Thursday, January 24, 2008

AMICO ENZO

Credo che Enzo sarebbe stato un buon amico.
Un buon amico, davvero, di quelli che non ti lasciano mai tranquillo, perché hanno a cuore la propria felicità e quindi anche quella di tutti coloro che si trovano davanti, in ogni momento.
E invece non l'ho mai conosciuto e mi dispiace, perché, sono sicuro, ne avrebbe giovato anche la mia professione.
Già, perché Enzo era un collega e pure piuttosto bravo, da quanto si sente dire in giro.


Avevo sentito parlare di Enzo Piccinini e avevo letto qualcosa, soprattutto all'indomani della sua tragica dipartita - un incidente stradale l'aveva strappato alla vita terrena a soli 48 anni, il 26 maggio 1999, portandolo via dalla moglie e dai suoi quattri figli - ma non l'avevo mai visto in faccia.
E invece, qualche sera fa, grazie al regalo di un amica - un prezioso dvd: grazie Manu ! - eccolo lì davanti ai miei occhi, a raccontare la sua esperienza di medico e di uomo ad un folto gruppo di giovani universitari.
E' un discorso appassionato, figlio del suo temperamento, pieno di grinta e di fervore, ma anche con tratti - improvvisi - di dolcissima intensità. Sono momenti in cui ti accorgi che sta per dirti qualcosa di così importante e di così vissuto che c'é bisogno di fermarsi un istante e di socchiudere gli occhi, proprio come fa lui. Salvo poi ritrovarlo con tutta l'irruenza di prima - e tu con lui, ti viene quasi spontaneo - perché se la tua vita ha trovato all'improvviso un significato ed é divenuta una risposta così definitiva al desiderio che avevi nel cuore, quella passione che sorge all'improvviso e che desidera che anche altri la possano conoscere, si traduce a volte anche in gesti e toni di voce.


C'é un passaggio in cui Enzo parla di un paziente da lui operato più volte e che, alla fine non é andato bene. E parla di paure ed incertezze, di dolore e di rimorsi, di notti che non lasciano mai dormire; ma anche di una formidabile via d'uscita, frutto di quel confronto continuo e dell'amicizia che lo legava così profondamente a Luigi Giussani :

(...) Giussani si avvicina e dice: "Come va?". Io dico: "Non c'é male".
Lui si ferma: "Come, non c'é male ? Cosa c'é ?".
Dico: "No, stupidaggini... dai andiamo, non importa".
Lui si é fermato di colpo, era stanchissimo, si é fermato di colpo: "Ma scusami, Enzo, con tutte le stupidaggini che ci diciamo, quando c'é una cosa che conta davvero non ne parliamo ?".
Io rimango inchiodato e dico: "Scusami, guarda, non volevo, ma m'é successo questo e mi dò un po' di colpe, insomma non riesco più a dormire (...) ".
Lui mi guarda e mi dà una risposta che era la più impensata in assoluto, non potevo neanche immaginarla. Mi guarda e mi fa: "Ma Enzo, proprio tu", ma con una faccia delusa: "Proprio tu ti comporti come se Cristo non ci fosse ? E' come se tutto dipendesse dalle tue mani: ma come credi di poter andare avanti così ? Non farai mai più niente di quello che fai, farai come tutti: cercare quello che meno ti ferisce, che ti mette a posto. Non rischierai più".
Poi fa: "Comunque, in ogni caso, io ne voglio riparlare. Puoi venire appena puoi ?".
Figurati ! Due giorni dopo ero su. Così ci vediamo a pranzo e dice: "Allora, racconta di nuovo".
Allora ho accennato, però gli ho detto: "Senti, Giussani, guarda io non voglio rubarti del tempo, perché poi adesso ho capito. Guarda, da me c'é una cappellina e adesso io prima di andare in sala operatoria vado lì e dico una preghiera e le cose si rimettono insieme. Sono più tranquillo".
Lui scatta: "Enzo, ma che pregare e pregare ! Il problema non é pregare, é che tu non sai offrire. Il tuo problema é che non sai offrire, e offrire significa che la realtà non é una cosa che hai in mano tu, non é tua, e che tutto quel che si fa é come se avesse dietro la domanda che il Signore, padrone di questa realtà, si riveli, perché é così che si vive, e tu, guarda - te l'ho detto, ma te lo ridico un'altra volta - smetterai di fare quel che fai e avrai paura di rischiare". (...) Poi, continuando nella discussione, mi dice: "Ma sai che cosa vuol dire offrire, riconoscere che la realtà non é tua, che non l'hai fatta tu, che non sei padrone delle cose ? Vuol dire che tu stai di fronte alla realtà con una povertà che é il modo più vero, più autentico di starci di fronte: sei seriamente più realista, prendi in considerazione le cose, ti accorgi del limite che hai, se non sai chiederai e chiederai, e non dovrai difendere la tua immagine, la tua posizione"


Come é strana e curiosa la vita, a volte.
Quando Enzo finisce di parlare mi rendo conto che, prima che iniziasse, prima che la mia mente lasciasse spazio e ascolto alle sue parole, i pensieri erano tutti immersi in una vicenda accaduta qualche giorno prima in ospedale. Vicenda professionale ed umana insieme, dove tutto il mio agire e il mio parlare, aveva assunto, alla fine, i connotati della difesa di una posizione, peraltro condivisibile - pensavo - da chi comprenda il desiderio del "prendersi cura", dell'avere a cuore il destino di quel malato che la Provvidenza di Dio ti ha messo di fronte in quell'istante.
Come a dire che ti può capitare di avere dei nemici a volte, anche se ti sembra di operare per il bene; e ciò, talvolta, può apparire persino una conferma, la sensazione che la tua strada possa essere quella giusta; in fondo, a ben vedere, c'é scritto pure nel Vangelo che l'essere perseguitati ha a che fare col cammino.
Ma poi arrivano le parole di Enzo e quelle di Giussani sull'offerta e sul modo di considerare la realtà.
Allora, all'improvviso, é come un faro nella notte, una notte buia, fatta d'orgoglio sopraffino, di presunzione di saggezza, di falsa sapienza, come ne trovi tanta in giro, specie di questi tempi e di fronte alla quale ti accorgi di non essere mai immune abbastanza, perché ne fai parte anche tu.
E così, alla fine, capisco anch'io perché, in fondo, non riuscivo più a dormire: avevo bisogno di riscoprire quella povertà che sola é in grado di affrontare la realtà, di abbracciarla sul serio, in tutti i suoi particolari.

Quando, all'indomani, il lavoro si riaffaccia sulla vita, é davvero un nuovo giorno e un nuovo sguardo.
Riesco perfino a togliere di dosso quell'abitino che i giudizi negativi riescono sempre a cucire addosso alle persone, proprio come mi aveva insegnato un tempo un altro amico e maestro, Domenico.
Sì, credo che Enzo sarebbe stato proprio come Domenico.
Un amico vero.

Post Scriptum: Nella mia vicenda ospedaliera un altro collega, un amico, ha svolto un ruolo importante nel rendere manifesta ai miei occhi la presenza di Colui che ha promesso di essere sempre presente tra coloro che sono uniti nel Suo nome. Il mio amico capirà, leggendo questo scritto ed anche a lui va il mio grazie.


Note: il testo integrale dell'intervento di Enzo Piccinnini é disponibile on line: clicca qui e poi scarica il documento pdf  "Tu sol pensando, o ideal sei vero"

Tuesday, January 22, 2008

BUON COMPLEANNO CHIARA


di Chiara Lubich

"Quando si parla d'amore, Signore, forse gli uomini pensano ad una cosa sempre uguale.
Ma quanto é vario l'amore !
Ricordo che quando t'ho incontrato non mi preoccupavo di amarti.   Forse perché eri tu che mi hai incontrata e tu stesso pensavi a riempire il mio cuore. Ricordo che alle volte ero tutta fiamma, anche se il fardello della mia umanità mi dava noia e avevo l'impressione di trascinare un peso.  Allora, già d'allora, per grazia tua, capivo un po' chi ero io e chi tu, e vedevo quella fiamma come un dono tuo.
Poi mi hai indicato una via per trovarti.  "Sotto la croce, sotto ogni croce - mi dicevi - ci sono io.  Abbracciala e mi troverai".
Me l'hai detto molte volte e non ricordo le argomentazioni che adducevi.
So che mi hai convinta.
Allora, al sopravvenire di ogni dolore, pensavo a te, e con la volontà ti dicevo il mio sì...
Ma la croce restava: il buio che incupiva l'anima, lo strazio che la dilaniava, o altro... quante sono le croci della vita !
Ma tu, più tardi, mi hai insegnato ad amarti nel fratello e allora, incontrato il dolore, non mi fermavo ad esso, ma, accettatolo, pensavo a chi mi stava accanto, dimentica di me.   E dopo pochi istanti, tornata in me, trovavo il mio dolore dileguato.
Così per anni e anni: ginnastica continua della croce, ascetica dell'amore. Sono passate tante prove e tu lo sai: tu che conti i capelli del mio capo, le hai annoverate nel tuo cuore.
Ora l'amore é un altro:  non é solo volontà.
Lo sapevo che Dio é Amore, ma non lo credevo così."


(tratto da Chiara Lubich - La dottrina spirituale - ed. Città Nuova)

Friday, January 18, 2008

BORDER RADIO


Va bene, lo ammetto, ho copiato dagli amici (grazie Paolo...), ma potevo non mettere anch'io una colonna sonora per il mio blog ?
E allora da oggi c'é pure il mio jukebox in rete e la musica parte automaticamente all'apertura del sito.
Non sarà la Border Radio o la radiolina a 9 volt - 9 Volt Heart - del mio amato Dave Alvin, ma spero che le mie selezioni vi piacciano; in ogni caso proverò a cambiarle spesso, per non annoiarsi troppo.
Se volete vedere la playlist, la trovate in fondo alla pagina.
Ah, e da lì potete anche stoppare la musica, se non vi piace.....

Wednesday, January 16, 2008

SAPIENZA E SPERANZA


Non so quanti potessero essere ai piedi della croce.
Ma immagino che alla fine fossero davvero pochi a fare compagnia a Maria e Giovanni.
Maria che prova il dolore più forte della sua vita, di fronte alle parole di un Gesù morente, mentre le affida Giovanni : "madre ecco tuo figlio, figlio ecco tua madre" (Gv 19, 25-27).
Quel Figlio, già ucciso dagli uomini, ora le viene strappato anche dalla sua maternità. Ed il dolore di una madre é il più immenso che ci sia : nulla é più straziante di questo.
Ma da quel momento la Madonna diviene madre di tutti e dal dolore, abbracciato per amore dal Figlio e dalla Madre, rinasce un'umanità intera.

Davanti a Pilato, invece, dovevano essere in parecchi quelli che inneggiavano a Barabba e che lo resero libero preferendogli Gesù.
All'indomani della dolorosa rinuncia di Benedetto XVI a visitare l'università La Sapienza, mi viene da pensare che quello sparuto gruppo di docenti e studenti forse si sarebbe trovato più a proprio agio tra costoro, piuttosto che sul Golgota, con Maria.

Ma quel Cristo abbandonato, oggi dolorosamente riabbracciato anche dal Papa, rimane ancora l'unica risposta per quest'umanità che brancola nel buio.
Per non perdere la fede nel desiderio d'un Dio : "Padre, che tutti siano uno" (Gv, 17,21)
E per ripetere anche oggi quelle splendide parole di Jacques Leclerc, che Chiara Lubich un giorno mi ha fatto conoscere :

"Un giorno, il tuo giorno,
mio Dio, verrò a Te (..)
Verrò a te col mio sogno più folle:
portarti il mondo con le mie braccia" (1)

(1) "Je suis ton enfant..." - Jacques Leclerc

Note:
il comunicato stampa del Movimento dei Focolari su questa triste vicenda : clicca qui

Sunday, January 13, 2008

DIECI POSSON BASTARE


E' tempo di sondaggi e classifiche sulle migliori uscite discografiche del 2007 e allora provo anch'io a prendere i miei album preferiti per rimetterli nel lettore cd.
Scelte personali, naturalmente, ma se volete un consiglio, comprateli, scaricateli, rubateli agli amici, ma perdete un po' del vostro tempo per ascoltarli.
Dieci dischi per scoprire che il rock'n'roll avrà pure i suoi begli anni, ma gode ancora di ottima salute.



RYAN BINGHAM - MESCALITO. "Ryan Bingham knows a thing or two about pain" : lo spazio dell'artista su MySpace.com inizia così nel presentare questo splendido suo primo vero lavoro. E l'esperienza di vita vissuta di Ryan trasuda da ogni angolo di queste splendide canzoni, fatte di una voce roca e potente, su una musica roots-oriented ma nel contempo estremamente giovane e nuova.
Indispensabile.


COWBOY JUNKIES - TRINITY REVISITED. Sono tornati in quella chiesetta di tanti anni fa con qualche amico in più (Ryan Adams, tra gli altri) ed hanno rifatto il loro disco d'esordio, il più bello a tutt'oggi del gruppo. Una musicalità splendida ed avvolgente, di marchio famiglia Timmins, unico ed inimitabile. E poi c'é una Sweet Jane da brivido, la versione definitiva di questa splendida canzone; ma state tranquilli, non l'ho mica detto io: é stato un certo Lou Reed.
Magico ed inebriante.


EAGLES - LONG ROAD OUT OF EVEN. Questo piace anche a mia figlia, che altrimenti ascolta Finley e High School Musical. Quando le ho detto che questi signori sono tutti sulla sessantina, mi ha guardato stranita; come a dire: ma ci sono in giro dinosauri che cantano ancora bene ? E invece le aquile sono tornate e sono più giovani che mai. Ed é un country-rock che si ascolta davvero con piacere. Quando poi attaccano Busy Being Fabulous, prima ti fregano con quella musica, che ti fa ripiombare dritto dentro Hotel California come fosse ieri; poi, come se non bastasse, giocano pure la carta dell'autoironia: "eravamo così impegnati ad essere favolosi / troppo presi per pensare a noi"; e terminata la canzone, si mettono pure a ridere.
Rivitalizzante.



MARK KNOPFLER - KILL TO GET KRIMSON. Uno ci proverebbe anche a vivere di nostalgia pensando ai Dire Straits, ma finché Mark continua a fare dischi così, non é proprio possibile. E ormai si prende pure il gusto di non fare neppure apparire troppo la sua Fender, tanto é buono il prodotto del suo lavoro. Grande, grandissimo autore, che migliora con gli anni, come un vecchio whisky delle Highlands.
Come Romeo and Juliet : romantico.




LUCINDA WILLIAMS - WEST. Lucinda che non sbaglia un colpo da anni. Ed arriva quasi a firmare il suo capolavoro, se non fosse che quel Car Wheels On A Gravel Road sembra ancora oggi troppo bello per essere vero. Ma in West c'é tutta la maturità di una donna che ha sofferto abbastanza, in una profondità d'animo che inizia a divenire ricerca di significato. Ed il suono é quello che corre dritto su un'autostrada, che inizia laggiù in Louisiana e finisce sulla West coast.

Sensuale ed elettrizzante.


ENDLESS HIGHWAY - THE MUSIC OF THE BAND. I primi a chiamarsi così - The Band, Il Gruppo - ed anche gli ultimi che l'abbiano potuto fare. Perché nessuno potrà mai più essere come loro. Questo disco di tributo al più grande gruppo rock americano di sempre, però, non é la solita compilation di artisti vari, pronta per andare frettolosamente a prendere polvere sullo scaffale. Tanti classici, rivisitati con amore e maestria, che non si smette di riascoltare con piacere.
Classico.



BRUCE SPRINGSTEEN - MAGIC. Vabbè, musicalmente e concettualmente mi era piaciuto di più Live in Dublin, ma alla fine Magic mi attira in modo superiore. Il Boss continua ad essere rocker tra i più travolgenti e non solo fra quelli della propria età; e poi - in una linea ideale che parte da The Rising e prosegue con Devils & Dust, passando per le Seeger sessions - possiede anche uno sguardo ormai maturo verso quell'America là fuori, senza smettere un attimo di lavorare sempre più dentro di sé; come nel capolavoro del disco: I'll work for your love. Inossidabile proprio come un vecchio e vero amico.
Rassicurante.




JOHN FOGERTY - REVIVAL. Alla fine, quando ti sei rotto le scatole di musica che non vale niente finisci sempre per fare una cosa: vai a rovistare tra i tuoi vecchi cd e tiri fuori i Creedence. E John, a dispetto dei suoi sessant'anni ha ancora un tale energia che al confronto Mick Jagger appare quasi un dilettante. Niente di nuovo - Revival, appunto - ma non smetteresti mai di ascoltarlo.
Elettrico.





MARY CHAPIN CARPENTER - THE CALLING.
PORTER WAGONER - WAGONMASTER.
Ero indeciso tra i due e allora li metto insieme: un re ed una regina del country. Porter che fa uno dei dischi più belli della sua carriera, ad ottant'anni suonati e solo poco tempo prima, purtroppo, di lasciarci per stages di cieli e terre nuove. Mary Chapin che fa capire che é vera cantautrice a tutto tondo. Buoni per ogni occasione, anche fuori da Nashville. E ricchi di classe da vendere.
Cristallini.

CLAUDIO CHIEFFO - E' BELLA LA STRADA. Alla fine almeno un italiano lo dovevo mettere per forza. E allora scelgo lui, anche se col rock non c'entra mica tanto. E allora perché ? Perché se si parla di Bellezza non si può non pensare a Claudio ed anche con tanta nostalgia. Ma non troppa, perché lui non é partito: é presente tra noi come e più di prima. Un disco completo, questo, vero e proprio greatest hits dell'autore, ma soprattutto inciso con l'anima, di chi é già e di chi non é ancora. Per non smettere di pensare. E di amare.



Buon ascolto, dunque: a me questi dischi piacciono tutti, ma proprio tutti.
Il migliore ? Beh, se dovessi scegliere strizzerei l'occhio a Claudio, ma lui gioca in un campionato a parte, come quello dei fuoriclasse della NBA. Comunque se proprio dovessi decidere per uno tra tutti gli altri, finirei per ascoltare lei....
Buon anno allora and have fun, it's only rock'n'roll...


Monday, January 07, 2008

EPIFANIA

Quando rientriamo in paese é un vero e proprio sospiro di sollievo.
Qualche ora fa, quattro passi nel centro di Cortina si erano rivelati sempre più un tuffo in quanto di più stonato l'uomo sia in grado di costruire, in mezzo ad un paradiso naturale quale realmente é un angolo di dolomiti.
Non era solo il défilé, degno di Via della Spiga a Milano - persino i cani non vengono risparmiati da orribili "cappottini" firmati - o la sfilza d'inarrivabili hotel a cinque stelle e negozi dove il prezzo di un vestito supera lo stipendio di un dirigente d'azienda, ma anche l'assistere ad improbabili scenette familiari, dove una giovane signora detta al telefonino ordini sul menu serale, mentre la piccola figlia, totalmente ignorata dalla madre, si affida alla baby-sitter extracomunitaria (vestita non certo come loro), per trovare uno spazio di gioco e d'attenzione che le spetterebbe di diritto.
Sarà una personale forma d'allergia verso tutto quanto sa di snob, ma alla fine ci sembra davvero tutto una gigantesca nota stonata.
Ci risolleviamo guardando i nostri figli giocare indifferenti per le vie del centro: loro sembrano avvertire un disagio minore, saltando con indifferenza dalla statua di un pinguino a quella di un orso polare, anch'essi - a voler ben vedere - piuttosto fuori luogo, ma capaci comunque di strappare un sorriso.

Canale d'Agordo, invece, sembra l'opposto di tutto quel che abbiamo visto sinora.
Un paese piccolo, con poche case e poca gente per le strade, dove il tempo pare si sia fermato.
Te ne accorgi quando con la macchina sfiori i balconi di vecchie abitazioni, oggi trasformati in legnaie o fienili, che sembra debbano cadere da un momento all'altro, non resistendo a rumori che non siano più di uno scalpiccio di asini o cavalli o del vociare delle persone.
E invece questo posto, per certi versi quasi dimenticato o abbandonato, é un luogo importante, perché qui é nato papa Luciani.
Ma non te ne accorgeresti neppure, se non fosse per una sua foto, neanche troppo appariscente, posta all'ingresso del paese e per una piccola statua all'interno della parrocchia.
E l'impressione che ne ricavi, alla fine, é che la celebrità qui possa persino dar fastidio e allora si preferisce assumere un'aria dimessa, quasi trasandata.
Ma mentre cammino per queste vie, la sensazione che nell'animo si fa strada, non é quella della stravaganza o della sciatteria, bensì dell'umiltà; una lettura di questi giorni - la vita di Caterina da Siena (1) - per un attimo si affaccia nella mia mente come una possibile chiave di lettura. Non sarà che a Dio piaccia, a volte, di confondere le anime dei dotti e degli intelligenti ?
Una volta perfino Bob Dylan l'aveva messo sulla copertina di un suo disco : "ti ringrazio Padre, perché hai rivelato queste cose ai semplici" (2).   E allora mi viene in mente una frase che ho letto su quel libro:

(...) "Lei ottiene sempre una risposta, come tutti noi quando siamo sinceri nel chiedere, e umili e pazienti nell'ascoltare" rispose il frate. "Ha detto al Signore: "Sono solo una donna ignorante, cosa posso fare ?", e lui ha risposto : "Al mio cospetto non ci sono né uomini né donne, né dotti né ignoranti. Ma so che in tempi recenti la superbia di coloro che si definiscono dotti e saggi é arrivata a tali estremi che ho deciso di innalzare gli umili. Per questo manderò uomini e anche donne privi di sapere, per mortificare la conoscenza che costoro credono di avere". "L'ho imparato a memoria" disse fra' Tommaso con una smorfia. "E' bene non dimenticarlo".


Deve calare la sera, però, perché la magia di questo posto venga fuori davvero.
Lasciata finalmente l'auto, mia moglie ed io passeggiamo per le strade, mentre i bambini ingaggiano una furibonda battaglia a palle di neve.  E ci fermiamo, sempre più incantati, ad ogni angolo, quando dal buio spuntano presepi uno più bello dell'altro.
Grazie al cielo non c'é ombra di tutte le forme di babbo Natale di cui é infestata la città.  Qui, invece, assisti ad una gara di bellezza e man mano che procedi nelle vie del paese, ancor meno appariscente di prima - se mai fosse possibile - avvolto com'é nell'oscurità, non puoi fare a meno di sentir crescere in cuore una gratitudine sempre più grande, alla vista di quel Dio che s'é fatto bambino e che é diventato davvero nulla per apparire sempre più simile a noi.
Poi, all'improvviso, quasi nascosto dalle case, ecco apparire un piccolo giardino, memoriale dei dispersi di Russia della seconda guerra mondiale. Sulle prime non lo vedi neanche, perché non é neppure illuminato e allora ti ci addentri, abituandoti pian piano a quell'unico bagliore che fuoriesce dalle finestre illuminate delle abitazioni circostanti. Poi cerchi d'immaginare quello che comunque non riesci a vedere, perché tutto é sepolto sotto una spessa coltre di neve, che ormai ha coperto il paese da un paio di giorni. Allora ti domandi ancora una volta il perché della noncuranza di questo strano paese, vorresti che qualcuno quel giardino lo tenesse più pulito e illuminato, ma poi ti viene in mente che proprio sotto una neve così quegli uomini hanno dato la vita tanti anni fa per una guerra assurda...


La nostra abitazione di questi giorni é una deliziosa casetta alpina, gestita da Angelo e Valeria, insieme ai loro cinque figli. Niente di strano fin qui, se non fosse che loro, durante l'anno, lavorano e studiano altrove. Una storia nata da un gesto di gratuità, gestire una casa rimessa in piedi dalla diocesi di Ferrara, e messa a disposizione di persone e famiglie che possano fare vacanze a prezzi più accessibili di ciò che ormai c'é in giro. E una storia che prosegue, nella gioia che vedi nei loro volti, quando ti servono a tavola alla sera o quando - studentesse prossime alla laurea - le ritrovi al mattino, intente alla pulizia delle stanze, senza il minimo accenno a qualsivoglia forma di disagio o di fatica.
La sera della vigilia dell'Epifania, mia moglie ed io ci ritroviamo seduti con Angelo al bar; Chiara, la nostra figlia più grande é lì con noi, mentre i maschietti si divertono al calcetto. Poco fa la Befana é venuta a trovare tutti i bambini della casa, alla fine della cena, ed ha distribuito doni a tutti, tra l'incredulità dei più piccoli. Poco a poco la confidenza con Angelo cresce e ci si racconta sempre più della propria vita. Lo stupore che accompagna questa nuova amicizia che nasce si accompagna a quello sempre rinnovato ogni giorno e che diviene gratitudine : è il riscoprire la Bellezza che hai incontrato un giorno e che ha reso la tua vita nuova una volta per tutte.
Se Epifania é manifestazione, la presenza di Gesù tra coloro che sono uniti nel suo nome diventa qualcosa di realmente tangibile e riempie il cuore come nient'altro.
Quando ci salutiamo prima d'andare a letto é una buona notte che appare speciale, come quella che possono augurarsi vecchi amici di sempre.

Lungo il viaggio di ritorno a Milano ripenso a questi giorni e mi viene in mente che, invece che in montagna, avevamo in progetto di andare a Praga.
Un soggiorno a trovare una cara amica, ma poi i programmi sono cambiati.
Sarà per la prossima volta, ma mi accorgo che ora dovevamo essere qui, perché qualcosa di nuovo doveva riaccadere.
E quando alla sera, con mia moglie ed i figli, ci ritroviamo in chiesa, per la messa dell'Epifania, il frate che celebra la funzione chiede durante l'omelia : "ma se i magi si presentassero oggi e chiedessero a voi dove andare per trovare Gesù, dove li mandereste ?".
"Nella vostra famiglia, nei luoghi di lavoro, in mezzo ai vostri amici", ci suggerisce.
A me viene spontaneo un pensiero: forse anche in una deliziosa casetta alpina, in uno sperduto paesino in mezzo alle dolomiti.

Note:
(1) Louis de Wohl - La mia natura é il fuoco. Vita di Caterina da Siena - BUR
(2) "I thank thee, o Father, Lord of heaven and earth, because Thou hast hidden these things from the wise and prudent, and hast revealed them unto babies" (Matthew 11:25) La frase si trova nella copertina interna dell'album Shot Of Love.