Tuesday, April 06, 2010

NESSUNA RESA MAI


"L’esistenza è uno spazio che ci hanno regalato e che dobbiamo riempire di senso, sempre e comunque". Basterebbe questa frase di Enzo Jannacci a dare il colpo d'ala a tutta una giornata, costringerla a rialzare lo sguardo da una noia accovacciata, fatta di un oscuro ed egoista ripiegamento su se stessi. E se non bastasse quella frase, sarebbe allora sufficiente il colpo di frusta successivo, quel "ci vorrebbe una carezza del Nazareno", che é apertura d'occhi sul bisogno più intimo e profondo, ciò che davvero risponda al desiderio d'amare e d'essere amati, l'unica cosa che definisca appieno l'essere dell'uomo, sino alle pieghe più nascoste e profonde dell'anima.

Oggi quella carezza arriva sotto forma di una mail mandata da un amico - Massimo Priviero - che inoltra ed invita a trasmettere la lettera di un testimone del disastro del terremoto d'Abruzzo.
Un racconto "chiaro e forte", come lui lo definisce, ma - soprattutto - una carezza, perché "é quel che ci leggerete dentro che forse accarezzerà anche voi", aggiunge alla fine della sua mail ed é davvero così.
Allora grazie Massimo e grazie a te, amico sconosciuto: la tua carezza questa sera é stata in realtà uno scossone, ma di quelli che fanno solo bene. Spintoni che non ti fanno cadere, ma, piuttosto, sono capaci di rimetterti in piedi, dentro la certezza che Cristo é ancora una volta risorto in mezzo a noi.


"Ciao Massimo,
è quasi mezzanotte, non riesco a prendere sonno, e credo che non riuscirò a dormire stanotte; non è una notte come le altre, questa, è la notte del ricordo della tragedia, che un anno fa, colpì la mia città, con la forza devastante del terremoto. E’ passato un anno, ma il ricordo, il dolore, sono ancora vivi, radicati in me, e non credo che potrò mai dimenticare; non sarà mai più possibile essere sereni come prima, nella vita precedente, dopo aver vissuto una simile tragedia.
Stasera, in città, ci saranno molte iniziative per ricordare quella notte, ma io non parteciperò; preferisco rimanere solo, con il mio dolore, per pregare e ricordare gli amici scomparsi, e per scriverti, come feci un anno fa, perché ti considero un amico, una persona speciale; ed è con gli amici che voglio condividere il ricordo, il dolore, la speranza della rinascita. Mio figlio ora ha un anno, è in camera, con la mamma che dorme sereno, e per questo ringrazio il Signore che mi ha dato questa immensa gioia e mi ha evitato il dolore, che invece qualche altro mio concittadino prova ormai già da tempo. E’ passato un anno; molto è stato fatto, ma ancora siamo lontani dal poter dire che si è tornati alla normalità; per quello credo ci vorranno altri venti anni, se tutto va bene.
Ti scrivo dalla mia nuova abitazione; ho trovato una casa in affitto, a circa 20km dall’Aquila, visto che la mia casa è ancora inagibile e che i lavori per la sua riparazione ancora non iniziano, ma non mi lamento; c’è chi ancora si trova in una stanza d’albergo o dentro una caserma, quindi va bene così. E’ dura andare avanti, ma quando il mio piccolo angelo sorride, mi dà una forza, una carica incredibile, per non mollare. E poi ci sono le tue meravigliose canzoni che sembrano scritte per noi aquilani: siamo nati per volare, per cadere prima o poi, non fermarti, non fermarti mai!!!! Io volavo, noi volavamo, siamo caduti, ci rialzeremo, non ci fermeremo mai!!!! E poi Nessuna Resa Mai, che è diventata la canzone simbolo della nostra città; ho un amico che fa il dj per Radio L’Aquila 1, la radio più seguita a L’Aquila, e a furia di rompergli le palle, sono riuscito a fargli trasmettere il pezzo tutti i giorni, fino a farlo diventare la canzone ufficiale del post terremoto. Ho saputo inoltre che anche l’associazione L’Aquila per la vita, che si occupa dell’assistenza a domicilio dei malati di tumore, ha adottato la tua canzone Nessuna Resa Mai, come inno ufficiale, e la cosa mi riempie di gioia; spero di poterti vedere presto in concerto tra le macerie del centro storico; sarebbe memorabile. Grazie, Massimo, grazie come un anno fa, quando la tua musica, le tue parole, la tua poesia, mi hanno aiutato ad andare avanti, con la speranza nel cuore, per un futuro migliore. E, aspetto con ansia, l’uscita del tuo nuovo lavoro, che sarà, come sempre, un capolavoro.
Grazie amico mio e un saluto a tutto il tuo staff che tanto caro fu lo scorso anno."

Adolfo





Note:
foto di Eddy Waldameri, Massimo Priviero live al Rolling Stone di MIlano, 28 marzo 2009

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