Wednesday, July 02, 2008

THE PLACE OF JOY




Puoi udire il rumore delle pallottole viaggiare tra le note delle chitarre in Insight.
Chitarre ora pulite, ora distorte, sempre avvolgenti ed inquietanti allo stesso tempo. Come il basso pulsante, come la voce di Ian Curtis, del resto.
Mi avvicino agli unici due lp incisi dai Joy Division - Unknown Pleasures e Closer - con timore e rispetto.
Timore, perché la proposta musicale di questa band post-punk inglese non può essere di facile approccio per definizione. Musica raffinata peraltro, anche meno aggressiva di quella che il gruppo produceva ai tempi on stage, ma che conserva le caratteristiche del genere cui appartiene, coinvolgendoti in pieno nel dramma esistenziale che rappresenta e nelle atmosfere cupe e malinconiche che le sono proprie. Rispetto, perché, a dispetto della sua breve vita, l'influenza di questo gruppo sugli artisti rock a seguire é stata notevole.
I Joy Division si formano nel 1977, prendendo il loro nome da quello delle baracche dei lager nazisti dove le prigioniere erano sfruttate come prostitute dai criminali tedeschi. Il leader del gruppo é quel Ian Curtis la cui vita terminerà tragicamente la mattina del 18 maggio 1980, giorno in cui la moglie troverà il suo corpo suicida nella cucina di casa. Tutto il disagio di una generazione musicale emerge dai solchi dei loro due dischi, e dalle liriche di Curtis, che parlano di freddezza e pressione, oscurità e crisi, fallimento e collasso, perdita del controllo.
Eppure quel disagio interiore sembra paradossalmente non giungere in superficie, se é vero che le sessions di registrazione di Closer si caratterizzarono per un clima disteso e scherzoso tra i membri della band, quasi a misconoscere volutamente la realtà e smascherando, forse, la vera incapacità a condividere paure e sofferenze, peraltro assai preziose nel produrre musica di così grande qualità. Sarà lo stesso Tony Wilson, della Factory Records, ad ammettere nel 2005 la loro sconfitta nei confronti del tragico evento della fine di Curtis : "credo che tutti noi facemmo l'errore di non credere che il suo suicidio stava per accadere. Sottostimammo completamente il pericolo. Non lo prendemmo sul serio. E' la dimostrazione di quanto fossimo stupidi allora".
Ian Curtis, del cui suicidio fu senz'altro complice anche una condizione psico-fisica precaria, minata dall'epilessia e dall'abuso di farmaci, appare l'ennesima vittima nel mondo del rock, un'espressione di desiderio di felicità che in certi momenti sembra coniugarsi solo con un'angoscia impossibile da sostenere.
Il sole é tramontato adesso ed il buio sembra non conoscere la speranza dell'alba di un nuovo giorno.


Più passa il tempo, più, nella mia esperienza quotidiana, come dice San Paolo, sperimento la forza di un Altro nella mia debolezza.
E' una strana pedagogia quella che Dio sembra mettere in atto ogni giorno nella mia vita, cercando di smantellare poco a poco il mio orgoglio. Ogni caduta, ogni fallimento appare l'anticamera misteriosa a nuovi orizzonti, riflessi di luce nuova che donano alle cose colori mai visti prima. E, paradossalmente, il crescere nella consapevolezza del mio nulla mi dona un'ingenua baldanza, che frutta un coraggio ed un ardore nel vivere la vita che giunge totalmente inaspettato.

"Ma Enzo, proprio tu, proprio tu ti comporti come se Cristo non ci fosse?" - aveva detto Don Giussani ad Enzo Piccinini un giorno - "E' come se tutto dipendesse dalle tue mani: ma come credi di poter andare avanti così? Non farai mai più niente di quello che fai, farai come tutti: cercare quello che meno ti ferisce, che ti mette a posto. Non rischierai più".
Dentro il buio della circostanza inattesa, scomoda, non spiegata, che ti fa urlare di rabbia e di dolore, c'è il Mistero di questa voglia di rischiare ancora.
Ma è sufficiente l'affidarsi, perché l'oscurità ritrovi un senso ? Perché il tramonto non sia l'ultimo evento e la sicurezza di un'alba che verrà non venga meno ?
Certamente sì, ma ci è stato dato di più, molto di più.


"Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio si fece buio su tutta la terra. Verso le tre Gesù gridò a gran voce: "Eli, Eli, lemà sabactàni", che significa "Dio mio, Dio mio, perchè mi hai abbandonato?"
(Mt 27, 45-46)

"(...) E fu qui che il carisma di Chiara (Chiara Lubich, ndr) mi pose davanti una figura reale, un uomo non ancora sufficientemente vissuto e pensato: Gesù Cristo crocifisso, ma rivelato nell'evento sconvolgente del suo sentirsi, del suo essere abbandonato dal Padre (...) Chiara mi invitò a puntare l'occhio dello spirito, quasi esclusivamente, proprio su questa assenza di luce, che ella però mi assicurava essere, anche, tutta luce (...). Chiara mi diceva: troverai la luce. Lì é la luce. E la sua vita me lo testimoniava. Ma devi entrare, mi ripeteva, in quell'oscurità, devi lasciarti risucchiare da quel vortice di buio. Imparando ad incarnare nella tua vita quotidiana quel "nelle tue mani, Padre" (Lc, 23, 46) che Gesù ha vissuto. Il Rigettato si rigetta in Colui che lo rigetta..."

"Tutto questo fu per me un modo nuovo di entrare nei grovigli dell'esistenza. E divenne per me un modo nuovo di pensare, che si attuava nella misura del mio entrare nell'Abbandonato, nella vita quotidiana, senza vedere e senza capire (...) Mi era chiesto allora di entrare a fondo nella condizione dell'uomo, ma come Gesù vi era entrato: continuando ad amare chi pareva non lo amasse più. E qui, frutto di una forte e ripetuta esperienza, dal fondo del cuore comincia a pullulare una nuova conoscenza. E sempre più forte si fa il salire delle acque di luce, fino ad un loro dilagare in tutte le fibre dell'essere. (...) "Ora i miei occhi ti vedono". Ti vedono, perché ho capito nel profondo che il non-vedere é vedere; il non-sapere é sapere; l'angoscia é pace. Il dolore é amore"

(Giuseppe Maria Zanghì)



Nei fatti dolorosi dell'esistenza, nelle inquietudini della sera e del mattino, nell'incertezza di muovere passi che non sempre ti appaiono sicuri, mi tornano in mente quei sostantivi delle liriche di Ian Curtis. Freddezza, pressione, oscurità, crisi, fallimento, collasso, perdita del controllo... Dentro di Lui, l'Abbandonato, l'Uomo dei Dolori, tutto é salvato, tutto ritrova senso. Ed anche le liriche dei Joy Division e la loro splendida musica divengono un richiamo.
A rialzare lo sguardo, una volta ancora.
Perché la vera gioia abita qui, in mezzo a noi: il prezzo é alto, ma la moneta é stata già pagata da Qualcuno.

1 comment:

Paolo Vites said...

wow.... i'm speechless... e pensare che non sono neanche un fan dei joy division...


terrific post