Erano
andati da Ennio in un bel pomeriggio di sole. Una di quelle giornate che il
mese di ottobre aveva rubato all’estate, dandole in cambio la pioggia di cui,
per una volta, l’autunno aveva deciso di disfarsi. Avevano parcheggiato l’auto
giù in cortile ed erano saliti in casa, dove lui li aspettava. I pacchi erano
già tutti sistemati e catalogati con cura, pronti per essere portati via perché
il loro contenuto potesse riprendere vita altrove. Per tanti anni il presepe
aveva abbellito la casa di Ennio, quando era Natale. Piccole casette, steccati,
giardini e vialetti con la neve. C’era anche uno splendido Babbo Natale e
persino una piccola montagna con gli sciatori. Lui aveva sempre pensato che non l’avrebbe mai dato via ad una persona qualunque. A
chi fosse capitato, per così dire, alla prima occasione. Aveva aspettato che
arrivasse la persona giusta. Così, qualche giorno prima, aveva chiesto a lei se
voleva portarselo a casa. Lei che lo aveva sempre assistito, con impegno e con
amore. Quello che metteva sempre, peraltro, nel suo lavoro d’ospedale di ogni
giorno, nonostante quel clima perenne di nervosismo e scontatezza che, troppo
spesso, non faceva cogliere più a nessuno quanto l’eroico potesse diventare
quotidiano. Ma talvolta non era così: capitava ci fosse chi sapeva apprezzare fatica
e dedizione. Chi non rimanesse indifferente di fronte a ciò che sapeva di amore
e di passione. Ed Ennio era uno di questi.
Li
aveva accolti, in casa, con una calorosa stretta di mano. Il volto scavato
dalla malattia, che ormai si stava prendendo tutto il suo corpo. Ma il sorriso,
quello, il tumore non se l’era ancora portato via. E c’era da scommettere che
non ci sarebbe mai riuscito. I suoi gesti e le parole, in quei pochi minuti che
avevano trascorso insieme, erano come raggi di luce che trapassavano la stanza.
Persino il cagnolino sembrava rendersene conto, in quel suo allegro scorrazzare
da un angolo all’altro della casa. Ennio raccontava di quel plastico e dei suoi
pezzi, costruiti con pazienza un po’ alla volta, lungo il corso degli anni. Ed
ora era lì, come a cercare di trasmettere tutto il desiderio di bellezza scritto
nel suo cuore, vestito a forma di casette, personaggi, fili e lampadine. Poi
erano scesi ed avevano caricato l’auto, così zeppa che non ci sarebbe stato più
neanche il sacchetto del pane; avevano salutato e ringraziato Ennio e sua
moglie, semplicemente e senza tanti giri di parole, e si erano rimessi in
viaggio.
Sulla
via del ritorno avevano percorso strade secondarie, attraversando vecchi
quartieri che a Milano pensavano non esistessero più. Avevano parlato ancora di
lui e della preziosità del vivere bene ogni istante, che invece questa città,
folle e frenetica, sembra volerci portare sempre via. Poi, arrivati a casa,
avevano scaricato con cura ogni pacco ed avevano riposto tutto in solaio. Lui
aveva cercato uno spazio per tutta quella roba, come si cerca il luogo adatto
per qualcosa di prezioso. Ma non vedeva l’ora di riportare giù gli scatoloni.
Era ancora un po’ presto per addobbare la casa per Natale, ma quest’anno non
avrebbe aspettato a lungo per allestire il presepe. Che poi la cosa buffa è che
sembrava che, in tutto quel bendidio, mancasse solo la stalla con la statuetta
di Gesù. Ma quel che non mancava, ne era certo, era tutto l’amore con cui ogni
frammento era stato pensato e costruito. Quello non sarebbe mai passato
inosservato, neppure allo sguardo più disattento. L’amore di Ennio era la
sostanza di tutto, la corrente che passava attraverso il filo di rame di ogni
cavo, la colla che teneva assieme ogni pezzetto di plastica e di legno. Così il
Natale di quell’anno, in casa, avrebbero ricostruito tutto con cura, perché
niente rischiasse d’andare perduto. Poi, alla fine, insieme alla Madonna, a San
Giuseppe ed ai pastori, avrebbero messo anche la statuetta di Gesù, il figlio
di Dio che era arrivato, a dare significato a tutto quell’amore, perché Lui era
l’Amore. C’era un tempo per tutte le cose, pensavano in famiglia, di fronte ai
pezzi del presepe, rimessi ancora una volta tutti insieme. E Gesù, che
rinasceva ancora una volta per ogni uomo, era arrivato in quel presepe proprio
adesso. Ora che Ennio, che stava per entrare nella casa del Padre, era
finalmente pronto ad abbracciarlo.