Posata la chitarra, l'uomo iniziò ad avvicinarsi al palco.
L'andatura esitante e perfino un po' buffa, come gli capitava spesso, specie nelle grandi occasioni.
E qualcuno, ogni tanto, l'aveva perfino paragonato a Charlie Chaplin.
Quell'uomo cammina e non sa dove tenere le mani: una sopra l'altra, una attorno all'altra, le rigira nervosamente su se stesse. Poi, quando arriva agli scalini, inciampa e quasi per miracolo non cade. E intanto si rende conto che sarebbe bene togliersi il cappello, niente male finché si esibisce nella sua cowboy band, ma certamente fuori luogo adesso.
E così lo sfila via, proprio all'ultimo momento.
Emozione, senza dubbio, ma perché ?
Dylan che canta davanti al Papa.
Accade a Bologna, al Congresso Eucaristico Nazionale, esattamente dieci anni fa, il 27 settembre 1997.
E' un momento intenso, il Papa si alza, parla con lui, stringe le sue mani, quelle mani che poco prima Dylan non sapeva dove mettere.
"A volte nelle canzoni si dicono certe cose anche se c'é solo una piccola probabilità che siano vere. A volte si dicono cose che non hanno niente a che fare con la verità di quello che si vuol dire, e altre volte si dicono cose che tutti sanno essere vere. O magari si finisce per credere che l'unica verità esistente al mondo é che sul mondo non c'é nessuna verità."
(Bob Dylan - "Chronicles") (1).
Bob torna al suo posto, non ha finito di cantare, ma Giovanni Paolo II riprende la parola.
Il fisico non lo sorregge più e deve andare via, ma si rivolge ancora a tutti per un ultimo saluto; parla di eucaristia, di mistero della croce e di resurrezione e per un attimo il sorriso ricompare su quel volto menomato dal morbo di Parkinson: "grazie per questo incontro".
Poco prima che Dylan arrivasse, il discorso aveva mosso i propri passi da "Blowin' In The Wind" ed il Papa aveva parlato di risposte.
Ma il Papa non é insensibile alla portata di quei versi e di quel linguaggio.
"The answer, my friend, is blowin' in the wind, the answer is blowin' in the wind".
"Un vostro rappresentante ha detto che la risposta sta soffiando nel vento. E' vero, non nel vento che tutto disperde, nei vortici del nulla, ma nel vento che é soffio e voce dello Spirito, voce che chiama e dice: vieni".
"Mi avete chiesto: quante strade deve percorrere un uomo prima di poterlo chiamare uomo? Vi rispondo: una. Una sola é la strada dell'uomo e questa é Cristo. Questa é Cristo che ha detto "Io sono la Vita", la via della vita". (2)
Riascoltando oggi queste parole non posso fare a meno di ripensare a quell'ultimo straordinario concerto di Chieffo, già citato in questo blog, ed alla sua risposta, quel significato che pervase sempre la sua vita e le sue canzoni : "....pensate che a quei tempi c'era il più grande cantautore e pirata della storia, Bob Dylan, che cantava che la risposta non c'era. Cosa dovevo fare io se lui aveva un'ammiraglia pirata ed io una barchetta a remi ? Io l'avevo incontrata questa risposta, lo dovevo dire. E feci queste canzoni: "la ballata della società", "la ballata dell'uomo vecchio", che erano il segno di quella risposta che avevo incontrato io, che era Cristo. Guardate che non si può tacere solo perché si pensa di non avere i mezzi adeguati. E queste canzoni, a quanto mi risulta, sono cantate tuttora, esattamente come le canzoni del grande Bob, dopo quarant'anni".
Dopo l'uscita di scena di Giovanni Paolo II, Dylan proseguì con un'altra canzone, Forever Young. Poi pose fine alla sua esibizione. "Il Papa se ne stava andando - spiegò - e ho sentito che mi ero scaricato, che si era interrotto il feeling con il pubblico. Ho preferito smettere" (3).
Negli anni a venire Dylan non parlò mai di ciò che accadde quella sera.
Io, per parte mia, ricordo degli sguardi.
Note:
7 comments:
super post. bellissimo e centratissimo.
in effetti, dylan anni dopo avrebbe commentato quella serata, dicendo "semplicemente" che si era trattato del momento più alto della sua carriera. mica poco. anzi, tutto.
Mi prendo volentieri i complimenti del mio critico rock preferito :-))
Mi era sfuggito quel commento di Bob, grazie per il feed-back.
condivido in pieno il post...ma vorrei chiedermi: perchè a distanza di anni l'attuale Papa ha ritenuto di dover rendere pubblico il suo dissenso dalla scelta di Giovanni Paolo II di invitare Dylan, facendo capire tra l'altro di non aver cambiato idea e motivandolo con stereotipi francamente inappropriati tipo "falsi profeti" ecc.
per carità, anche Ratzinger ha il diritto delle proprie opinioni, ma francamente questo tipo di posizione a mio giudizio denota una così scarsa comprensione della realtà artistico-culturale e sociale di questi decenni che è un problema di non poco conto per un Papa...
Nel suo libro “adorato predecessore”, Benedetto XVI ha espresso le proprie perplessità con queste parole: «c´era ragione di essere scettici, io lo ero, e in un certo senso lo sono ancora, di dubitare se davvero fosse giusto far intervenire questo genere di `profeti´».
Ritengo che queste perplessità riguardassero il pericolo di assecondare quella parte del fenomeno rock che coincide con una deriva etica che si contrappone decisamente all’esperienza cristiana.
Personalmente non annovero artisti come Dylan e molti altri in questo tipo di categoria e trovo adeguata al mio pensiero una frase che lessi un po’ di tempo fa : “nei suoi momenti più alti, le canzoni rock danno voce alla ferita dell’uomo che cerca di afferrare il mistero”.
Tuttavia comprendo il timore del Papa, tenendo conto peraltro che qui non si dibatte di questioni dottrinali e che, comunque, il rapporto tra Giovanni Paolo II e l’allora cardinal Ratzinger fu di profondissima amicizia ed unità in Cristo ed é in questo contesto che va sempre interpretata ogni sua affermazione riguardante il pontificato del suo predecessore
...il mio intervento comunque non era mirato a mettere in discussione il rapporto tra l'attuale Papa ed il suo predecessore ma tra l'attuale Papa e, nella fattispecie, Dylan e comunque quella parte importante della cultura contemporanea rappresentata dalla musica rock: annoverare Dylan in "quel genere di "profeti" denota quantomeno una scarsa conoscenza della materia e, mi si passi il termine, una superficialità di approccio alla questione...diversamente, appunto, da Giovanni Paolo II
diciamo che - giustamente - Ratzinger temeva la presenza di Gianni Morandi e Adriano Celentano...
concordo.
E se lo dico io che mi chiamo fausto leali.... :-)))
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