"Lei sta eludendo il problema principale: perché, prima di tutto, Dio lo permette ?"
"La risposta a quella domanda é un'altra: perché ha creato un universo dove c'é la libertà ?"
"Non lo so. Mi sembra un modo inefficace di mandare avanti un universo".
"Lei ha ragione, se l'universo fosse un meccanismo che perde carica. E se fosse qualcosa di diverso ?"
"Cioé ?"
"Un universo creatore. Un luogo dove la bellezza é stata fatta per crescere e moltiplicarsi incessantemente, dove esseri unici si amano reciprocamente e creano ancora più vita. Sempre differente, sempre rivelatrice di nuove prospettive di gioia" (1)
* * *
E va bene, anche oggi sono in ritardo, ma non importa.
Come sempre, d'altra parte, questa vita scorre via così veloce, troppo veloce a volte.
E allora, ritardo per ritardo, questa volta non ci sto. Fermo la macchina e spengo il motore.
E scendo dall'auto: voglio godermi quello che c'é qua fuori.
Fa freddo ancora al mattino, mi allaccio il cappotto. Tutto intorno il bianco della brina ricopre ogni cosa, senza pietà.
Gli alberi sembrano davvero inerti d'inverno. Li vedi dritti e assiderati, marroni e senza foglie, come lasciati lì a morire così.
E lo stesso dei campi, distese piatte, anonime e senza fine: un'unica linea, che finisce all'orizzonte, interrotta da una casa, laggiù in fondo, anch'essa grigia e apparentemente senza vita.
Tra un po' farà più caldo e il sole, quel pallido sole che intravedi farsi spazio tra il grigiore del cielo, riuscirà a cacciare la nebbia e torneranno luce e colori, in un miracolo che, inaspettatamente, riaccade ogni giorno.
Eppure quel gelo ti sembra impossibile da vincere, tutto sembra troppo freddo per avere ancora vita.
C'é una terra arata, ci sono i semi del campo, ma non basta.
Perché c'é una crosta da rompere, la crosta del freddo, e lo devi fare ogni mattino.
Perché c'é una crosta da rompere, la crosta del freddo, e lo devi fare ogni mattino.
Crosta di egoismo, di compiacimento a volte, di fierezza e presunzione di bastare a se stessi.
Ma se non ti arrendi e giocherai bene le tue carte, quella sarà la vera libertà.
E potrai vedere di nuovo il sole, sciogliere ancora la brina del mattino.
" Hai mai visto
come in una strada abbandonata,
ma accarezzata dalla primavera,
spunti l'erbetta e rifiorisca, senza tregua, la vita ?
Così é dell'umanità che ti circonda,
se tu trascuri di guardarla con l'occhio della terra
e la ristori col raggio divino della carità.
L'amore soprannaturale nel tuo animo
é un sole,
che non ammette sosta al rifiorir della vita.
E' una vita,
che fa pietra d'angolo nel tuo angolo di vita.
Non occorre altro per sollevare il mondo,
per ridonarlo a Dio. "
(Chiara Lubich) (2)
A volte mi viene in mente di farlo: guardare indietro al mio passato.
Non molto spesso, però.
Forse perché non riesco a fare a meno di resistere al fascino dell'attimo presente; di sentire come nient'altro mi appartenga veramente: la circostanza messa lì da Dio in quel momento, quel prossimo che hai davanti, quella situazione in cui ti trovi proprio ora, tutta da vivere.
E allora il passato non é che non ci sia, anzi; ma é la traccia di un cammino, il pezzo di un percorso, che hai già messo, ormai, nelle mani di una Misericordia più grande di te, l'unica capace di purificare la memoria.
E' così che il passato lo capisci di nuovo, perché anch'esso diventa qualcosa da cui imparare, ma solo nel momento in cui comprendi che non é un bene che possiedi.
Smetti di guardarlo con rimpianto o nostalgia, e lo consegni, proprio come il futuro, che neppure saprai se verrà.
La tua libertà, giocata bene nell'attimo presente: solo questo vale.
Solo così Dio potrà fare, col tuo aiuto, le cose grandi che aveva pensato da sempre per te.
Ed é la risposta ad una vocazione: niente di più, ma nulla di meno.
Eppure, qualche volta, mi sono voltato ancora, ho portato lo sguardo indietro.
Ed é stato per comprendere meglio, forse, qual é il fascino dell'oggi che mi ha rapito per sempre.
E' un passato di solitudine, quello che talvolta affiora.
Solitudine semplice, quotidiana, fatta di tutto e di niente, ricca e fiera, piena di consapevolezza di limiti e di presunte certezze. Convinzione di bastare a se stessi, di farcela da sé.
Poi, ad un certo punto, qualcosa di più grande ha fatto irruzione nella mia vita e nulla é stato più come prima.
Fu come un abbraccio, discreto ma efficace, terribile e potente,ma affascinante al tempo stesso.
L'abbraccio di un popolo, la compagnia nel cammino; il desiderio del cuore divenuto carne, un disegno che si svela a poco a poco.
Fu il giorno, in cui compresi, finalmente, che la felicità consiste in una sequela:
"Vedi, io sono un'anima che passa per questo mondo.
Ho visto tante cose belle e buone e sono sempre stata attratta solo da quelle.
Un giorno (indefinito giorno) ho visto una luce.
Mi parve più bella delle altre cose belle e la seguii.
Mi accorsi che era la Verità."
(Chiara Lubich) (3)
E' buffo, ora sì che sono veramente felice.
Nel momento in cui ho messo la mia vita nelle mani di un Altro, ho riacquistato finalmente la mia libertà. E la miseria, come d'incanto, é svanita davvero.
Col mio sì, un progetto, un disegno d'Amore può finalmente cominciare a svelarsi. E giungere - ne sono convinto - a vedersi un giorno realizzato, in ciò che fin dall'inizio era stato pensato, ma che non avrebbe mai potuto compiersi da solo.
Ed é il sogno più folle, quello di un Dio incarnato, che ha scritto un testamento che grida una sola parola: Unità.
Col mio sì, un progetto, un disegno d'Amore può finalmente cominciare a svelarsi. E giungere - ne sono convinto - a vedersi un giorno realizzato, in ciò che fin dall'inizio era stato pensato, ma che non avrebbe mai potuto compiersi da solo.
Ed é il sogno più folle, quello di un Dio incarnato, che ha scritto un testamento che grida una sola parola: Unità.
E' per questo che un cammino di popolo é l'unico che mi possa davvero affascinare.
Così che non guardo quasi più indietro, non più spesso come prima.
E ho deciso di puntare lo sguardo in alto, ma non ho più paura.
In fondo, come disse qualcuno, sono molto più giovane adesso, cosa potrei desiderare di più ?
In fondo, come disse qualcuno, sono molto più giovane adesso, cosa potrei desiderare di più ?
"Ah, but I was so much older then,
I'm younger than that now"
("Ah, ero così vecchio allora, sono molto più giovane adesso")
(Bob Dylan) (4)
Note:
(1) tratto da "Il nemico", di Michael D. O'Brien, ed. San Paolo (pag269).
(2) Chiara Lubich - L'attrattiva del tempo moderno - scritti spirituali/1 - ed. Città Nuova (pag.74)
(3) Chiara Lubich, da una lettera degli anni '40 - IV di copertina de "La dottrina spirituale", ed. Mondadori
(4) "My Back Pages" - dall'album "Another Side Of Bob Dylan", 1964
1 comment:
Mi hai fatto venir voglia di leggere 'Il Nemico' di O'Brien...e mi hai fatto venir voglia di lasciarti fugaci 'rivelazioni' di qualche minuto fà...sono venuta con te in macchina e con te ne sono uscita a guardare 'fuori', in quel paesaggio brumoso...e mi sono stretta il cappoto addosso per il freddo e con te ho avvertito la pres-enza... essere 'presso' l'Ente... solenne distillato di Paradiso che si rivela a chi vuol 'vedere'...non c'è pensiero più sublime che l'esser-ci, l'essere 'dentro' (il mondo), l'essere 'tra' gli enti, e tuttavia essere anche 'altro', di-verso e unito,compagno di tutte le cose che sono, tutti insieme, tutti a partecipare alla stessa FESTA...la MANI-FESTAZIONE dell'Essere...continuo con te a cercare lo sguardo della Presenza...Rosanna.
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