Friday, September 17, 2010

CHIARA LUCE BADANO. LIFE, LOVE, LIGHT



Chiara ha "definitivamente rifiutato la morfina", perché - dice - "toglie la lucidità ed io posso offrire solo il dolore a Gesù". E' ciò che si legge nell'ultima parte della biografia di Chiara Badano (1), quando inizia il racconto della fase decisiva della sua vita, rappresentato dalla malattia e della sua scalata verso la vetta della santità.
Ma come é possibile rifiutare la morfina alle prese con un sarcoma osseo, uno dei tumori più dolorosi in assoluto? Eppure Chiara - diciott'anni al momento della diagnosi - non é una persona diversa dalle altre, un'eroina, oppure un'esaltata: é una ragazza come tante, che ama la vita ed ha ancora una sana voglia di volare, dentro le circostanze della propria esistenza.

Sta giocando a tennis, Chiara, quel giorno. Chissà quand'é che sente il primo dolore lancinante: durante una prima palla di servizio, o un dritto potente, sferrato da fondo campo. E' un dolore alla spalla, forte, strano, mai provato, che le fa cadere a terra la racchetta. Si riprende, ma ha una faccia strana. Da qualche tempo non si sente bene ed é per questo che cominciano i primi accertamenti. La diagnosi di osteosarcoma arriva in fretta. Quando torna a casa, quel giorno, la mamma la vede arrivare "camminando lentamente, come se volesse temporeggiare a dare la notizia che aveva scoperto. Era molto cupa in volto, guardava per terra". Chiara entra in casa, non una parola, fila dritta in camera sua. Venticinque minuti di lotta e di silenzio, in cui neanche mamma Maria Teresa e papà Ruggero possono entrare in alcun modo. Poi, finalmente, esce da quella stanza e va loro incontro decisa: "sai mamma, ho parlato con Gesù. Gli ho detto: se lo vuoi tu, lo voglio anch'io".
L'aveva scrutata, sua madre, dentro quella camera, impotente ed inquieta, in quegli interminabili venticinque minuti; lo racconta oggi dopo tanti anni: "... vedevo dall'espressione del suo volto tutta la sofferenza di quel momento, la lotta che Chiara faceva interiormente per poter dire questo sì a Gesù, ma non ci riusciva. Poi Chiara esce da quella stanza e dichiara il suo sì". Racconta ancora, sua madre, che "la vita di Chiara, da quel momento, cambia in un modo radicale, in un modo meraviglioso. Mi meravigliai di questa cosa e dentro di me parlavo a Gesù e gli dicevo: ora Chiara ti ha detto il suo sì, ma quante volte lo dovrà ripetere? Quante volte cadrà? E invece Chiara non si é più voltata indietro ed ha cominciato il suo calvario nella piena gioia, nella volontà di Dio" (2).


Chiara Badano nasce il 29 ottobre 1971, a Sassello, un piccolo paese nei pressi di Savona. E' proprio un bel tipo, sportiva, gioiosa, volitiva; una gioventù fatta di successi, ma anche di sconfitte, come tanti: c'é spazio anche per una bocciatura in IV ginnasio, subita come ingiustizia. Conosce i gen, i giovani del Movimento dei Focolari e raccoglie la sfida lanciata un giorno da Chiara Lubich ad alcuni di loro: "per fare città nuove ed un mondo nuovo non bastano tecnici, scienziati e politici, occorrono sapienti, occorrono santi". E non ha timore a confidare loro un segreto: Gesù nel momento culmine del dolore e dell'amore, quando giunge, sulla croce, a gridare l'abbandono del Padre per riunirci a Lui e tra noi. Invita loro a riconoscere il Suo volto e ad amarlo con predilezione in ogni dolore piccolo e grande. E' questa la chiave per trasformare il dolore in amore e non restare ripiegati su se stessi, ma proiettati fuori nell'amore. "Non abbiate paura! - aveva detto loro - lasciate fare a Lui il ricompensarvi d'amore. Vi farà felici in questa vita e per l'eternità". Quando Chiara Badano ascolta queste parole é il 1983. Ne sarà l'incarnazione viva.


Che Chiara non si fosse più voltata indietro, nei venti mesi che avrebbe vissuto dal giorno della diagnosi a quello della sua dipartita terrena, attraverso giorni e giorni d'ospedale e di sofferenze fisiche terribili, lo dimostrano innumerevoli testimonianze. Ed hanno dell'incredibile. Perché Chiara "Luce" - il nome "nuovo" che le aveva dato Chiara Lubich un giorno - illumina col suo costante sorriso chiunque le si stringa intorno. Gente che giunge sino a lei per essere di sostegno ed esce da stanze d'ospedale o dalla cameretta della sua casa, rigenerata quando non letteralmente convertita. Racconta Paola, un'amica: "vicino a lei non si sentiva mai, neanche per un attimo, il peso della malattia, del dolore, delle limitazioni. Stando accanto al suo letto ero io ad avere la netta percezione di essere la malata, l'invalida. Io che avevo davvero tutto e non donavo. Vedevo Chiara già in cima alla vetta, una più grande di me, anche se coetanea, che concludeva il suo "santo viaggio". Sentivo di doverle chiedere una mano, il segreto per riuscirci anch'io un po' di più; ma poi, in verità, non occorreva chiedere nulla, bastava guardarla per imparare ad amare sempre e a ripetere con lei: "Se lo vuoi tu, Gesù, lo voglio anch'io. Sei tu, Signore, l'unico mio bene". Rientrando a casa avevo anch'io la certezza di aver vissuto un momento di paradiso". (3)


L'adesione di Chiara alla volontà di Dio, vissuta momento per momento, produce la santità della sua vita, ma soprattutto permette, a coloro che vogliono condividere con lei pezzi di questo percorso, di vivere una profonda esperienza di unità, quella percezione della presenza di Cristo in mezzo a noi, quando siamo uniti nel suo nome. E' per questo che il cammino di questa ragazza diventa percorso di conversione per tutti: genitori e amici, medici ed operatori sanitari, semplici conoscenti o persone del Movimento particolarmente vicine a Chiara. "Dio ti ama immensamente - le scrive Chiara Lubich un giorno - e vuole penetrare nell'intimo della tua anima e farti sperimentare gocce di cielo". Le dona anche un nome "nuovo", che lei aveva chiesto: "Chiara Luce é il nome che ho pensato per te; ti piace? E' la luce dell'Ideale che vince il mondo. Te lo mando con tutto il mio affetto, ti abbraccio e ti sono unitissima nel Risorto".
Chiara "Luce" Badano non chiede altro che non sia questa presenza di Cristo: "Io ho tutto", ripete spesso e non é un modo di dire, poiché spesso dona ai poveri quello che riceve.
Scrive così, un giorno, a Chiara Lubich: "...Nessun risultato, nessun miglioramento. La medicina ha così deposto le armi. Solo Dio può. Interrompendo le cure, i dolori alla schiena dovuti ai due interventi e all'immobilità a letto sono aumentati e non riesco quasi più a girarmi sui fianchi.. Stasera ho il cuore colmo di gioia. Mi sento così piccola e la strada da compiere é così ardua; spesso mi sento sopraffatta dal dolore. Ma é lo Sposo che viene a trovarmi, vero? Sì, anch'io ripeto con te: "Se lo vuoi tu, Gesù, lo voglio anch'io. Sono certa che insieme a lui vinceremo il mondo! "Uno" in Gesù crocifisso e abbandonato, tua Chiara". (4)

E' sempre più dura, alla fine. Ma la scalata verso la vetta non cessa. E Chiara non smette di offrire le sue sofferenze: "Non chiedo più a Gesù di portarmi in paradiso, altrimenti sembra che io non voglia più soffrire". O ancora: "E' un desiderio così grande, che mi sembra di essere "attaccata". Allora mi sto chiedendo, ma non sarà un modo per scappare da questi dolori, dalla volontà di Dio?". E' una santità, un eroismo che ha dell'incredibile. Ma tutto é sempre nelle Sue mani: "Lo sa Gesù quando devo partire".
Nulla é lasciato al caso, Chiara sceglie le letture e i canti per il suo funerale, vuole che sia una festa. Chiede d'essere vestita di un abito bianco: é la sposa che va incontro allo Sposo. Chiede alla mamma di non piangere, perché "quando in cielo arriva una ragazza di diciott'anni, si fa festa", anzi di cantare: "quando entrerò in chiesa, tu devi cantare, perché io canterò con te".
"Mamma, ciao. Sii felice perché io lo sono", sono le sue ultime parole: Chiara nasce al cielo alle 4 e 10 del mattino del 7 ottobre 1990, festa della Beata Vergine Maria del Rosario. E il funerale, una festa, lo sarà per davvero. Il giorno 11 giugno 1999 viene avviata l'inchiesta diocesana per il processo di beatificazione. Durante la GMG del 2000 i gen canteranno davanti a migliaia di giovani una canzone dedicata a lei. E il prossimo 25 settembre 2010, la Chiesa proclamerà beata Chiara "Luce" Badano.



Sono giorni che medito l'esperienza di Chiara nel mio cuore. Giorni in cui cerco di far tacere il chiasso che c'é fuori e dentro me, che provo ad andare alla scuola dei miei ammalati in ospedale. La risposta della sua vita incrocia la domanda di significato della sofferenza che incontro quotidianamente. La loro presenza davanti a me, la loro quotidiana offerta e ciò che viene condiviso assieme, s'intrecciano misteriosamente con l'evidenza della gioia che Chiara ha mostrato, lungo tutto il percorso della sua santa esistenza.
Ma, soprattutto, mentre scrivo e sistemo queste righe sul blog, domando a me stesso quale significato abbia la parola santità nella mia vita. Guardo le mie infedeltà e contraddizioni, ma, allo stesso tempo, anche la tensione e il desiderio. Capisco come tutto si giochi dentro il quotidiano, momento su momento, goccia dopo goccia, come aveva fatto Chiara. Solo ciò che é vissuto bene in questo modo diventa tassello di un mosaico, che alla fine compone il Disegno di un'intera esistenza. Allora tutto é importante, anche quando tutto sembra così diverso. Ad una sola condizione: che non si tratti di una questione di tenacia o di obbedienza - destinate ad infrangersi più o meno in fretta, ma inesorabilmente - ma una faccenda d'amore. E l'amore é quella cosa che sta in mezzo tra il dire e il fare, come ho sentito dire da un amico, proprio in questi giorni. L'amore con la A maiuscola, quello di Dio, l'Amore a cui affidare il nostro, manifestato in ogni gesto, dal più piccolo ed insignificante, al più eroico.
E' una faccenda d'amore, quella che riunisce il pensare, il dire e l'agire, che racconta della storia di Chiara Luce Badano, come potrebbe raccontare della mia e di quella di ciascuno. "La storia tra Chiara e Dio - conclude il libro di Mariagrazia Marini - é una storia d'amore; un grande e appassionato amore reciproco. Amore infuocato dal desiderio ardente di poterlo condividere. "Siate fuoco!" ha gridato il Santo Padre alla GMG del 2000 ai giovani di tutto il mondo. Chiara Luce attesta che, oggi some sempre, la risposta é possibile".
Perché santi per vocazione, se solo lo desideriamo, lo siamo tutti.
Nessuno escluso.






Note e links:
(1) tratto da Mariagrazia Magrini - Di luce in luce - ed. San Paolo
(2) l'intervista a Maria Teresa e Ruggero Badano a questi link: http://www.youtube.com/watch?v=dIWOkiOmSJ8
(3) tratto da Mariagrazia Magrini - Di luce in luce - ed. San Paolo
(4) ibid.
Oltre al libro di Mariagrazia Marini, la biografia di Chiara Badano é narrata nel libro di Michele Zanzucchi, "Io ho tutto", ed i nquello di Franz Coriasco, "Dai tetti in giù", entrambi editi da Città Nuova.
Molte notizie su Chiara e sulla sua prossima beatificazione anche a questo link:

TRASMISSIONI TV
RAI 2 – Programma “Le vie di Damasco” – Sabato 25.9 dalle ore 10,15 alle 11,15
l’intera trasmissione sarà dedicata a Chiara Luce con intervista in studio, con la vice-postulatrice Maria Grazia Magrini, e servizi in cui saranno inseriti: un brano di Chiara Lubich, interviste ai genitori, a Chicca e Franz Coriasco e ai gen.
RAI 1 – Programma “A sua Immagine” – Domenica 26.9 dalle ore 10,30 alle 12,20 circa.
Alle 12 si collegano con l’Angelus del Papa che parlerà di Chiara Luce ( Il programma è in costruzione).

17 comments:

Paolo Vites said...

non la conoscevo e ti ringrazio per il lavoro enorme che hai fatto per raccontarci questa storia. abbiamo una nuova amica a cui rivolgerci adesso

silvano said...

Ciao Fausto leggo e spesso, quasi sempre non commento, questa volta faccio un'eccezione. Prima di tutto grazie del racconto di questa storia che non conoscevo. Poi però, ecco che mi sorge un dubbio, avrei voglia di discutere, di capire. Una delle cose che mi tiene costantemente lontano dal tentativo di un riavvicinemento alla fede è l'idea del dolore. Cioè, cerco di spiegarmi, non riesco a capire come il dolore possa essere un valore. Non capisco un Dio che ne faccia un valore della sofferenza. La ragione, non unica, ma credo principale per la quale credo Dio non esista, è proprio la questione del dolore. Dio può essere infatti colui che fa deliberatemente soffrire i suoi figli? Dio può essere (ammettiamo che non sia in grado di evitarci il dolore) colui che ce lo prospetta come eroico e santo? Ecco, io avrò senz'altro una visione limitata, ma non posso credere in un Dio siffatto e nemmeno nei suoi fedeli che si beano del dolore e lo accettano come via alla santità. Cos'ha di santo il dolore? Cos'ha di divino? Non capisco. Ancora prima di non capire non posso accettare. Il dolore ci può essere solo se Dio non c'è. Il dolore può essere scambiato come "benedizione" e necessità solo se Dio non c'è. Leggendo la storia drammatica di Chiara non posso che piangere della sua solitudine e della nostra solitudine...che Dio crudele, che padre crudele potrebbe lasciar morire i propri figli tra atroci sofferenze, che dio crudele potrebbe illudere i propri figli della giustezza e della santità della sofferenza? Che Dio può convincere i propri figli a non accettare la morfina ma scegliere il dolore se non un Dio sadico? Io non credo che dio, se ci fosse, possa essere sadico ma solo AMORE, quindi non posso che constatare la sua mancanza.

ciao, silvano.

Alessandro said...

Grazie amico per avermi fatto conoscere Chiara. Che forza che è stato il suo dire "si". Che potenza questa vita nel disegno di Dio. Fermarmi a vedere solo questo però non cambia di una virgola la mia vita se non do spazio al desiderio di essere felice come lei, se non credo possibile questo per me, se non dico si ad ogni istante. Grazie. Alessandro

Fausto Leali said...

Carissimo Silvano, ho atteso le ultime ore del giorno per rispondere. Quando la calma della sera ha avvolto la casa, i figli dormono, e la città ha smesso finalmente di correre ed urlare. Ora c’è anche tempo e spazio per meditare nel profondo. E per pregare.
E il tuo commento, il tuo intervento, è qualcosa di prezioso: é per questo merita uno spazio speciale.

La fede è un dono, non ce la diamo da soli, ma possiamo chiederla, in qualsiasi momento.
Come possono, allora, le mie povere parole provare a spiegare a te l’Amore che la mia vita ha incontrato un giorno? Non possono davvero, possono solo pregare per te, oltre che - questo, intanto, lo possono certamente fare - ringraziarti per essere passato da qui.
Ma ci proverò lo stesso, maldestramente, come ne sarò capace.

Chiara Luce non era alle prese con una solitudine di cui piangere. La sua vita è stata un’esperienza di gioia e chi le è vissuto intorno lo ha testimoniato fortemente. Una pazza, un’esaltata, una masochista? Certo che no. Chiara era una ragazza normale di diciott’anni e le stava stretto il dolore come a chiunque altro. Come tutte le persone che incontro quotidianamente in ospedale. Anche lei ha chiesto, come Gesù nell’orto degli ulivi, che fosse allontanato da sé quel calice.
Ma il Gesù che Chiara aveva conosciuto era proprio quell’amore di cui parli tu, l’unica parola che hai messo in maiuscolo nel tuo commento. Lo stesso Gesù che, per amore, ha condiviso il nostro dolore fino a patire la croce, sino alla sensazione dell’abbandono del Padre, quando ha gridato “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. Quel Dio ci aveva donato la misura dell'Amore, riassunto su sé ogni aggettivo negativo della nostra storia. Lui il Fallito, Lui l'Abbandonato, Lui lo Straziato, Lui l'uomo dei dolori. Lui che, però, rimette lo Spirito nelle mani del Padre, perdona coloro che l'hanno crocifisso. E, alla fine, risorge.
Dio non ha spiegato il senso del dolore, ma l'ha condiviso con noi nella misura più incommensurabile. Per questo anche Chiara non L'ha abbandonato nel momento della prova, ma ha continuato a vivere sino in fondo la sua storia d'amore con Lui.

Allora per un Dio che si è fatto AMORE sino a questo punto, sento che posso dare la vita, Silvano, darla davvero tutta intera, senza tenermi nulla per me, proprio nulla..
Perché è di una storia d’amore che si tratta - te lo ridico - la mia, la tua, quella di Chiara Luce, quella di ciascuno, ognuno chiamato ad essere santo nella realtà che gli é data da vivere, nel mistero della circostanza dell'attimo presente, tutto da vivere, sino in fondo.

Perdona le mie parole, le sentirai certamente inadeguate e insufficienti, ma, sai, non é certo la mia povertà ciò che può fare breccia nel tuo cuore. Io posso solo sperare – pregare per questo! – che tu faccia esperienza di quest’Amore - un Amore che passa da amici, cioé testimoni - perché è l’esperienza e solo quella che può convincere te, me, ciascuno allo stesso modo, che “quello che il tuo cuore desidera, esiste”.

Intanto, però, posso ringraziarti di nuovo per essere passato da qui, donarti la mia amicizia e sperare che, un giorno o l’altro, ci si possa anche incontrare di persona.

Ti abbraccio forte.

silvano said...

Grazie Fausto della bella risposta, l'ho molto apprezzata. Poi hai ragione ognuno rimane della sua idea, ma sono belli lo scambio di opinioni e la reciproca stima.
La storia di Chiara mi ha molto impressionato da un lato e lasciato molto perplesso dall'altro, ma questo l'ho già detto e allora però mi rimane "un problema aperto" chi ha inventato il dolore? Se Dio ha mandato suo figlio a condividerlo vivendolo sulla croce è segno che quel dolore c'era. Non vorrei semplificare troppo ma o qualcuno l'ha creato oppure anche Dio nulla può contro la sofferenza oppure, infine, Dio non c'è.

ciao, silvano.

carlo said...

Grazie Fausto, grazie Silvano per le vostre osservazioni sincere e appassioante. Poss portare una mia riflessione?

Il dolore e' nella natura dell'uomo, si nasce e si muore; si soffre ogni volta che un equilibrio si rompe nella nostra psiche o nel nostro corpo. Cio' vale per il credente e per l'ateo; per chi puo' prendersela con quel qualcuno, e per chi non puo' perche' lo nega. Ma la domanda resta: .

La risposta che viene da molti - e alcuni li ho conosciuti di persona - e' originale e unica: fra il dolore e il Dio di Gesu' Cristo esiste una relazione forte. E' un Dio che conosce la sofferenza, è stato perseguitato, tradito, condannato, fustigato... attraverso la vicenda terrena di Gesu', il dolore e' sperimentato da Dio stesso, misteriosamente arriva fin dentro la Trinità. Per questo non può essere "male" nè castigo. Anzi, deve in qualche modo avere a che fare con l'amore se "nessuno ha un amore più grande di chi dà la vita..." e lui l'ha fatto attraverso la Passione.

Mi piace pensare che - dopo Gesu' -il dolore sia diventato linguaggio, strumento di comunicazione fra Dio e uomo e fra gli uomini: la nostra fragilita' condivisa ha finalmente un senso, nell'economia di un mondo che tenda all'amore e all'unita'.

Se esiste davvero questa relazione, non sorprende che il rifiuto del dolore conduca al dubbio e al rifiuto di Dio; nè che il dolore abbracciato porti all'abbraccio con Dio: nella sua lunga malattia, Chiara Luce ha calcato consapevolvente il secondo itinerario, che pertanto è umanamente possibile. Lo dice lei, insieme coi molti "santi" noti ed oscuri. Non siamo autorizzati a non credere loro.

Così come dobbiamo rispettare la realta' di altri percorsi umanamente possibili - ateismo compreso.

Carlo said...

Rileggendo, mi accorgo che manca una frase, avevo usato una punteggiatura sbagliata. Si tratta della fine del secondo capoverso: Ma la domanda resta:"Che senso ha il dolore?"

silvano said...
This comment has been removed by the author.
silvano said...

"E' un Dio che conosce la sofferenza, è stato perseguitato, tradito, condannato, fustigato... attraverso la vicenda terrena di Gesu', il dolore e' sperimentato da Dio stesso, misteriosamente arriva fin dentro la Trinità. Per questo non può essere "male" nè castigo."

riprendo Carlo, queste tue parole, perchè sono emblematiche...Gesù infatti si trova dinanzi a qualcosa, il dolore, ("lo sperimenta" addirittura), che sembra avere altra natura da quella divina. Ci consola come umanità dandogli un senso, intepretandolo e vivendolo, ma allo stesso lo subisce, non solo fisicamente con la passione, ma anche esistenzialmente (lo trova fuori di sé, come alterità, come qualcosa di già dato). A questo punto ancora ricado nell'impasse di prima per cui o c'è un "Dio impotente" che si trova a far i conti con qualcosa che è al di fuori del suo controllo o c'è un "dio cattivo" che ha voluto e previsto la sofferenza per i suoi figli o, infine, non c'è Dio.

Non so, forse preferisco che Dio non ci sia perchè di un Dio cattivo ho paura e un Dio impotente, o limitatamente potente, implica un altro Dio sconociuto e che si palesa attraverso il male.

Grazie della vostra disponibilità alla discussione.

ciao

Fausto Leali said...

Grazie Paolo, Alessandro, Carlo.... grazie Silvano!
Mi viene da aggiungere solo questo: che non sempre tutto é comprensibile a priori, ma che bisogna comunque vivere ciò che desidera il cuore, momento per momento, con speranza, con fiducia e chiedendo sempre che ci venga donata la forza che non abbiamo.
Mi piacciono queste parole di Chiara Luce: parlano di un Disegno che si svela a poco a poco.
Penso possano valere per ciascuno di noi:

"Sono uscita dalla vostra vita in un attimo: come avrei voluto fermare quel treno in corsa che mi allontanava sempre più! Ma ancora non capivo. Ero assorbita da tante ambizioni, progetti e chissà che cosa… Un altro mondo mi attendeva e non mi restava che abbandonarmi. Ma ora mi sento avvolta in uno splendido disegno, che a poco a poco mi si svela"

anna said...

ciao Fausto, finalmente ho letto un po' con calma!
grazie tantissimo
a presto, spero!
anna

carlo said...

Ciao Silvano, lasciami aggiungere che l'uomo che tu cerchi, libero dal dolore, e' un po' particolare: non invecchia, non ha crisi morali, ne' dubbi, e' estremamente buono, non ha sete di desideri, ha gia' tutto...

Assomiglia piu' a chi ha raggiunto il paradiso o il nirvana, che a un uomo di carne.

Oppure agli esseri che troviamo nella Genesi, prima del fattaccio della mela, cioe' prima che esercitando la nostra liberta', rendessimo Dio - per usare le tue parole - impotente ad impedircelo.

Secondo la tradizione giudaico-cristiana, Dio ci ha pensato felici, proprio come vorresti tu, come vorremmo tutti; e il nostro fine e' tornare a quello stato per l'eternita'.

Che relazione abbia il dolore con questo progetto e' difficile comprendere, Forse ci riesce solo una parte di quelli che soffrono, e Chiara Luce fra essi. Mi ha colpito un suo pensiero, espresso poco prima di morire: "Mi sento avvolta da uno splendido disegno, che a poco a poco mi si svela". Credo sia questa la chiave di lettura dell'altra sua affermazione, sorprendente e "orribile": "Rifiuto la morfina, perche' essa toglie la lucidita' ed io posso offrire solo il dolore a Gesu'".

Non vuole anche dire che la rifiuta per mantenere nitida e consapevole la progressiva scoperta dell'amore di Dio?

Grazie della pazienza, buona domenica.

Francorre said...

Ho letto solo stamani, questo splendido post sulla figura di ChiaraLuce. Mi ha emozionato, entrando in risonanza con quanto ho provato il pomerigiio del 25 sulla collina del Divino Amore, durante la Beatifacazione di Chiaretta.

Maurizio Pratelli said...

una gran bella discussione. Sinceramente appassionata. Un abbraccio

silvano said...

No Carlo, io non cerco un uomo libero dal dolore, so che non c'è. Mi rendo anche conto di quanto sia difficile accettare il reale, un reale senza speranza e colmo di dolore, assurdo in una parola. E non c'è redenzione, non c'è dopo, c'è solo il qui ed ora per un brevissimo lasso di tempo. Dopo il nulla anche se non ha alcun senso. E' proprio la mancanza di senso ciò che ci fa "allucinare" una speranza. Mi piacerebbe credere, ma non ci riesco. A volte invidio quelli che riescono a credere e a volte mi fanno paura come nella tua citazione di quella povera ragazza quando tu riporti una sua frase "Rifiuto la morfina, perche' essa toglie la lucidita' ed io posso offrire solo il dolore a Gesu'". Ho il massimo rispetto e pure ammirazione per la forza che irradia la figura di Chiara, ma ecco certe affermazioni sono spaventose e, se non dovessi offendere nessuno - vi assicuro che non lo voglio fare minimanente -, pure inquietanti. Un Dio che apprezza il dolore è inconcepibile.

Anonymous said...

Sono finito per caso sul tuo blog e fuori tempo massimo. Mi dispiace, ma arrivo sempre tardi. Forse ti potrà far piacere sapere che questo articolo mi ha catapultato dalla Paoline, dove ho acquistato entrambi i libri disponibili. Non riesco a descrivere quanto mi abbia implicato la storia di Chiara, annessi e connessi. E non smetterei più di pensare a lei. Grazie

Blues

Fausto Leali said...

Caro Blues,
mi fa piacere eccome che anche tu, come molti, sia entrato dentro una storia come questa.

In questi giorni ho deciso di non scrivere più sul blog, per via di un'interferenza che esso aveva con la vita reale ormai troppo fastidiosa ed anche a causa di una dose di sottile narcisismo, che risultava anch'essa intollerabile. Un blog dunque formalmente chiuso, ma che ho deiso per ora di lasciare in rete, con tutto quanto vi ho scritto sinora. Non che mi sembrasse che valesse la pena più di tanto lasciare tutti i miei sproloqui.. ma mi spiaceva non lasciare quella traccia che parla di Chiara Luce.
L'ho lasciato aperto, in fin dei conti, solo per questo e tu sei capitato proprio lì.
Ed io ne sono davvero felice.

Ti ringrazio d'essere passato da qui e ti auguro ogni bene.
Se vuoi rimanere in contatto con me, c'é comunque un indirizzo mail nel mio profilo.
Un abbraccio