"Eternità?" chiese Frankie Lee, con voce fredda come il ghiaccio
"Già" disse Judas Priest, "Eternità", o magari vuoi chiamarla Paradiso.
"Io non la chiamo proprio niente" ribatté Frankie Lee con un sorriso
"Come vuoi" disse Judas Priest, "ci vediamo fra un po' "
Quella volta non ce l'aveva fatta. A guardare in faccia Frankie Lee. "Hey, doctor, come è andato l'esame?", gli aveva chiesto lui. "Tutto bene, niente di particolare", gli aveva risposto, pure un po' scocciato ed annoiato. "Meno male, almeno un esame che va bene", aveva aggiunto Frankie. Rispondono sempre tutti così, aveva pensato, mentre si avviava a scrivere il referto sul computer; sempre la stessa storia, gli dici che va tutto bene e si lamentano comunque di qualcosa. Poi l'infermiera l'aveva preso per un braccio, nascosto dietro il paravento, dove Frankie non vedeva. "Oggi gli hanno fatto diagnosi di un cancro; è già pieno di metastasi", gli aveva detto lei. Una sberla in pieno viso, a risvegliarlo da tutto il suo maleducato torpore. Era a quel punto che il dottore non era più riuscito a guardare in faccia Frankie, anche se adesso era diventato facile essere un po' più gentile ed educato. Quella ferita dell'altro, incontrata tutti i giorni, così difficile da abbracciare ogni maledetta volta.
Poi Frankie era uscito dall'ambulatorio, per fortuna qualcuno se l'era portato via anche in fretta. E lui, allora, si era messo sotto a lavorare, di buona lena, impegno e sudore, senza risparmiarsi fino alla fine del giorno. E senza farsi troppe domande.
Poi, arrivato a sera, lei gli aveva raccontato di Judas Priest. Pochi giorni di vita, la stessa malattia di Frankie, solo piazzata in un posto diverso. Ma come diavolo si fa a lavorare in oncologia, aveva pensato lui, molto meglio avere a che fare con le ferite del cuore, c'è molta più soddisfazione. Che poi, quelle ferite, lui che le curava tutti i giorni, gli sembravano sempre più cose di cui fosse difficile prendersi cura. Invocava la stanchezza e lo stress, pure la vecchiaia a volte. ma la verità era che quel suo vecchio cuore stava diventando giorno dopo giorno solo più indurito.
Judas aveva lottato otto anni con la bestia ed ora sembrava davvero giunto alla fine. Judas non aveva fede, solo un amico - un compagno - a percorrere con lui anche l'ultimo tratto di strada. Judas aveva al collo la catena di un rosario, rosario di Lourdes. Regalato da amici, a lui che diceva di non credere. Ma non riusciva più a staccarsene, te lo diceva con un gran sorriso: "non potrei mai più togliermelo di dosso", aveva detto a lei.
Lui, the doctor, era sempre più spesso troppo confuso ed impotente. La morte e la sofferenza, compagni di strada sempre più stretti, apparivano giorno dopo giorno sempre più ingombranti. Ma non ne provava fastidio, in fondo, solo un senso d'inadeguatezza sempre più grande di fronte a ciò che sapeva sempre più di sacro. La morte e la sofferenza restavano un mistero. Come quello di un Dio che sulla croce grida l'assurdo dell'abbandono dal Padre. La redenzione - invece - quella appariva sempre più una una certezza. Sperimentata ogni volta nel volto di ciascuno.
Si mise a pregare, quella sera, più intensamente di quanto avesse fatto tante altre volte. Ed era felice di trovarsi, all'indomani, ancora una volta laggiù in trincea.
Non aveva nulla da donare, se non la pochezza di sé. Ma la voglia di farsi compagno di strada, insieme all'Uomo dei dolori, quella si era fatta prepotentemente strada nel suo cuore. Ci avrebbe provato un'altra volta, all'indomani. A fare ciò di cui gli sembrava di non esser mai capace. Prendersi cura di ciò che gli sarebbe passato accanto. E dei Frankie e dei Judas che avrebbe incontrato di nuovo. In fondo, pensò - sceso finalmente da tutta la propria supponenza - non era chiamato a fare altro se non questo.
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