Ci sono giorni in cui mi assale un'insanabile ed inspiegabile tristezza. Altre volte é la malinconia, che spesso non riesco a distinguerle tra di loro, diverse ma anche così simili, i margini dell'una a sconfinare in quelli dell'altra, come i profili di orizzonti lontani. Due sorelle che camminano lentamente mano nella mano, dal carattere difficile, sempre pronte a farti compagnia anche quando non ne avresti voglia. Stati d'animo cuciti addosso come vestiti stretti; altre volte, invece, abitini tenuti inutilmente su di sé, con un sottile compiacimento della mente, quando invece basterebbe così poco a scrollarseli via.
Ma io non ci sto, c'é necessità di provare ad anestetizzare queste scomode presenze, compagne d'armi del mattino o del tramonto; ho bisogno di tentare di tramutare gli intrecci della mente in parole che abbiano un senso compiuto, perché il disagio svanisca al più presto, affinché al suo posto si renda visibile e presente un virile e gioioso approccio alle circostanze della vita. La verità che si fa strada, mentre le incertezze lasciano il passo all'agire dell'Amore nel fluire incessante dell'attimo presente.
Mi é d'aiuto don Giussani, che la malinconia la definì mirabilmente un giorno, capendo come della vita non dovesse essere censurato nulla - tanto meno le emozioni - ma tutto dovesse invece essere semplicemente rivolto e ricondotto verso Colui che ha in mano il destino di ogni cosa. La malinconia é nostalgia - aveva detto - nostalgia del rapporto con l'infinito, che emerge - guarda un po' - come tristezza.
Una tristezza che però non é disperazione, né tanto meno sentimentalismo, quell'impostore che non consente alla tua vita di fare un passo verso una direzione che abbia anche solo un barlume di vera consistenza. E' tenerezza, invece, ed é, allo stesso tempo, passione per quella nostalgia. Ecco perché a quel prete brianzolo piacevano così tanto i canti napoletani, che quell' "intensità di tenerezza e di passione", erano capaci di "rovesciartela addosso" intensamente.
L'altra sera, però, mi ha aggredito di nuovo. La tristezza, la malinconia, chiamatela pure come vi pare.
Un cielo rosa e azzurro, e la luna sullo sfondo, e il sole già annegato all'orizzonte. Una macchina che sfreccia solitaria lunga la strada deserta e silenziosa e gli affetti maledettamente troppo lontani. C'é il Barotti che canta in sottofondo a squarciagola: "chiedete a chi di mestiere se sono vivo anch'io"... ed io sento che sono vivo eccome e che "la mia ossatura é un tutt'uno con la carne ed il sangue, come le corde e il legno delle mie chitarre"...
Se solo sapessi scriverla o dipingerla, la tristezza, allora sì che sarei artista, ma artista non lo sono. Sono strumento, invece, come il pennello o lo scalpello, che non sa cosa uscirà dalla tela o dalla pietra informe, ma che si fa felice d'essere stretto nelle mani di Chi lo saprà usare. Così non importa se ogni tanto può fare pure male, purché la strada sia sempre costellata di lampi, anche nel buio, ché la strada passa dentro la luce, anche quando tu non vedi, basta che sia sequela.
E allora, alla fine, lasciatemi tornare alla musica, perché é quella, che ancora una volta, oggi, canta prepotentemente al centro del petto. E musica di tre amici, perché é con gli amici che bisogna andare, quando il cuore si mette a battere così forte.
La poesia rock di Frank D'Acri , che a settembre uscirà finalmente col suo primo disco, l'allegria di Stefano Barotti, che nella blue room dell'uomo armadillo riesce a portarci col suo sorriso scanzonato e la forza e la passione di Massimo Priviero, perché nessuna resa mai, alla fine, é l'urlo che esce prepotentemente da quel cuore.
Musica per cuori forti e fragili allo stesso tempo.
Musica da ascoltare, in queste fresche notti d'estate.
Musica per gente come noi.
2 comments:
Grazie Fausto... Molto bello quello che hai scritto.
Ehi, molto bello.
Ha perfettamente ragione Giussani, grazie per la bellissima e precisa definizione: la malinconia è una forma di tristezza, ma non sono equivalenti.
Tristezza è generico. La spiegazione più utile, secondo me, la dà Francesco di Sales nella Filotea.
E grazie anche di avermi ricordato "L'attrattiva del tempo presente". Fatico ancora con Chiara, mi ci vuole tempo… :-)
E mi hai anche ricordato che devo scrivere, e anche telefonare a Mario De Siati, per domandargli una preghiera per una persona che conosciamo.
P.S. Grazie anche per i musicisti: sembrano interessanti, devo approfondire. Io ti consiglio il nuovo lavoro di Andrea Chimenti, "Tempesta di Fiori"…
Ci risentiamo!
Claudio
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