungo. Uno scenario infarcito di orgoglio e narcisismo, distaccato quanto basta dalla realtà e da coloro che mi hanno sempre voluto bene. E allora perché tornarci sopra di nuovo, dopo aver detto di non volerne più sapere? Forse perché é vero quello che mi ha detto un caro amico: "Il blog aveva luci ed ombre. Delle ombre sai ormai tutto: autogratificazione, esercizio d'estetica, eccessivo tempo, esclusivo rifugio, proprieta' privata.... Litanie in negativo. Le parole sono diverse, ma la musica e' la stessa. Non senti? Turris eburnea, ianua coelis, salus..., refugium..., consolatio.... Le luci dovrebbero valere di piu', ne hai i segni... e anch'io gironzolavo con piacere nel giardino dei tuoi pensieri, traendone beneficio..."
Riproporsi qui, allora - di tanto in tanto e con più saggezza ed equilibrio - significa provare ad indossare un vestito nuovo, che quelle ombre sappia scrollarsele davvero di dosso. E' un passaggio delicato, questo, molto profondo. Ma possibile. Ed io voglio provarci, in qualche modo.
Un blog fatto di carne e di sangue, come la vita vera, l'unica che conta, non quella inutile e virtuale. E messa nelle mani di un Altro. Come strumento e testimonianza del Suo amore.
La seconda stella cadente é stata, di nuovo, un vestito. Il camice da dottore, questa volta, messo da parte per un istante perché in quelle stanzette d'ospedale, adesso, c'é il volto di persone amate. Tutta la sicurezza di un mestiere a lungo collaudato vacilla paurosamente ed il volto del turbamento é scorto con chiarezza da chi ti sta davanti. Al collega che ti chiede come stai, rispondi senza pudore, svelando la tua debolezza senza veli, ma gli mostri anche che il trovarsi dall'altra parte sia parte di quell'educazione di cui hai bisogno, per andare avanti a fare sempre meglio questo mestiere così strano. Non é così, di solito, non é così quando il male riguarda tutti gli altri, e chi ti ascolta ti dice che é legittimo che ognuno tiri su le sue difese. Altrimenti - ti risponde - come faremmo a farcela ad andare avanti? E invece no che non é neppure così, se ti guardi davvero fino in giù nel profondo, senza sconto alcuno: "Il medico deve essere vero con se stesso e con la sua vita. Per poter vivere con verità il destino dell'altro deve essere aiutato a vivere con verità il proprio destino. Deve imparare a giudicare la sua vita e le sue azioni non sulla base del loro esito, ma sulla base di ciò che le muove. E questo avviamento non é istintivo, ma é l'esito di una compagnia e di una educazione."(Antonio Rodari).
Le difese non servono a nulla, certamente non ad andare avanti meglio . Stelle cadenti anche loro, questa sera.
L'ultima stella che ho visto andare giù é la stella del mio io.
In fondo quell'io, senza un abbraccio d'amore che lo sostenga e dal quale lui non tenti di fuggire, non é altro che un idolo, un dio decapitato. Un "Dio", appunto, che, con la testa mozza, diventa solo un "io": povera cosa. Ma se quell'io agisce come un "Tu che mi fai", allora sì che diventa un uomo, capace di fare cose grandi, perché strumento dell'Amore che, fattosi carne sino a provare l'abbandono, alla fine del terzo giorno é finalmente risorto.
La pretesa di un amore, elargito a prescindere da quel Tu che mi fai, é l'ultima stella a cadere questa notte. Se c'é qualcosa da donare ancora, saranno frutti di alberi cresciuti da semi che hanno saputo marcire nella terra. Note di una canzone da sempre amata.
Musica che continua ad accompagnare ogni mio passo, anche questa notte.
In mezzo a tante stelle cadenti, questa notte ne ho vista una fissa, lassù in mezzo al cielo, a forma di cometa. E mi é sembrata infinitamente più bella delle altre.
Qualche giorno fa un vicino di casa si é lamentato con l'amministratore di condominio per il monopattino di mio figlio, lasciato troppo spesso, a detta sua, sullo zerbino di casa nostra, in quel cosiddetto "spazio comune" che non deve essere occupato da oggetti personali. Sarà che i bambini, al giorno d'oggi, danno fastidio a molti. Io, comunque, il monopattino l'ho tirato dentro, ma qualche giorno fa, mentre sistemavo gli addobbi natalizi, oltre ad appendere due angioletti sulla porta, ho messo sul muro del pianerottolo - spazio comune, appunto - anche un disegno che uno dei miei figli ha fatto un po' di tempo fa. Un pezzo di cartone rotondo, qualche bel colore ed una scritta al centro, che recita così: "Vieni Signore Gesù".
Questa sera, mentre vedo cadere le stelle cariche dei peccati del mondo, ne guardo un'altra, luce fissa in mezzo al cielo e più bella delle altre, e penso a quella frase, che invoca la venuta e la presenza di Quel bambino. L'unica speranza per questo mondo triste ed affaticato, ma che possiede ancora un cuore capace di desiderare cose grandi.
Molta acqua é passata sotto ai ponti e può darsi che questo blog riapra, un giorno o l'altro. Se mai lo farà, sarà sempre e soltanto per condividere la certezza che sotto ogni cammino c'é un disegno buono. E, in ogni caso, avrà con sé una modalità nuova: