Wednesday, June 27, 2007

LA CAMPANELLA


Quando Chiara Lubich e le sue prime compagne iniziarono la loro avventura a Trento, con la guerra che infuriava sopra le loro teste, si trovavano spesso nei rifugi, ogni volta che le sirene annunciavano il passaggio dei bombardieri.
Non c'era tempo per portare grandi cose con sé: bisognava correre e basta, sia di giorno che di notte.
Ma un piccolo Vangelo, quello riuscivano a portarlo sempre; e fu sempre la loro compagnia, allora come in ogni giorno a venire, per tutta la loro vita.
Racconta Chiara: "(...) il rifugio che ci accoglie non é sempre sicuro. Siamo sempre di fronte alla morte. Ci assale allora una domanda: ma ci sarà una volontà di Dio che piace particolarmente a Lui ? Se morissimo, vorremmo aver messo in pratica, almeno negli ultimi istanti, proprio quella. Il Vangelo risponde e parla di un comandamento nuovo che Gesù dice Suo: "Questo é il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici". Ci guardiamo in faccia l'un l'altra. Ci dichiariamo: "Io sono pronta a dare la vita per te, io per te, tutte per ciascuna". Da questa promessa solenne le mille esigenze quotidiane dell'amore fraterno prendono il via. Non sempre ci é chiesto di morire l'una per l'altra. Intanto possiamo condividere ogni cosa: le preoccupazioni, le gioie, i dolori, i poveri beni, le piccole ricchezze spirituali..."


Se questo é il modello, é affascinante ritrovarsi tra amici e proporsi questa misura d'amore come modalità dello stare insieme. Allora raccontarsi come va - condividere cioé i dolori e le brevi gioie - ha un fascino sopraffino, che non sperimenti altrove.
Ed anche ascoltare insieme parole importanti - c'é chi lo chiama meditare - significa intravedere la chance di veder cambiare il proprio destino.
Così é stato bello, un piccolo gruppetto di amici, sentire ancora Chiara raccontare qualcosa che riguardasse davvero la nostra vita:
"(....) Vivere pienamente il lavoro in perfetto spirito di servizio - quindi amare Gesù nella collettività: in quella scuola, attraverso quell'ufficio, quella burocrazia - é veramente il modo del nostro farci santi ? Qui é un sì talmente categorico che ti dico che non so come fare a dirlo di più. Perché é questa la vostra strada, la sola vostra strada, la bellezza vostra. (...) Voi non dovete, per farvi santi, obbedire al campanello della superiora che chiama alla preghiera. Voi dovete obbedire alla sirena della fabbrica: quello é il vostro campanello; al campanello della scuola: quello é il vostro campanello. La campanella del superiore cappuccino dice la volontà di Dio per il frate di andare a pregare; la sirena dice la volontà di Dio per quell'operaio: di andare a lavorare. ma é volontà di Dio. Del resto, Gesù per trent'anni ha lavorato, non ha predicato. (...) Quindi dovete vedere il vostro lavoro tutto nuovo. Sarà pesante, lo capisco, sia come lavoro, sia come rapporti... Ma é lì che vi santificate, é lì la vostra "notte oscura", é lì che dovete proprio distruggervi perché venga fuori Cristo, con quegli strumenti lì. (...) la penna per il professore, lo scalpello per lo scultore: quello é il vostro crocifisso, con quello voi vi santificate"
.

Allora stamani, riprendendo il lavoro come sempre, tutto mi é apparso nuovo e affascinante: ogni paziente che entrava in ambulatorio, ogni cartella clinica da compilare, ogni compagno di lavoro incontrato, superiore o collaboratore che fosse, tutto il lavoro pianificato, così come quello imprevisto.
E mi son detto: dov'é mai la noia ?
E quando, alla fine della giornata, mi sono voltato indietro, ho visto tanti attimi vissuti bene, uno dopo l'altro; e come un filo d'oro a legarli tutti insieme, così che mi sono parsi veri quei versi che sempre ricordo ed amo così tanto :
"in the fury of the moment I can see the Master's hand / In every leaf that trembles, in every grain of sand" (1)

Note:
(1) "Nella furia dell'istante intravedo la mano del Maestro / In ogni foglia che trema, in ogni granello di sabbia" (Bob Dylan, Every Grain Of Sand)

Monday, June 25, 2007

ANNIVERSARIO


Anni fa Bob Dylan, il "poeta laureato del rock'n'roll", non esitò a pubblicare, sulla copertina interna di un suo LP, quella frase così bella del Vangelo di Matteo: "Ti benedico o Padre, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli" (1).
Mi capita talvolta, nel corso della giornata, di ricordarmi di quel versetto, e mi accorgo che é sempre capace di ricondurmi ad una percezione più vera della realtà.
Così oggi, all'indomani del 26° anniversario della prima apparizione della Madonna a Medjugorje, mi é venuto in mente per analogia un episodio, narrato da Antonio Socci in un suo libro (2) :
"(...) i ragazzi prendono coraggio.
Le chiedono: "Perché hai scelto proprio noi, che non abbiamo niente di speciale ?"
E Lei, sorridendo: "Non scelgo i migliori"


Note:
(1) Mt 11, 25
(2) Antonio Socci - Mistero Medjugorje - ed. Piemme

Tuesday, June 19, 2007

GOOD OL' FRIEND NICK


"E cosa succederà la mattina quando il mondo diventerà così affollato da non poter guardare dalla finestra, la mattina ?
Concediti un po' di tempo, ora, per capire la tua storia"
(Nick Drake, Hazey Jane II, dall'album Bryter Layter, 1970)


"Ascoltare la musica di Nicholas Rodney Drake, in arte Nick Drake, significa entrare nel mondo di una sensibilità musicale accesa ed intensa
". Comincia così un bell'articolo di Antonio Spadaro su Nick Drake, pubblicato dalla rivista La Civiltà Cattolica (1).
Il musicista inglese avrebbe compiuto oggi 59 anni ed invece morì a soli 26, il 25 novembre 1974, complice forse una dose eccessiva di amitriptilina, farmaco che assumeva in quel periodo.

Provo anch'io ad avventurarmi in un viaggio attraverso la sua opera - tre dischi tra il 1969 e il 1972 e quattro ultime canzoni, per un ulteriore album rimasto incompiuto - e scopro anzitutto il fascino della sua musica.
Colta, essenziale ma raffinata, tristemente malinconica - non é certo difficile cogliere gli echi di quella sindrome depressiva che affliggeva il cantante - vero e proprio spleen, talvolta, ma non del tutto estranea alla dolcezza.
Come in Northern Sky, ad esempio, alla fine dell'album Bryter Layter, sapientemente impiegata anche nel film Serendipity, le cui sequenze finali emergono immediatamente dai miei ricordi.


Ma poi ci sono i testi delle canzoni.
Se la struggente musicalità é la risultante espressiva dei sentimenti, le liriche di Drake sono il grido dell'anima allo stato puro, la domanda più intima e profonda del suo cuore.
Ed é un grido quasi sempre straziante, in cui la delusione sembra spesso superare il desiderio stesso di speranza e di significato; come in Day Is Done : "quando il giorno é finito, il sole sprofonda nella terra, insieme a tutte le cose vinte e perse (...) quando gli uccelli sono volati, non hai nessuno che sia tuo, non hai un posto che sia casa tua (...) quando la partita si é chiusa, hai lanciato la palla attraverso il campo, hai perso molto prima di quanto avresti immaginato, adesso che la partita si é chiusa"
Eppure il bisogno di una via d'uscita non emerge di rado. Come in Time Has Told Me : "un giorno il nostro oceano troverà la sua riva", oppure in Fly: "Sono caduto così giù (...) sono seduto a terra lungo la strada (...) Ti prego dammi una seconda benedizione (grace), Ti prego, dammi un secondo volto".

Mentre ascolto le sue canzoni non riesco a non pensare alla gioia di un approdo, alla scoperta di una misericordia che tutto copre ed a tutto ridona speranza in ogni istante del quuotidiano.
Ascolto la sua I Was Made To Love Magic : "Fui creato per usare i miei occhi, sognare con il sole e con i cieli, fluttuare lontano con la canzone di tutta una vita, nella foschia dove la melodia vola (...) Fui creato per navigare, sino alla terra del sempre, non per essere legato a una vecchia tomba di pietra, nella vostra terra del mai". E così penso, per analogia, alle pagine finali di un libro, che parla di malattia e di croce, ma anche di resurrezione : "assestati i legni, cucite le vele, il vento spingerà al largo. Non so come sarà il mare. Ci saranno giorni di bonaccia e di afa opprimente. Ci saranno mattine impetuose e sere di tenera brezza. Ci sarà il porto dell'estremo arrivo. Ma perché passare a fatica di onda in onda, di scoglio in scoglio, se non é per uno scopo ? E qual é lo scopo che non delude, che dà gusto al tempo, anche nell'ultimo approdo ? Anche allora, perché l'estremo orizzonte non sia solo una linea nera, una sbarra di piombo" (2)

La musica di Nick Drake ridesta in me una domanda di significato e di pienezza.
E mi accorgo di come questa domanda non sia mai vana, in qualunque momento sia pronunciata. E' una sorta di metodo, non immune da sofferenza, ma che sempre più mi appare parte affascinante della natura del mio cammino. E che con gratitudine scopro essere capace - quando si veste di un abito di umiltà - di produrre sempre la medesima risposta: "Signore, da chi andremo ? Tu solo hai parole di vita eterna".(3)

Note:
(1) Antonio Spadaro - La musica di Nick Drake - La civiltà cattolica - 2004 IV, 458-465
(2) Emilio Bonicelli - Ritorno alla vita - Jaca Book
(3) Gv, 6, 68

Thursday, June 14, 2007

UN DISCO PER L'ESTATE

Anzi tre.
O anche uno qualunque di questi tre.

Il primo, Green On Red, the "BBC sessions".
Una manciata di composizioni di questa grande (e poco conosciuta) band, fuoriuscita da quel fenomeno interessante che fu il Paisley Underground degli anni '80 (anche se Dan Stuart, il leader, contesterebbe l'appartenenza a qualsiasi movimento musicale).
Il periodo in questione va dal 1989 al 1992, durante il quale il gruppo aveva ormai miscelato le matrici punk-psichedeliche dell'esordio con le radici americane di sapore country e gospel.
Rock desertico, la chitarra splendida e lancinante di Chuck Prohet IV, le scorribande tastieristiche di Chris Cacavas e quei testi malinconici e disperati che solo la voce youngiana di Dan Stuart sapeva cantare.
E nel disco una chicca in più : "Billy" di Bob Dylan, tratta dal suo "Pat Garrett & Billy The Kid", colonna sonora del film diretto da Sam Peckinpah; come dire: l'America dei loosers é tutta qui e noi siamo gli storytellers ufficiali.

Il secondo, "Live from Austin, TX", di Dave Alvin.
Rock stradaiolo, figlio di quell'altra grande band che furono i Blasters di Dave col fratello Phil.
Blasters che sapevano miscelare esplosivamente rock'n'roll e rockabilly, rhythm & blues e honky tonk. Dave Alvin col tempo é andato oltre, pescando dal country e facendosi tra gli interpreti più autentici della musica a stelle e strisce per eccellenza.
Questo é un bel live, datato 1999, dove emerge il lato più melodico di Dave; un concerto eseguito nel periodo in cui uscì "Blackjack Davey", che lo ricorda per le caratteristiche musicali analoghe.
La chitarra di Alvin ed il lavoro della sua band, The Guilty Men, sono sempre perfetti, ma a lasciare il segno é ancora una volta la voce di Dave, seconda per intensità forse solo a quella che fu di Johnny Cash.

E infine il Boss, col suo "Live in Dublin".
Un Bruce Springsteen ad alti livelli, come siamo abituati a sentirlo da molto tempo a questa parte, ma qui ancora più affascinante, coinvolto com'é in quella straordinaria avventura della Seeger Sessions Band.
Tutta l'America della canzone di protesta, ma anche di quella popolare, é riassunta qui, in una sferzata d'energia, dove malinconia ed allegria riescono ad andare a braccetto.
Ed in queste bellissime sessions dal vivo ecco comparire anche i classici del Boss, da lui sapientemente dosati e gettati in mezzo alla mischia nel punto giusto - come "Highway Patrolman", ad esempio. Ancora i loosers, ma anche la saggezza della vita vera, dalla quale Springsteen ha sempre attinto a piene mani; come dice Antonio Spadaro in un suo bel saggio: "la sua arte non si distacca dalla vita comune: egli desidera riconoscere la dignità, o, meglio, la nobiltà del quotidiano" (1)

Tre dischi per l'estate, allora, anche se non si tratta di novità.
Vecchi artisti per un rock americano incapace ormai di produrre modelli e tendenze innovative ? Forse sì, ma intanto godiamoci in pace l'arte di questi grandi interpreti ed autori.
Gente capace di rivisitare le grandi tradizioni e di farle proprie. Come racconta Dave Alvin: "Ho imparato molto sull'arte del songwriting, mentre guidavo a notte fonda per le vie senza fine del South East di Los Angeles, riprendendomi da un cuore spezzato di un adolescente ad un altro e ascoltando la KLAC suonare gli ultimi successi di Merle Haggard, Johnny Paycheck, Mickey Newbury, Willie and Waylon, Gay Stewart e a volte persino quelli di gente meno conosciuta come Steve Young, Guy Clark e Billy Joe Shaver (...)" (2)
Buon ascolto allora and have fun, it's only rock'n'roll.


Note:
(1) Antonio Spadaro - "La risurrezione" di Bruce Springsteen - La Civiltà cattolica-quaderno 3655
(2) Dalla prefazione di Dave Alvin al libro di Fabio Cerbone - Fuorilegge d'America




Friday, June 08, 2007

ULTIMO GIORNO DI SCUOLA


Ultimo giorno di scuola.

E il mio pensiero oggi é colmo di gratitudine, per quest'esperienza condotta insieme, e per le insegnanti della scuola elementare dei miei figli, che ci hanno regalato questo pensiero di Sant'Ambrogio, ringraziandoci per la "parte di cammino condivisa insieme" :

"L'educazione dei figli é impresa per adulti, disposti a una dedizione che dimentica se stessa: ne sono capaci marito e moglie che si amano abbastanza, da non mendicare altrove l'affetto necessario.
Il bene dei vostri figli sarà quello che sceglieranno: non sognate per loro i vostri desideri.
Basterà che sappiano amare il bene e guardarsi dal male e che abbiano in orrore la menzogna.
Non pretendete dunque di disegnare il loro futuro: siate fieri piuttosto che vadano incontro al domani di slancio, anche quando sembrerà che si dimentichino di voi.
Non incoraggiate ingenue fantasie di grandezza, ma se Dio li chiama a qualcosa di bello e di grande, non siate voi la zavorra che impedisce di volare.
Non arrogatevi il diritto di prendere decisioni al loro posto, ma aiutateli a capire che decidere bisogna, e non si spaventino se ciò che amano richiede fatica e fa qualche volta soffrire: é più insopportabile una vita vissuta per niente.
Più dei vostri consigli li aiuterà la stima che hanno di voi e la stima che voi avete di loro; più di mille raccomandazioni soffocanti, saranno aiutati dai gesti che videro in casa: gli affetti semplici, certi ed espressi con pudore, la stima vicendevole, il senso della misura, il dominio delle passioni, il gusto per le cose belle e l'arte, la forza anche di sorridere.
E tutti i discorsi sulla carità non mi insegnarono di più del gesto di mia madre, che fa posto in casa per un vagabondo affamato, e non trovo gesto migliore per dire la fierezza di essere uomo, di quando mio padre si fece avanti a prendere le difese di un uomo ingiustamente accusato.
I vostri figli abitino la vostra casa con quel sano trovarsi bene che ti mette a tuo agio e ti incoraggia anche ad uscire di casa, perché ti mette dentro la fiducia in Dio e il gusto di vivere bene."
(Sant'Ambrogio)

Sunday, June 03, 2007

DAL TEMPERAMENTO UN METODO ?



Parlando del più e del meno, un amico paragonò una volta la mia visione delle cose ad un modo di dipingere. "Non assomigli mica ad un impressionista - mi disse -, qualche pennellata qua e là e tutto l'insieme a dare senso al quadro; no, tu ti soffermi sui particolari, fino ai minimi aspetti, come le opere dei pittori fiamminghi".
L'amico volle farmi un complimento, sottolineando forse una sensibilità in qualche modo a lui gradita.
E' anche vero, pensai, che però sono belli sia i quadri dei fiamminghi che quelli degli impressionisti.
E questo perché, al fondo delle cose, la bellezza dell'umano non sta in un tipo particolare di personalità o modo di essere.
Disse un giorno Don Giussani: "la grazia non opera mai se non attraverso un temperamento; e riesce a passare e a comunicare nonostante il temperamento" (1). Come dire : Dio opera tutto in tutti e il bello é proprio l'unità nella diversità.

Certo, comunque, che lo sguardo che vorrei avere, in ogni momento, é un guardare attento.
Uno sguardo mai superficiale, capace di cogliere i particolari, ma soprattutto sempre pronto allo stupore ed alla gratitudine, di fronte alla realtà che s'impone come mistero d'Amore.
Non é sempre facile ma forse il trucco é quello di non ragionarci troppo su.
Come insegnò un tempo Alexis Carrel, chirurgo e biologo vissuto a cavallo tra il XIX ed il XX secolo, premio Nobel per la medicina nel 1912: "poca osservazione e molto ragionamento portano all'errore, molta osservazione e poco ragionamento portano alla verità".

(1) Luigi Giussani - Dal temperamento un metodo - BUR, i libri dello spirito cristiano, collana "Quasi Tischreden"