Wednesday, October 10, 2012

NON ODIERO'

Quando un incontro ti scalda il cuore, il tepore puoi continuare a sentirlo anche lungo gli inevitabili giorni di pioggia di un autunno che tarda ad arrivare. Il racconto di chi mi é sempre compagna di strada. Ed un libro. Da tenere ancora sul comodino.


Non odierò
di Daniela Leali

Meeting dell’amicizia tra i popoli: arriviamo giovedì pomeriggio e ci precipitiamo nella sala A3, convinti di partecipare alla  testimonianza di una neonatologa di cui abbiamo sentito parlare. Variazione di programma: al suo posto ci sarà un medico palestinese. Io e mio marito ci guardiamo e decidiamo di fermarci: più volte abbiamo sperimentato che il Mistero ci mostra il Suo amore proprio attraverso un imprevisto.
Dopo una presentazione rapida, ma carica di commozione, il dott. Izzeldin Abuelaish inizia a raccontare la storia della sua vita. Nasce a Jabalia, il più grande campo profughi della Striscia di Gaza, nel 1955. Maggiore di sei fratelli e tre sorelle, fin da piccolo capisce che l’istruzione è un privilegio, qualcosa di sacro che potrebbe  dare accesso a molte possibilità. Così, grazie a un duro lavoro, continui sforzi e grandissimi sacrifici da parte di tutta la famiglia, riesce a diventare medico. Nel 1997 comincia un internato in ostetricia e ginecologia all’ospedale Soroka di Israele: sarà il primo medico palestinese nello staff di un ospedale israeliano. Nascono rapporti con gli ebrei: si rende conto  che il cuore è lo stesso. Dice: “E’ sorprendente rendersi conto di quanto siano simili i nostri due popoli, nel modo in cui alleviamo i nostri figli, nell’importanza che attribuiamo alla famiglia…le nostre lingue e le nostre religioni sono semitiche. Abbiamo più somiglianze che differenze, eppure per sessant’anni non siamo stati capaci di superare la linea che ci divide. Come possiamo considerare più preziosa una vita di un’altra? Guardate i neonati nelle sale parto:sono bambini innocenti …e noi li riempiamo di racconti che promuovono l’odio e la paura. Ogni vita umana è preziosa, ed è facile distruggerla con i proiettili o con le bombe. L’odio consuma l’anima: è come un veleno”. Decide di dedicare la sua vita ad abbattere i muri e a costruire ponti di pace, iniziando dalla condivisione di questo ideale con la moglie ed i suoi otto figli. Purtroppo i leaders dei due popoli non la pensano allo stesso modo. Dicembre 2008: Hamas lancia razzi su Israele, l’esercito israeliano risponde demolendo le case dei palestinesi, uccidendo uomini, donne e bambini ed ogni essere vivente che vi si trova davanti. Il 16 gennaio tocca a loro. Racconta: “Eravamo tutti in casa, io stavo giocando con Abdullah, quando ho sentito l’esplosione nella stanza delle ragazze. Spero che nessun altro debba mai vedere la scena che si presentò ai miei occhi: hanno ucciso le mie tre figlie e mia nipote. Ma nonostante il dolore, la rabbia e lo sconcerto, so che non odierò”.
Ho le lacrime agli occhi: ma come è possibile? Guardo il suo volto: è una maschera di dolore, ma i suoi occhi esprimono una serenità per me impossibile. Appare sullo schermo la copertina del libro con la foto di tre ragazze sedute sulla spiaggia in riva al mare: sono Bessan, la più grande, Mayar “chiaro di luna”, e la piccola Aya. Voglio leggerlo subito, desidero conoscere meglio questa vicenda. Come ho potuto rimanerne indifferente per tanti anni, scadendo nei luoghi comuni?
Rientrata a Milano, ripenso a quest’incontro, mi domando perché il mio cuore si commuove così tanto per quell’umanità ferocemente ferita, ma così lontana dal mio mondo, dal mio modo borghese di vivere e di pensare. Scendo in strada e vedo un uomo che lavora ad un Kebap: si accorge del mio sguardo, mi sorride e mi saluta. Sono imbarazzata, non ho mai mai fissato così un arabo: non ho mai considerato la possibilità di rapporto con un musulmano al di fuori del luogo di lavoro, sto cominciando a sorprendermi nel constatare che abbiamo più cose che ci accomunano rispetto a quelle che ci dividono, nonostante il Potere faccia di tutto per farmi credere l’opposto. Non mi resta che  ringraziare di cuore il Mistero, che ancora una volta mi ha mostrato il Suo volto d’amore, attraverso la grazia di un incontro imprevisto.

 

1 comment:

Il Ballo dei Flamenchi said...

Questa è la vittoria dell'uomo sulla sua stessa umanità. Un saluto, Cristina