Sunday, September 26, 2010

UNA LUCE PER TUTTI


Questi sono stati giorni specialissimi, ma quello che voglio dire adesso è che stando con Chiara abbiamo vissuto momenti eccezionali. Vivevamo in un’atmosfera che non si può spiegare. Questi due anni son stati i più belli della nostra vita, i più benedetti da Dio, perché Gesù ci faceva vivere in una dimensione soprannaturale che ci sollevava da terra. Come quando si sale sull’aereo, e dal finestrino si vede la terra, le nuvole. Tutti i nostri dolori e quelli di Chiara che erano ancora più grandi, li vedevamo laggiù, non ci toccavano. E’ stato il frutto dell’amore di tante persone che hanno pregato e ci hanno sostenuto.

(Ruggero Badano, papà di Chiara, 25 settembre 2010)




Links:
ringraziamento finale di Maria Voce, presidente del Movimento dei Focolari, alla S, Messa di beatificazione di Chiara Badano , sabato 25 settembre
Comunicato stampa al termine della santa messa di beatificazione , sabato 25 settembre
Comunicato stampa serata di festa, sala Nervi, città del Vaticano , sabato 25 settembre
Il messaggio di Benedetto XVI all'Angelus , domenica 26 settembre

Friday, September 17, 2010

CHIARA LUCE BADANO. LIFE, LOVE, LIGHT



Chiara ha "definitivamente rifiutato la morfina", perché - dice - "toglie la lucidità ed io posso offrire solo il dolore a Gesù". E' ciò che si legge nell'ultima parte della biografia di Chiara Badano (1), quando inizia il racconto della fase decisiva della sua vita, rappresentato dalla malattia e della sua scalata verso la vetta della santità.
Ma come é possibile rifiutare la morfina alle prese con un sarcoma osseo, uno dei tumori più dolorosi in assoluto? Eppure Chiara - diciott'anni al momento della diagnosi - non é una persona diversa dalle altre, un'eroina, oppure un'esaltata: é una ragazza come tante, che ama la vita ed ha ancora una sana voglia di volare, dentro le circostanze della propria esistenza.

Sta giocando a tennis, Chiara, quel giorno. Chissà quand'é che sente il primo dolore lancinante: durante una prima palla di servizio, o un dritto potente, sferrato da fondo campo. E' un dolore alla spalla, forte, strano, mai provato, che le fa cadere a terra la racchetta. Si riprende, ma ha una faccia strana. Da qualche tempo non si sente bene ed é per questo che cominciano i primi accertamenti. La diagnosi di osteosarcoma arriva in fretta. Quando torna a casa, quel giorno, la mamma la vede arrivare "camminando lentamente, come se volesse temporeggiare a dare la notizia che aveva scoperto. Era molto cupa in volto, guardava per terra". Chiara entra in casa, non una parola, fila dritta in camera sua. Venticinque minuti di lotta e di silenzio, in cui neanche mamma Maria Teresa e papà Ruggero possono entrare in alcun modo. Poi, finalmente, esce da quella stanza e va loro incontro decisa: "sai mamma, ho parlato con Gesù. Gli ho detto: se lo vuoi tu, lo voglio anch'io".
L'aveva scrutata, sua madre, dentro quella camera, impotente ed inquieta, in quegli interminabili venticinque minuti; lo racconta oggi dopo tanti anni: "... vedevo dall'espressione del suo volto tutta la sofferenza di quel momento, la lotta che Chiara faceva interiormente per poter dire questo sì a Gesù, ma non ci riusciva. Poi Chiara esce da quella stanza e dichiara il suo sì". Racconta ancora, sua madre, che "la vita di Chiara, da quel momento, cambia in un modo radicale, in un modo meraviglioso. Mi meravigliai di questa cosa e dentro di me parlavo a Gesù e gli dicevo: ora Chiara ti ha detto il suo sì, ma quante volte lo dovrà ripetere? Quante volte cadrà? E invece Chiara non si é più voltata indietro ed ha cominciato il suo calvario nella piena gioia, nella volontà di Dio" (2).


Chiara Badano nasce il 29 ottobre 1971, a Sassello, un piccolo paese nei pressi di Savona. E' proprio un bel tipo, sportiva, gioiosa, volitiva; una gioventù fatta di successi, ma anche di sconfitte, come tanti: c'é spazio anche per una bocciatura in IV ginnasio, subita come ingiustizia. Conosce i gen, i giovani del Movimento dei Focolari e raccoglie la sfida lanciata un giorno da Chiara Lubich ad alcuni di loro: "per fare città nuove ed un mondo nuovo non bastano tecnici, scienziati e politici, occorrono sapienti, occorrono santi". E non ha timore a confidare loro un segreto: Gesù nel momento culmine del dolore e dell'amore, quando giunge, sulla croce, a gridare l'abbandono del Padre per riunirci a Lui e tra noi. Invita loro a riconoscere il Suo volto e ad amarlo con predilezione in ogni dolore piccolo e grande. E' questa la chiave per trasformare il dolore in amore e non restare ripiegati su se stessi, ma proiettati fuori nell'amore. "Non abbiate paura! - aveva detto loro - lasciate fare a Lui il ricompensarvi d'amore. Vi farà felici in questa vita e per l'eternità". Quando Chiara Badano ascolta queste parole é il 1983. Ne sarà l'incarnazione viva.


Che Chiara non si fosse più voltata indietro, nei venti mesi che avrebbe vissuto dal giorno della diagnosi a quello della sua dipartita terrena, attraverso giorni e giorni d'ospedale e di sofferenze fisiche terribili, lo dimostrano innumerevoli testimonianze. Ed hanno dell'incredibile. Perché Chiara "Luce" - il nome "nuovo" che le aveva dato Chiara Lubich un giorno - illumina col suo costante sorriso chiunque le si stringa intorno. Gente che giunge sino a lei per essere di sostegno ed esce da stanze d'ospedale o dalla cameretta della sua casa, rigenerata quando non letteralmente convertita. Racconta Paola, un'amica: "vicino a lei non si sentiva mai, neanche per un attimo, il peso della malattia, del dolore, delle limitazioni. Stando accanto al suo letto ero io ad avere la netta percezione di essere la malata, l'invalida. Io che avevo davvero tutto e non donavo. Vedevo Chiara già in cima alla vetta, una più grande di me, anche se coetanea, che concludeva il suo "santo viaggio". Sentivo di doverle chiedere una mano, il segreto per riuscirci anch'io un po' di più; ma poi, in verità, non occorreva chiedere nulla, bastava guardarla per imparare ad amare sempre e a ripetere con lei: "Se lo vuoi tu, Gesù, lo voglio anch'io. Sei tu, Signore, l'unico mio bene". Rientrando a casa avevo anch'io la certezza di aver vissuto un momento di paradiso". (3)


L'adesione di Chiara alla volontà di Dio, vissuta momento per momento, produce la santità della sua vita, ma soprattutto permette, a coloro che vogliono condividere con lei pezzi di questo percorso, di vivere una profonda esperienza di unità, quella percezione della presenza di Cristo in mezzo a noi, quando siamo uniti nel suo nome. E' per questo che il cammino di questa ragazza diventa percorso di conversione per tutti: genitori e amici, medici ed operatori sanitari, semplici conoscenti o persone del Movimento particolarmente vicine a Chiara. "Dio ti ama immensamente - le scrive Chiara Lubich un giorno - e vuole penetrare nell'intimo della tua anima e farti sperimentare gocce di cielo". Le dona anche un nome "nuovo", che lei aveva chiesto: "Chiara Luce é il nome che ho pensato per te; ti piace? E' la luce dell'Ideale che vince il mondo. Te lo mando con tutto il mio affetto, ti abbraccio e ti sono unitissima nel Risorto".
Chiara "Luce" Badano non chiede altro che non sia questa presenza di Cristo: "Io ho tutto", ripete spesso e non é un modo di dire, poiché spesso dona ai poveri quello che riceve.
Scrive così, un giorno, a Chiara Lubich: "...Nessun risultato, nessun miglioramento. La medicina ha così deposto le armi. Solo Dio può. Interrompendo le cure, i dolori alla schiena dovuti ai due interventi e all'immobilità a letto sono aumentati e non riesco quasi più a girarmi sui fianchi.. Stasera ho il cuore colmo di gioia. Mi sento così piccola e la strada da compiere é così ardua; spesso mi sento sopraffatta dal dolore. Ma é lo Sposo che viene a trovarmi, vero? Sì, anch'io ripeto con te: "Se lo vuoi tu, Gesù, lo voglio anch'io. Sono certa che insieme a lui vinceremo il mondo! "Uno" in Gesù crocifisso e abbandonato, tua Chiara". (4)

E' sempre più dura, alla fine. Ma la scalata verso la vetta non cessa. E Chiara non smette di offrire le sue sofferenze: "Non chiedo più a Gesù di portarmi in paradiso, altrimenti sembra che io non voglia più soffrire". O ancora: "E' un desiderio così grande, che mi sembra di essere "attaccata". Allora mi sto chiedendo, ma non sarà un modo per scappare da questi dolori, dalla volontà di Dio?". E' una santità, un eroismo che ha dell'incredibile. Ma tutto é sempre nelle Sue mani: "Lo sa Gesù quando devo partire".
Nulla é lasciato al caso, Chiara sceglie le letture e i canti per il suo funerale, vuole che sia una festa. Chiede d'essere vestita di un abito bianco: é la sposa che va incontro allo Sposo. Chiede alla mamma di non piangere, perché "quando in cielo arriva una ragazza di diciott'anni, si fa festa", anzi di cantare: "quando entrerò in chiesa, tu devi cantare, perché io canterò con te".
"Mamma, ciao. Sii felice perché io lo sono", sono le sue ultime parole: Chiara nasce al cielo alle 4 e 10 del mattino del 7 ottobre 1990, festa della Beata Vergine Maria del Rosario. E il funerale, una festa, lo sarà per davvero. Il giorno 11 giugno 1999 viene avviata l'inchiesta diocesana per il processo di beatificazione. Durante la GMG del 2000 i gen canteranno davanti a migliaia di giovani una canzone dedicata a lei. E il prossimo 25 settembre 2010, la Chiesa proclamerà beata Chiara "Luce" Badano.



Sono giorni che medito l'esperienza di Chiara nel mio cuore. Giorni in cui cerco di far tacere il chiasso che c'é fuori e dentro me, che provo ad andare alla scuola dei miei ammalati in ospedale. La risposta della sua vita incrocia la domanda di significato della sofferenza che incontro quotidianamente. La loro presenza davanti a me, la loro quotidiana offerta e ciò che viene condiviso assieme, s'intrecciano misteriosamente con l'evidenza della gioia che Chiara ha mostrato, lungo tutto il percorso della sua santa esistenza.
Ma, soprattutto, mentre scrivo e sistemo queste righe sul blog, domando a me stesso quale significato abbia la parola santità nella mia vita. Guardo le mie infedeltà e contraddizioni, ma, allo stesso tempo, anche la tensione e il desiderio. Capisco come tutto si giochi dentro il quotidiano, momento su momento, goccia dopo goccia, come aveva fatto Chiara. Solo ciò che é vissuto bene in questo modo diventa tassello di un mosaico, che alla fine compone il Disegno di un'intera esistenza. Allora tutto é importante, anche quando tutto sembra così diverso. Ad una sola condizione: che non si tratti di una questione di tenacia o di obbedienza - destinate ad infrangersi più o meno in fretta, ma inesorabilmente - ma una faccenda d'amore. E l'amore é quella cosa che sta in mezzo tra il dire e il fare, come ho sentito dire da un amico, proprio in questi giorni. L'amore con la A maiuscola, quello di Dio, l'Amore a cui affidare il nostro, manifestato in ogni gesto, dal più piccolo ed insignificante, al più eroico.
E' una faccenda d'amore, quella che riunisce il pensare, il dire e l'agire, che racconta della storia di Chiara Luce Badano, come potrebbe raccontare della mia e di quella di ciascuno. "La storia tra Chiara e Dio - conclude il libro di Mariagrazia Marini - é una storia d'amore; un grande e appassionato amore reciproco. Amore infuocato dal desiderio ardente di poterlo condividere. "Siate fuoco!" ha gridato il Santo Padre alla GMG del 2000 ai giovani di tutto il mondo. Chiara Luce attesta che, oggi some sempre, la risposta é possibile".
Perché santi per vocazione, se solo lo desideriamo, lo siamo tutti.
Nessuno escluso.






Note e links:
(1) tratto da Mariagrazia Magrini - Di luce in luce - ed. San Paolo
(2) l'intervista a Maria Teresa e Ruggero Badano a questi link: http://www.youtube.com/watch?v=dIWOkiOmSJ8
(3) tratto da Mariagrazia Magrini - Di luce in luce - ed. San Paolo
(4) ibid.
Oltre al libro di Mariagrazia Marini, la biografia di Chiara Badano é narrata nel libro di Michele Zanzucchi, "Io ho tutto", ed i nquello di Franz Coriasco, "Dai tetti in giù", entrambi editi da Città Nuova.
Molte notizie su Chiara e sulla sua prossima beatificazione anche a questo link:

TRASMISSIONI TV
RAI 2 – Programma “Le vie di Damasco” – Sabato 25.9 dalle ore 10,15 alle 11,15
l’intera trasmissione sarà dedicata a Chiara Luce con intervista in studio, con la vice-postulatrice Maria Grazia Magrini, e servizi in cui saranno inseriti: un brano di Chiara Lubich, interviste ai genitori, a Chicca e Franz Coriasco e ai gen.
RAI 1 – Programma “A sua Immagine” – Domenica 26.9 dalle ore 10,30 alle 12,20 circa.
Alle 12 si collegano con l’Angelus del Papa che parlerà di Chiara Luce ( Il programma è in costruzione).

Wednesday, September 08, 2010

EARLY MORNIN' RAIN


La Stoccolma di fine estate indossa un abito milanese da autunno inoltrato. M'incammino per le viuzze di Gamla Stan e faccio fatica ad immaginare come fosse nell'antico medioevo, infestata com'é, adesso, da negozi di anticaglie e souvenirs. Ogni tanto mi fermo un po', guardo lo stesso le vetrine, mi tuffo nei vicoli, a caccia di imprevisti e di agguati usciti dritti come da indimenticabili film di Ingmar Bergman. Una chitarra, le cui note giungono da lontano, mi attira inesorabilmente a sé ed é una Knockin' On Heaven's Door di strada che merita le poche corone che tengo ancora in tasca. Qui i negozi di dischi ci sono ancora, zeppi di buona musica e sfrontati nel mettere in vetrina pure i vinili. Lo scaffale di The Tallest Man On Earth é desolatamente vuoto, ma "it's not sold out", mi dice con sobrietà ed eleganza l'enorme uomo barbuto che si aggira dentro qui, tirando fuori il dischetto da un angolo remoto del negozio, mentre le note di sottofondo di un Bob Dylan d'annata ci avvolgono dolcemente, facendo sembrare questo posto un angolo del Greenwich Village dei sessanta. Christian Kjellvander, invece, sold out lo é per davvero, ma sarebbe stata troppa grazia riuscire a procurarsi pure quello. Me ne vado prendendo su con me anche l'Eddie Vedder di Into The Wild ed un Wilco doc, ad andare a riempire due piccoli spazi scandalosamente ancora vuoti su di un altro scaffale, quello dei dischi che sta laggiù a casa mia.


Un esercito di cardiologi ha invaso la città, per il più importante congresso europeo dell'anno. Una full immersion nello stato dell'arte della disciplina e nelle hot lines più interessanti degli ultimi mesi. La domenica pomeriggio, però, mi ero allontanato per qualche ora da quella convention di migliaia di specialisti, a caccia di una chiesa cattolica in questa capitale del nord. Dopo chilometri a piedi, su e giù per il quartiere di Sodermalm, avevo deciso che sarebbe diventato affar Suo rendere reale il desiderio del cuore di trovarla. Poi quel desiderio si era fatto carne, attraverso la gentilezza di un pastore protestante: "Do you know where is the catholic church, please?", "Yes, come with me, I'll show you on the map", aveva risposto con un sorriso.
Certo che trovarla così é più bello, tutta un'altra cosa rispetto alle indicazioni che potrebbe darti il guidatore di un tassì; in questo modo il desiderio passa attraverso il dialogo, si trasforma in tensione all'unità, in quel già e non ancora che esprime bene quello che hai dentro, anche negli anfratti più nascosti ed in mezzo alle quotidiani ed onnipresenti tue contraddizioni. Sarà per quello, poi, che la messa domenicale in svedese riesce a scaldarti il cuore anche se non riesci a comprendere neppure una parola. Sarà perché il desiderio del cuore esiste, il motivo per cui riesce a travalicare anche la Babele dei linguaggi e riempie di significato ogni tua attesa.

Ogni tanto il sole fa capolino anche quaggiù e allora é un piacere scoprire colori pastello sconosciuti ai climi caldi cui siamo abituati qui da noi. Due ore di battello, tra le chiuse che separano il mar Baltico dal lago Malaren, rendono finalmente giustizia ad una città che in realtà é un arcipelago di miriadi di isole e isolette. C'é finalmente spazio, poco prima di riprendere la strada che porta verso casa, per far percorrere alla mente pensieri più distesi, mentre si scivola su percorsi d'acqua che tra pochi mesi potranno essere soltanto lunghe distese da percorrere per lo più a piedi o, per i più giovani e vivaci, pattinando; bianco per terra e grigio all'orizzonte, a disperdere in un'amalgama opaco quegli stessi colori che in questi momenti si fanno capaci di scaldare i muscoli e l'anima.

Una fine pioggerellina, frequente compagna dell'estate di Svezia, farà capolino anche in un inizio di settembre milanese, altrettanto grigio ed insolente, forse solo con la linea del termometro spostata un po' più in alto. Allora bisognerà tendere un agguato a quello stesso mattino, coglierlo di sorpresa prima che la città si metta a correre e ad urlare e farsi accompagnare, ancora una volta, dalla buona musica, perché sappia colorarlo come si conviene. Sarà la polvere della voce roca di Ryan Bingham, con quel Junky Star così tanto acustico, così tanto T-Bone Burnett, così Blood On The Tracks del 2010. O sarà forse Mister Everett, che con Tomorrow Morning ha finalmente svelato i suoi misteri, giungendo ad un punto d'arrivo che sa finalmente di sollievo. Il sollievo del mattino - al mattino / quando gli uccelli stanno ancora dormendo / avverti il mattino / nessuna automobile per le strade - il sollievo che ogni nuovo giorno porta con sé, dovunque e chiunque tu sia, regalandoti - ancora una volta - una chance per ricominciare.