Tuesday, November 29, 2016

N COME NATALE









Cento canzoni legate al 25 dicembre. Un divertente cocktail editoriale per censire e riassumere quel che la musica ha voluto dire del fatto natalizio e delle sue conseguenze umane e religiose. "A Natale si può dare di più", dice un noto jingle pubblicitario: siamo andati a vedere se è vero. Almeno in musica.

la recensione di Paolo Vites a questo link

la recensione di Rockol.it a questo link


Wednesday, November 02, 2016

SPEECHLESS

Alla fine siamo tutti “uomini sottili” che hanno cantato la loro ballata: “qualcosa sta succedendo qui, ma tu non sai che cosa”. Come tanti mister Jones, abbiamo cercato ogni tipo di spiegazione. Abbiamo acclamato, oppure contestato il conferimento a Bob Dylan del premio Nobel della letteratura. Siamo rimasti in attesa delle sue parole ed abbiamo cercato d’interpretare il suo silenzio. Qualcuno l’ha apprezzato, altri non l’hanno compreso. Molti l’hanno contestato. “E’ scortese ed arrogante”, hanno scritto. “Se non gli interessa, che lo dica, così lo diamo a un altro!”, hanno affermato alcuni. Perché, in fondo, un premio ha una valenza se il vincitore si dimostra interessato ad esso. In mancanza di questo, possiamo pensare che la ricchezza di ciò che quell’artista ha saputo esprimere possa essere in qualche modo invalidata. Perciò passi pure, andiamo avanti, e vediamo se, con un altro, avremo maggior fortuna. E’ giusto così, non è vero? O forse no? Certamente la strada del rock non è lastricata di buona educazione. Basta mettere su un disco dei Ramones o dei Clash, per rendersene conto. Ma è davvero così importante? Non sarà che il rock’n’roll è una forma di espressione senza fronzoli, cruda, talvolta scomoda e inopportuna, non fosse altro perchè ha saputo esprimere così bene, negli ultimi cinquant’anni, il disagio esistenziale dell’uomo e, in particolare, del mondo giovanile? Nella sua autobiografia “Born To Run”, Bruce Springsteen scrive che la musica e i viaggi furono per anni i suoi compagni migliori, anche dopo che lo spettro della depressione cominciò ad abbattersi sulla sua vita. Essi erano i suoi “fedeli compagni”, la “medicina migliore”: la strada, la musica, i chilometri, da percorrere incessantemente, sino al confine dell’orizzonte, sino alla prossima curva, sino alla ricerca di un significato dell’esistenza che le consentisse di reggersi in piedi. “Una canzone rock è capace di contenere tutto il mondo”, scriveva Greil Marcus nel suo libro Mystery Train e lo stesso Springsteen confidava di avere “imparato di più da un disco di tre minuti” di quanto non avesse “mai imparato a scuola”. Tutto questo per dire – è stato scritto anche questo – che nei momenti più alti la musica rock ha “dato voce alla ferita dell’uomo che cerca di afferrare il mistero”. (...)