Monday, August 09, 2010

CRONACHE DALL'ARCIPELAGO

"Sei proprio come questo mare: immenso ed arcano, che sempre lo senti dire un suo misterioso profondo, che capisci, ma non sai ridirtelo a te stesso con parole comprensibili e determinate; questo mare che ora è calmo ed a stento lo odi ora ansare sulla riva e sembra che sogni, e dopo poche ore è tutto tribulato ed ansimante e appassionato, e non sai il perchè... ma calmo o agitato, silenzioso o irato, il mare ha ogni giorno ed ogni istante un minimo comun denominatore, un significato base unico ed inesorabile, che è la sua grandezza: il senso travolgente di una immane aspirazione all'infinito, al mistero infinito".
(Luigi Giussani)


Oggi il vento ha spazzato in lungo e in largo tutto l'arcipelago. Ha increspato il mare, reso inquieti i naviganti, trasportato le nuvole da un capo all'altro del cielo. Il sole ha fatto capolino qua e là, timido ed incostante, come la ragione che cerca d'insinuarsi tra le preoccupazioni ed i pensieri, senza riuscire a mutarne il fluire incessante. Così é stato il vento stesso a provare a farsi carico di soffiare prepotentemente tra solchi e valli della mente, entrando negli anfratti più riparati e nascosti, per portare via i pensieri più cupi, l'ansia dei dolori lasciati irrisolti a casa.
Quando il vento cessa di soffiare, i colori tornano ad essere accesi. Il mar dei Caraibi é qui, una manciata di ore di navigazione dal porto di Genova. Spargi, Budelli, La Maddalena e Caprera. Il mare si tinge di verde e di turchese e il cielo non potrebbe essere più azzurro di così. I pesci non sono variopinti come i loro fratelli dei mari tropicali, ma si sentono più liberi di nuotare tra i piedi dei bagnanti, salvo sfuggire, quando é l'ora del tramonto, ai gabbiani, che svolazzano dolcemente a ridosso della spiaggia, incuranti della gente ancora oziosamente distesa sulla battigia a caccia dei raggi dell'ultimo sole del giorno. La trasparenza dell'acqua é cristallina come quella dei pensieri, finalmente liberi da tutto ciò che li ha annebbiati, dentro il ricordo dello stress di una città divenuta ormai troppo disumana. Immerse in squarci di vero e proprio paradiso, le preoccupazioni riescono a farsi anche preghiera, nella contemplazione della meraviglia del creato. Sofferenze morali e corporali di persone amate, cucite addosso come vestiti stretti e portate sino a qui, riescono alla fine a ricoprirsi di una fiducia che é consapevolezza che anche il più piccolo dei capelli del capo é contato.
Si dovrà lasciare inaspettatamente presto questo luogo di sogno e di realtà: la partenza é dolorosamente anticipata perché i dolori reclamano anzitempo a sé una presenza. Ma la certezza di un Amore che riveste ogni circostanza accarezza la pelle come la sabbia e il vento ed entra nel profondo, a diluire di serenità il sangue oscuro che scorre nelle vene. Ed é questa presenza che mi accompagna lungo la strada che porta verso casa.




Sono stato a Bonifacio. Un piccolo gioiello di storia e architettura, casette arroccate su una rupe in un golfo da sogno immerso dentro un mare cristallino. Ho girovagato per le viuzze medievali, mi sono immerso ancora una volta per un po' nella mia adorata Francia, un'isola in mezzo al Tirreno che diventa luogo dove far approdare, per un giorno, aneliti e tristezze, dove far girovagare senza meta e senza tempo la mia mente. Lì, in quel luogo di bellezza, serenità e vacanza, il solito ignoto ha rubato il portafoglio ad uno dei miei figli. Al più sensibile ed al più dolce di loro. Al più indifeso dei tre pezzi del mio cuore. Ho accarezzato le sue lacrime, asciugato il suo viso, fatto mio il suo dolore; la sua sensibilità ferita a scorticare senza pietà la mia, il desiderio maldestramente dichiarato di ridargli indietro non tanto il denaro o chissà cos'altro, ma la felicità di un cuore prima che fosse leso da quella piccola ma dolorosissima ferita.
Poi, nel silenzio di un abbraccio, più consistente di mille inutili parole, mentre, mano nella mano, abbiamo percorso insieme la strada verso il traghetto che portava verso casa, ho ripensato a quei momenti in cui ho visto i miei figli danzare allegramente in mezzo al mare.

Li avevo guardati a lungo, mentre i riflessi del sole sull'acqua creavano una meravigliosa costellazione di diamanti sfolgoranti di luce. In mezzo a quei riflessi avevo percepito il bene provato per loro crescere a poco a poco, sino a raggiungere un'insostenibile intensità. Ed era stato solo a quel punto che era affiorata alla mente la fatidica domanda: quel "che ne sarà di loro?" così colmo d'amore, che solo certi momenti sono in grado di generare come dal nulla. Ed avevo desiderato, in quegli istanti, che nella vita potesse venire risparmiato a loro ogni dolore, sapendo perfettamente come ciò non fosse possibile in alcun modo. Solo allora la percezione chiara, netta, della mia inesorabile impotenza aveva reso vero e possibile affidarli a un Altro, un Padre capace di amarli di un amore che io non ho, Uno che ha a cuore il loro destino più di quanto io stesso abbia a cuore il mio.
Ed ho pregato, sullo sfondo di un mare color turchese e di un cielo immensamente blu, ho pregato come solo raramente mi fosse riuscito sino ad allora. Pregato che nella vita non fosse loro tolta la tristezza od il dolore, ma che sapessero solo e soltanto rivestirsi di quello stesso Amore che li aveva generati un giorno e che non smetteva mai di occuparsi di loro nelle circostanze della loro esistenza.

Poi, dopo un po', é ritornata anche lei. Quella frase scritta su una maglietta e che continua a girovagarmi nella mente da un bel pezzo, quasi non voglia lasciarmi proprio più. E' ricomparsa sulla schiena di quello stesso figlio le cui lacrime avevano straziato per un giorno un pezzo del mio cuore. Una frase sullo sfondo di quello stesso mare e di quello stesso cielo, entrambi azzurri come la speranza: "quello che il tuo cuore desidera, esiste".
Qualunque cosa accada al mondo, qualsiasi cosa accada a me.
E qualunque cosa accada a voi, cari, dolci e amati figli miei.

3 comments:

Paolo Vites said...

è tornato! stanotte ti leggo, già mi gusto le foto...

cristina said...

Sei riuscito come sempre a farmi piangere...ciò che il tuo cuore desidera, esiste. Sì esiste Qualcuno che ti ama così come sei con tutta la tua meschinità, che ama i tuoi figli per come sono e che li vuole felici più di quanto tu possa mai desiderare...solo che qualche volta non ci credi e pensi che tutto dipenda da te...che sciocchi siamo! e quanta fatica facciamo a far tornare tutti i conti (che poi non tornano mai...)!..."perchè affannarsi tanto quando è così semplice obbedire?" baci cri

Fausto Leali said...

é proprio così. grazie cri.