Thursday, June 06, 2013

HARD RAIN

Tre del mattino, é sempre un bell'orario. Potresti essere davanti alla solita macchinetta del caffé, per esempio. O in giro per la città, dopo il concerto a San Siro del Boss, quello che ti sei perso per l'ennesima volta. E invece hai appena finito di compilare una cartella clinica.
Il cuore di Frankie ha finalmente smesso di ballare, una sorta di Twist & Shout, ripasso di tutte le aritmie del pentagramma, dalla fibrillazione ventricolare a quella atriale. Ora il ritmo é quello sinusale e batte regolare come una vecchia ballata folk. Rianimato e ripreso, quel cuore é tornato a fare compagnia ad un'anima, tormentata da anni dalla pioggia e dagli uragani improvvisi di una schizofrenia paranoide che sempre l'accompagna. Lo guardi respirare tranquillo, mentre gli infermieri hanno già altre cose da fare. Rimani lì davanti a lui, da solo. Il tutore non risponde al telefono, l'unico parente ancora in circolazione dice che va bene così, di tenerlo pure in terapia intensiva, che prima o poi, quando avrà tempo passerà a fare un giro pure lui.
Ti domandi il senso del tuo stare lì. Ti chiedi perchè eri lì solo tu. E perché tutto questo é accaduto qui ed ora. Troppe domande, in quella vita da mediano che ti sembra di correre ogni giorno, a centrocampo coi capelli che diventano sempre più grigi a poco a poco.
Poi, lungo la strada che porta verso casa, capisci finalmente che non eri solo ma che lì, in piedi accanto a quel letto d'ospedale c'era il Mistero che fa tutte le cose e che ha sempre e soltanto a cuore il nostro bene. Tu, in fondo, non hai fatto altro che dargli una mano. Mentre il mondo là fuori continua a correre e ad urlare, sotto la pioggia in compagnia di quegli impostori che chiamano successi e fallimenti, ti accorgi d'essere felice.
Una vita da mediano, a fare compagnia al Mistero.
Che non é mica una brutta cosa, giocare al fianco di Messi tutti i giorni.