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Thursday, June 14, 2007

UN DISCO PER L'ESTATE

Anzi tre.
O anche uno qualunque di questi tre.

Il primo, Green On Red, the "BBC sessions".
Una manciata di composizioni di questa grande (e poco conosciuta) band, fuoriuscita da quel fenomeno interessante che fu il Paisley Underground degli anni '80 (anche se Dan Stuart, il leader, contesterebbe l'appartenenza a qualsiasi movimento musicale).
Il periodo in questione va dal 1989 al 1992, durante il quale il gruppo aveva ormai miscelato le matrici punk-psichedeliche dell'esordio con le radici americane di sapore country e gospel.
Rock desertico, la chitarra splendida e lancinante di Chuck Prohet IV, le scorribande tastieristiche di Chris Cacavas e quei testi malinconici e disperati che solo la voce youngiana di Dan Stuart sapeva cantare.
E nel disco una chicca in più : "Billy" di Bob Dylan, tratta dal suo "Pat Garrett & Billy The Kid", colonna sonora del film diretto da Sam Peckinpah; come dire: l'America dei loosers é tutta qui e noi siamo gli storytellers ufficiali.

Il secondo, "Live from Austin, TX", di Dave Alvin.
Rock stradaiolo, figlio di quell'altra grande band che furono i Blasters di Dave col fratello Phil.
Blasters che sapevano miscelare esplosivamente rock'n'roll e rockabilly, rhythm & blues e honky tonk. Dave Alvin col tempo é andato oltre, pescando dal country e facendosi tra gli interpreti più autentici della musica a stelle e strisce per eccellenza.
Questo é un bel live, datato 1999, dove emerge il lato più melodico di Dave; un concerto eseguito nel periodo in cui uscì "Blackjack Davey", che lo ricorda per le caratteristiche musicali analoghe.
La chitarra di Alvin ed il lavoro della sua band, The Guilty Men, sono sempre perfetti, ma a lasciare il segno é ancora una volta la voce di Dave, seconda per intensità forse solo a quella che fu di Johnny Cash.

E infine il Boss, col suo "Live in Dublin".
Un Bruce Springsteen ad alti livelli, come siamo abituati a sentirlo da molto tempo a questa parte, ma qui ancora più affascinante, coinvolto com'é in quella straordinaria avventura della Seeger Sessions Band.
Tutta l'America della canzone di protesta, ma anche di quella popolare, é riassunta qui, in una sferzata d'energia, dove malinconia ed allegria riescono ad andare a braccetto.
Ed in queste bellissime sessions dal vivo ecco comparire anche i classici del Boss, da lui sapientemente dosati e gettati in mezzo alla mischia nel punto giusto - come "Highway Patrolman", ad esempio. Ancora i loosers, ma anche la saggezza della vita vera, dalla quale Springsteen ha sempre attinto a piene mani; come dice Antonio Spadaro in un suo bel saggio: "la sua arte non si distacca dalla vita comune: egli desidera riconoscere la dignità, o, meglio, la nobiltà del quotidiano" (1)

Tre dischi per l'estate, allora, anche se non si tratta di novità.
Vecchi artisti per un rock americano incapace ormai di produrre modelli e tendenze innovative ? Forse sì, ma intanto godiamoci in pace l'arte di questi grandi interpreti ed autori.
Gente capace di rivisitare le grandi tradizioni e di farle proprie. Come racconta Dave Alvin: "Ho imparato molto sull'arte del songwriting, mentre guidavo a notte fonda per le vie senza fine del South East di Los Angeles, riprendendomi da un cuore spezzato di un adolescente ad un altro e ascoltando la KLAC suonare gli ultimi successi di Merle Haggard, Johnny Paycheck, Mickey Newbury, Willie and Waylon, Gay Stewart e a volte persino quelli di gente meno conosciuta come Steve Young, Guy Clark e Billy Joe Shaver (...)" (2)
Buon ascolto allora and have fun, it's only rock'n'roll.


Note:
(1) Antonio Spadaro - "La risurrezione" di Bruce Springsteen - La Civiltà cattolica-quaderno 3655
(2) Dalla prefazione di Dave Alvin al libro di Fabio Cerbone - Fuorilegge d'America




Tuesday, November 14, 2006

9 VOLT HEART


Sarà bello il crescere vertiginoso della tecnologia, ma francamente assistere allo svuotarsi dei negozi di dischi ed al crescere del numero di iPOD in circolazione, mi procura un po’ di tristezza.
Forse perché estrarre un cd dalla custodia (per non parlare di un bel vinile ...), tenere tra le mani la copertina, leggerne le note e i testi, scorrerne le immagini mentre ascolto la musica, per me significa qualcosa.
Davanti a un disco mi capita ancora di pensare al lavoro di un artista, a un progetto, a un’idea, al condividere un percorso.
Niente a che fare con un hit di successo, scaricabile mille volte come mp3, a riempire un disco fisso già stracolmo di cose che tra un po’ cancellerò.
Così finisco per stare coi vecchi eroi, come quel Dave Alvin che canta di una vecchia radio capace ancora di accendere emozioni....


NINE VOLT HEART
Dave Alvin/Rod Hodges


His mama said “Baby, wait for me in the car,”
And she went lookin’ for his daddy inside a bar
So he sat and let the radio take him far away
Listenin’ to XPRS and KRLA.
Plastic silver nine-volt heart
You click it on and let the music start
And the radio was his toy
The radio was his toy.
Well Rachel was twenty and he was seventeen years old
Sittin’ in a parked car on a country road
Runnin’ his fingers through her long black hair
And the Staples singin’ “Baby, I’ll take you there.”
Plastic silver nine volt heart
You click it on and let the music start
And the radio was his toy
The radio was his toy.
Doin’ the dishes long after midnight
Talkin’ about the evenin’ news with his wife
The baby wakes up and starts to cry
So they turn the radio on for his lullaby.
Plastic silver nine volt heart
You click it on and let the music start
Plastic silver nine volt heart
You click it on and let the music start
And the radio was his toy
The radio was his toy.