Una piazza di Milano qualunque,
all’imbrunire. Tra le panchine e i vialetti del parchetto, un gruppetto di
persone si è dato appuntamento qui. Disposte a cerchio, ognuna di loro si è
messa d’istinto lungo i raggi che le piastrelle del pavimento disegnano col
loro percorso, a partire dal centro della piazza. Dalla mia posizione, il sole
in cui quei raggi sembrano convergere, lo vedo solo in disparte. Il profilo
della Madonna di Fatima, una statuetta alta all’incirca cinquanta centimetri,
si scorge da dietro e non riesco a coglierne i tratti del viso. Ciò che vedo è
solo il lungo manto bianco e sopra di esso il capo della Vergine ricoperto da
una corona, un poco chino su alcuni di quei raggi, quasi lo sguardo fosse attento al cammino che ciascuno di essi percorre, più che al luogo certo a cui
é destinato. Quel gruppetto di persone sta recitando il rosario. Un gruppetto
di persone qualunque, in una qualunque piazzetta di Milano, la sera di un
giorno di maggio. Maggio che ritorna puntuale, ogni anno, così come costante,
ogni giorno, è l’amore di una madre che continua a tenere il volto rivolto su
quel cammino, la strada di ciascuno lungo ogni istante della sua vita.
Poco più in là, una giovane
coppia musulmana osserva, in rispettoso silenzio, mentre i loro bambini giocano
sullo scivolo del parco giochi. I loro sguardi sembrano colmare all’improvviso
ogni distanza sociale e culturale e mentre prego mi scopro a pensare che è
bello che in fondo sia proprio una donna la mediatrice di tutto questo. Abbiamo
un Padre, abbiamo Cristo che si è fatto nostro fratello, ma abbiamo anche una
Madre a cui è stata affidata l’umanità intera. E l’amore di una madre è quello
di cui nessun essere vivente riesce in alcun modo a fare a meno. Forse è per questo
che spesso la fede rinasce nei santuari mariani, sulle macerie delle lotte e
dell’odio, di ogni peccato e contraddizione. Perché ciò di cui c’è bisogno, per
poter ricominciare ad amare, è di uno sguardo d’amore gratuito, senza misura,
sentito prima di tutto su di sé. Non puoi portare amore dove non c’è amore, se
quello sguardo non l’hai sentito prima sui frantumi del tuo io.
Il rosario volge al termine, il
sole è tramontato, la famigliola musulmana s’incammina verso casa. Il gruppetto
di persone si saluta e si ritrova, sorride, rinnova la bellezza di un cammino
che, tra mille affanni, continua a compiersi insieme. Dopo i saluti, ognuno
s’allontana, la direzione della strada verso casa sembra la prosecuzione di
ciascuno di quei raggi, disegnati ancora dalle piastrelle del pavimento del
parco. E la piazza si svuota, ma rimane piena di uno sguardo. Quello di una
Madre, che non smette di accompagnare il nostro cammino.
1 comment:
Verissimo. Mi sono ritrovata nella riflessione. Anche nella mia cittadina ogni sera recitiamo i rosari nei cortili.
grazie
luisa
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