Sunday, July 17, 2011

FARI, ROTTE E CERTEZZE

Li chiamavano "inferno". Il faro della Jument, al largo dell'isola di Ouessant. Quello di Ar-Men, oltre l'ultimo lembo di terra dell'Ile-de-Sein. Torri enormi in mezzo al mare, là dove non c'è più nulla, solo oceano e vento, ad ovest del Finistère. Giganti di pietra capaci di resistere all'urto di un mare furioso, costruiti con fatica e perdita di vite umane.
I guardiani, portati fin laggiù con barche incapaci di attraccare, venivano calati con le funi e poi lasciati lì; vi rimanevano settimane, anche mesi di fila, senza che nessuno riuscisse più ad avvicinarsi per dare loro il cambio, portarli in salvo. La storia dei guardiani dei fari é realtà e leggenda, parte di un passato che non tornerà più. Oggi tutti i fari di Bretagna sono automatizzati e forse é giusto che sia così, in un mondo che non ha più voglia di rischiare.
Mentre scrivo queste righe, il motore dell'auto già acceso, un percorso ed una destinazione già tracciati, ma dentro l'anima anche la consapevolezza che l'importante in fondo non é dove si va, ma il modo in cui andare, ho davanti la copertina di una rivista, un faro sullo sfondo - ma guarda un po' - e sotto una frase: "E l'esistenza diventa un'immensa certezza".
E' proprio così, a dispetto di tutto ciò che quell'esistenza rischia di schiacciarla. A dispetto dei dolori e del cinismo incrociati sulla strada. Dell'incapacità di riconoscere uno sguardo di misericordia prima di tutto su noi stessi. A dispetto di tutto, c'é la certezza di un Amore che tutto avvolge. Troppa gente spegne il motore, misconosce una Presenza, ferma l'auto e smette di percorrere la strada. Io no, non ho intenzione d'interrompere il cammino. E di perdere la chance che accadano cose che mi facciano sorprendere di Lui all'opera. Un desiderio del Bello e del Vero, incontrato dentro l'umanità che si racconterà nelle persone che mi verranno incontro.

La luce del faro che illumina la mia strada non é un bagliore a intermittenza, in balia di un dispositivo automatico e a rischio d'incepparsi sul più bello. E' un fascio di luce costante, azionato da un Guardiano che é sceso a fare compagnia a quella strada perché non sia più inferno ma paradiso, già da subito e sin quaggiù.
Si tratta solo di stare al gioco e di combattere la buona battaglia, fino alla fine.
Stay tuned and have a good time, friends. It's still a rock'n'roll life.


Wednesday, July 13, 2011

UN COUP DE LUMIERE MORTELLE

Accecato dalla notte, a colpi di luce mortale. Eblouiée par la nuit é la canzone di Zaz che mi accompagna sin dalle luci dell'alba. C'è un non so che di sinistro in quella voce così acuta, giocata su registri impossibili ed allo stesso tempo capaci di comporre una melodia struggente, di quelle dal lasciare in repeat nel lettore cd e nella mente.
Poi, a mezzogiorno, tutto accade. Un infermiere si getta dagli ultimi piani dell'ospedale, troppo stanco per sopportare il proprio male di vivere, a dispetto del sorriso e della dispinibilità mostrati a chiunque lo incontrasse ogni giorno. La luce di mezzogiorno é il colpo di luce mortale che si fa strada sui volti di ciascuno. Dopo, il resto della giornata ospedaliera é un trascinarsi stanco, dove i gesti di tutti sono rallentati, le parole, inutili, ridotte al minimo indispensabile, mentre i malati continuano a richiamare a sé una presenza, la risposta alle proprie ferite.

"E' così che funziona allora
": é questa la frase che mi rimbalza da un capo all'altro della mente, una frase già scritta, già letta, e che ha senso anche in questa circostanza. E' così che funziona, dunque: un giorno siamo lì, incazzati e di corsa come sempre, e il giorno dopo non ci siamo più. Perché quella a cui rischiamo di correre dietro é la nostra ansia ed insoddisfazione. Quando non diventa vera e propria depressione - la malattia del secolo, l'ha definita qualcuno - come nel caso di quel povero ragazzo il cui volto, adesso, rimane stampato nella mente di ciascuno.

Mando un veloce sms a mia moglie, poco prima di uscire. Tra poco me ne andrò, per essere, domani, a Dio piacendo, ancora una volta in questo posto, luogo di pianto e stridore di denti, punto di partenza, a volte, per la strada che porta verso casa. "Signore, cosa é l'uomo perché te ne curi?", le scrivo. Eppure l'hai fatto poco meno di te. "E' come una foglia trasportata dal vento", mi risponde.

La risposta a ciò che sembra senza speranza é riscoprire un Amore ed una Misericordia che sappiano accogliere tutte le durezze del nostro cuore.
Un cuore fragile come una foglia sbattuta dal vento, ma fatto per desiderare cose grandi.
La via d'uscita, quella che il falsario cerca di nasconderti ad ogni costo, é metterlo tra le braccia di Colui a cui appartiene.
Per riscoprire che ciò che il tuo cuore desidera esiste. E che quel qualcosa si chiama Bellezza.
A dispetto di ogni croce ed ogni dolore.


Thursday, July 07, 2011

LE LONG DE LA ROUTE, ONCE AGAIN


Ho scritto di lampi nel buio e di ferite nella notte. Di Frankie, di Judas e di Travis, volti incontrati lungo corsie d'ospedale, fermi al semaforo a chiedere la carità, o chissà dove, che ogni luogo, in fondo, é uguale all'altro. Destini incrociati ed amore incondizionato per la mia storia come per quella altrui: un "che ne sarà di loro?" che prende consapevolezza che la questione dell'io é un tu. Un Tu che, se lo sai guardare, giù nel profondo, indossa la T maiuscola, e che, solo vestito di quell'abito, si fa capace di recuperare il senso di ciò che accade.

Credo d'aver scritto abbastanza, a dispetto del poco che ho vissuto in pienezza e verità. Tempo di cambiar rotta, dunque, a caccia di bellezza ed in ansiosa attesa che la realtà continui ad educare il cuore, ché la strada non va cercata: é lei che ti viene innanzi da sé.
Io, sul sedile a fianco del mio, continuo ad avere, quale compagno di via, Uno che possiede un cuore nel quale deporre tutte le durezze del mio. E grazie al cielo che é così, ossia che lo sguardo su me stesso assuma sempre più le sembianze di una goccia mentre cade in un oceano di Misericordia infinita. Con quel Compagno accanto, seduto vicino a me, non ho più timore a rimettere il muso dell'auto davanti alle incerte superstrade della vita.

Quest'estate tornerò dalle parti dell'arcangelo San Michele e poi lontano, ancora più in là, ove si ode solo il rumore delle mareggiate contro gli scogli, illuminate a tratti dalla luce lampeggiante dei fari. Ci sarà tempo e modo, forse, per riaprire i miei cahiers de France e raccontare nuovamente qualcosa, di luoghi selvaggi e di gente di mare, i profili resi sempre diversi dall'incessante viavai delle maree. Nel frattempo che si stia bene tutti, amici, passanti e compagni di viaggio, ci si rivede solo un po' più in là.
Perché non c'é via o cammino che, alla fine, non riconduca lungo la strada che porta verso casa.