Il commento dell'amico Factum sul mio ultimo post mi offre un'ottimo spunto di riflessione ed ha nello stesso tempo il pregio di far riaffiorare dalla mia memoria un episodio di qualche anno fa.
Scrive, il mio amico, a proposito di Bilbo, che "solo lui poteva avere questa missione, era la "sua", la sua vocazione, solo lui poteva essere il portatore dell'anello, e Gandalf lo sapeva". E poi aggiunge: "Siamo insostituibili, ognuno con il suo compito, cercando sempre una strada che giri intorno.."
Di vocazione si tratta, dunque, nulla di più e nulla di meno.
E mi torna, appunto, in mente quell'episodio di tanto tempo fa.
Un gruppo di amici, tanti, un tranquillo pomeriggio d'inverno, tutti intenti a sentir parlare uno più grande e più saggio di noi, che cerca di farci entrare di più nel cuore dell'esperienza di Chiara Lubich e di Igino Giordani.
Siamo tutti immersi nella profondità delle sue parole, ma poi, ad un certo punto si ferma, come se avesse qualcosa di ancora più importante da dirci.
E' una pausa che sembra un'eternità e in quell'istante sembra guardare ciascuno negli occhi, personalmente, ad uno ad uno:
"(...) voi non potete pensare "mah, se io non ci sono é lo stesso": non é vero.
Se tu non ci sei, tu mancherai e quello che Dio voleva da te, il tuo disegno di Dio, non ci sarà e, badate, non é che possa prenderlo un altro; i disegni di Dio sono insostituibili, nessuno può prendere nel cuore di Dio il posto che uno deve avere, perché l'amore di Dio per ciascuno di noi é unico, assoluto e particolarissimo.
Capito ? Quindi uno dice "beh, non ci sono io, c'é un altro": no!
Adesso, che Dio poi possa provvedere lui, questa é una questione sua, ma di per sé, quello che io avrei dovuto o potuto fare per assolvere il disegno che Dio ha su di me, se io non lo faccio, non lo fa nessuno.
Questo ve lo dico, sapete perché? Perché molte volte - io non so voi - ma io qualche volta le mie prove le passo e son prove anche forti certe volte, però quello che mi ha sempre aiutato é dire "attento Peppuccio, se tu ci sei é perché Dio t'ha voluto; e se Dio ti ha voluto, nessuno potrà fare quello che tu dovresti fare e dovrai fare"; magari nessuno al mondo sa esdattamente quel che Dio vuole, ma intanto - sapete - il fatto di esserci, di amare, di essere stati chiamati a seguire Chiara (Chiara Lubich, nda), vi pare niente questo?"
Finì il discorso e poco dopo c'era un intervallo, ma non riuscimmo ad alzarci dalla sedia per un bel po'.
Rimanemmo incollati lì, a pensare ad un Dio folle, che per una misura d'amore inimmaginabile, sceglie ciascuno, uno per uno, e lo prende dentro un progetto, al di là dei limiti, delle capacità, al di là di tutto.
Una vita intesa come vocazione quindi, che col tempo ha il pregio di far crescere il senso di fiducia dentro di te.
Ma é una fiducia che non ti dai da solo ed é per questo che diventa capace di donarti sempre nuovo entusiasmo. Allora capisci, forse, perché Gandalf non si turba mai di fronte alla presunta incapacità di Bilbo, ma gli indica un cammino, senza neppure preoccuparsi di stargli troppo sotto: gli dà lo spunto e poi lo lascia andare.
Un cammino guidato, quello di Bilbo e di ciascuno di noi, condotto da Uno che ha visto in una compagnia la modalità migliore per l'uomo di compiere cose grandi.
Luogo in cui Lui ha garantito la sua presenza, sempre, fino alla fine dei tempi : "Dove due o tre sono uniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro" (Mt 18, 19/20).
Ed é il dono più grande che ci potesse fare.
Scrive, il mio amico, a proposito di Bilbo, che "solo lui poteva avere questa missione, era la "sua", la sua vocazione, solo lui poteva essere il portatore dell'anello, e Gandalf lo sapeva". E poi aggiunge: "Siamo insostituibili, ognuno con il suo compito, cercando sempre una strada che giri intorno.."
Di vocazione si tratta, dunque, nulla di più e nulla di meno.
E mi torna, appunto, in mente quell'episodio di tanto tempo fa.
Un gruppo di amici, tanti, un tranquillo pomeriggio d'inverno, tutti intenti a sentir parlare uno più grande e più saggio di noi, che cerca di farci entrare di più nel cuore dell'esperienza di Chiara Lubich e di Igino Giordani.
Siamo tutti immersi nella profondità delle sue parole, ma poi, ad un certo punto si ferma, come se avesse qualcosa di ancora più importante da dirci.
E' una pausa che sembra un'eternità e in quell'istante sembra guardare ciascuno negli occhi, personalmente, ad uno ad uno:
"(...) voi non potete pensare "mah, se io non ci sono é lo stesso": non é vero.
Se tu non ci sei, tu mancherai e quello che Dio voleva da te, il tuo disegno di Dio, non ci sarà e, badate, non é che possa prenderlo un altro; i disegni di Dio sono insostituibili, nessuno può prendere nel cuore di Dio il posto che uno deve avere, perché l'amore di Dio per ciascuno di noi é unico, assoluto e particolarissimo.
Capito ? Quindi uno dice "beh, non ci sono io, c'é un altro": no!
Adesso, che Dio poi possa provvedere lui, questa é una questione sua, ma di per sé, quello che io avrei dovuto o potuto fare per assolvere il disegno che Dio ha su di me, se io non lo faccio, non lo fa nessuno.
Questo ve lo dico, sapete perché? Perché molte volte - io non so voi - ma io qualche volta le mie prove le passo e son prove anche forti certe volte, però quello che mi ha sempre aiutato é dire "attento Peppuccio, se tu ci sei é perché Dio t'ha voluto; e se Dio ti ha voluto, nessuno potrà fare quello che tu dovresti fare e dovrai fare"; magari nessuno al mondo sa esdattamente quel che Dio vuole, ma intanto - sapete - il fatto di esserci, di amare, di essere stati chiamati a seguire Chiara (Chiara Lubich, nda), vi pare niente questo?"
Finì il discorso e poco dopo c'era un intervallo, ma non riuscimmo ad alzarci dalla sedia per un bel po'.
Rimanemmo incollati lì, a pensare ad un Dio folle, che per una misura d'amore inimmaginabile, sceglie ciascuno, uno per uno, e lo prende dentro un progetto, al di là dei limiti, delle capacità, al di là di tutto.
Una vita intesa come vocazione quindi, che col tempo ha il pregio di far crescere il senso di fiducia dentro di te.
Ma é una fiducia che non ti dai da solo ed é per questo che diventa capace di donarti sempre nuovo entusiasmo. Allora capisci, forse, perché Gandalf non si turba mai di fronte alla presunta incapacità di Bilbo, ma gli indica un cammino, senza neppure preoccuparsi di stargli troppo sotto: gli dà lo spunto e poi lo lascia andare.
Un cammino guidato, quello di Bilbo e di ciascuno di noi, condotto da Uno che ha visto in una compagnia la modalità migliore per l'uomo di compiere cose grandi.
Luogo in cui Lui ha garantito la sua presenza, sempre, fino alla fine dei tempi : "Dove due o tre sono uniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro" (Mt 18, 19/20).
Ed é il dono più grande che ci potesse fare.
1 comment:
Bellissimo, grazie.
Anna Maria
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