Saturday, May 11, 2013

DONNA DEL CAMMINO


Una piazza di Milano qualunque, all’imbrunire. Tra le panchine e i vialetti del parchetto, un gruppetto di persone si è dato appuntamento qui. Disposte a cerchio, ognuna di loro si è messa d’istinto lungo i raggi che le piastrelle del pavimento disegnano col loro percorso, a partire dal centro della piazza. Dalla mia posizione, il sole in cui quei raggi sembrano convergere, lo vedo solo in disparte. Il profilo della Madonna di Fatima, una statuetta alta all’incirca cinquanta centimetri, si scorge da dietro e non riesco a coglierne i tratti del viso. Ciò che vedo è solo il lungo manto bianco e sopra di esso il capo della Vergine ricoperto da una corona, un poco chino su alcuni di quei raggi, quasi lo sguardo fosse  attento al cammino che ciascuno di essi percorre, più che al luogo certo a cui é destinato. Quel gruppetto di persone sta recitando il rosario. Un gruppetto di persone qualunque, in una qualunque piazzetta di Milano, la sera di un giorno di maggio. Maggio che ritorna puntuale, ogni anno, così come costante, ogni giorno, è l’amore di una madre che continua a tenere il volto rivolto su quel cammino, la strada di ciascuno lungo ogni istante della sua vita.
Poco più in là, una giovane coppia musulmana osserva, in rispettoso silenzio, mentre i loro bambini giocano sullo scivolo del parco giochi. I loro sguardi sembrano colmare all’improvviso ogni distanza sociale e culturale e mentre prego mi scopro a pensare che è bello che in fondo sia proprio una donna la mediatrice di tutto questo. Abbiamo un Padre, abbiamo Cristo che si è fatto nostro fratello, ma abbiamo anche una Madre a cui è stata affidata l’umanità intera. E l’amore di una madre è quello di cui nessun essere vivente riesce in alcun modo a fare a meno. Forse è per questo che spesso la fede rinasce nei santuari mariani, sulle macerie delle lotte e dell’odio, di ogni peccato e contraddizione. Perché ciò di cui c’è bisogno, per poter ricominciare ad amare, è di uno sguardo d’amore gratuito, senza misura, sentito prima di tutto su di sé. Non puoi portare amore dove non c’è amore, se quello sguardo non l’hai sentito prima sui frantumi del tuo io.
Il rosario volge al termine, il sole è tramontato, la famigliola musulmana s’incammina verso casa. Il gruppetto di persone si saluta e si ritrova, sorride, rinnova la bellezza di un cammino che, tra mille affanni, continua a compiersi insieme. Dopo i saluti, ognuno s’allontana, la direzione della strada verso casa sembra la prosecuzione di ciascuno di quei raggi, disegnati ancora dalle piastrelle del pavimento del parco. E la piazza si svuota, ma rimane piena di uno sguardo. Quello di una Madre, che non smette di accompagnare il nostro cammino.