Sunday, November 11, 2007

RIEDUCATO DAL DOLORE

"Gesù che grida a gran voce: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?" (Mc 15,34) (...) Non é simile a lui forse l'angosciato, il solo, l'arido, il deluso, il fallito, il debole ? Non é immagine di lui ogni divisione dolorosa tra fratelli, tra Chiese, tra brani di umanità con ideologie contrastanti ? Non é figura di Gesù che perde, per così dire, il senso di Dio, che s'é fatto "peccato" per noi - come dice Paolo (2Cor 5,21) - il mondo ateizzante, laicista, decaduto in ogni aberrazione ? (...)
Infinito mistero, dolore abissale che Gesù ha provato come uomo e che dà la misura del suo amore per gli uomini, in quanto ha voluto prendere su di sé la separazione che li teneva lontani dal Padre, colmandola. E così ci ha redenti" . (1)
(Chiara Lubich)

In una sua recente intervista, Massimo Priviero manifesta chiaramente il suo pensiero sulla musica italiana: "In Italia ci sono i cantautori, i cantanti. Gran parte dei cantautori italiani poi non ha voce ed i suoni sono sempre quelli. Ai cantautori non é mai stato chiesto di usare la voce in modo particolare, di curare i testi sì, ma la voce non era mai così importante"
Credo che Massimo, uno dei pochi veri rocker italiani, abbia fondamentalmente ragione.
Forse é per questo che la musica italiana non mi é mai piaciuta granché.
Perché, come dice sempre lui, se ti senti "figlio del rock, del blues, del rock'n'roll", la musica che ascolti é quella americana." (2)
Qualche eccezione però, per quel che mi riguarda, c'é sempre stata, soprattutto quando mi pareva di scorgere, anche in qualcosa di nostrano, quel grido dell'anima che della musica rock ha sempre rappresentato il catalizzatore della mia attenzione.
Così l'ultima uscita discografica, dopo qualche anno di silenzio, di Roberto Vecchioni - Di Rabbia E Di Stelle - non ha potuto lasciarmi indifferente.
Perché dentro questo lavoro c'é tutto quello che potresti trovare in un vecchio blues d'autore.
Ed in concomitanza con l'arrivo del disco, Avvenire pubblica un'intervista (3), che inaspettatamente svela il "rischio educativo" a cui lui non ha voluto sfuggire, rileggendo alcuni passaggi particolarmente dolorosi della sua vita recente.

"Vecchioni, dov'era finito...Vecchioni?"
"Con l'età diventa difficile dare filo conduttore alla vita. E spesso mi sono sentito disarmato, da un sistema che spaccia per verità l'esibizionismo di gente che se soffrisse davvero non lo andrebbe a dire in tv. Anche l'amore mi é parso a tratti non più raggiungibile. Negli ultimi anni insomma ho passato momenti duri e sicuramente nei dischi si sentiva. Ma il peggio sono stati gli ultimi due anni, con la sofferenza per i problemi che ha avuto mio figlio".
"Eppure proprio ora lei sembra rinato. E si sente bene proprio nella canzone per suo figlio".
"Già. La più drammatica della mia vita, scritta in uno stanzino buio in due ore. Una preghiera, forse una "bestemmia", non so. Un patto impossibile con Dio. Non ti offro la mia vita, é già tua; ti dò quanto ho vissuto se tu dai a mio figlio le tue rose blu. Però é vero, questa canzone mi ha rieducato. In fondo ho sempre tratto la speranza dal dolore: ho ripreso a farlo. Forse anche con più misura e sincerità di un tempo. "
"Ma fra le sue 'stelle' Dio c'é davvero ?""In questi ultimi due anni mi sono avvicinato molto a Dio. La mia fede é cresciuta anche per i dolori che ho vissuto in questo tempo: ci deve essere una forza credibile che va oltre la mediocrità terrena. Spesso prego. Dico l'Ave Maria, il Credo, il Pater Noster. Il bello é che con Dio si può parlare ovunque, in chiesa come per strada. "


Non riesco a non pensare a Vecchioni - milanese come me - sulla cattedra in mezzo ai suoi studenti del liceo. E penso anche a quei due anni di giovane docenza, assistente di "storia delle religioni" all'Università Cattolica di Milano.
Chissà se, anche solo per un attimo, ha mai incontrato Don Giussani, quell'uomo che un giorno decise di gettare tutto se stesso in mezzo a tanti giovani, mollando l'ordinarietà di un tranquillo insegnamento in seminario.
Forse no, ma mi piace credere che quello Sguardo, di cui il "Don Giuss" si é fatto sempre tramite, perché molti riuscissero a scorgerlo, oggi abbia colpito anche il professor Vecchioni.
Da quel che dice e quel che ci regala nel suo ultimo disco, sembrerebbe proprio di sì.
Note:
(1) Chiara Lubich - Gesù Abbandonato e la notte collettiva e culturale - Gen's, maggio-agosto 2007.
(2) L'intervista a Massimo Priviero é pubblicata dal Buscadero n.295. E' uscito da poco l'ultimo cd dell'artista- Rocks And Poems - splendido album di covers, da Bob Dylan a Bruce Springsteen, da Paul Simon a Tom Waits, tributo a maestri di fronte ai quali l' allievo non sfigura affatto. Ci sono anche le versioni in lingua inglese di due tra le più belle canzoni di Priviero, Dolce Resistenza e La Marcia Del Davai. Da ascoltare assolutamente.
(3) Andrea Perinelli - "Il dolore per mio figlio mi ha avvicinato a Dio" - Avvenire, 10/11/2007

1 comment:

Paolo Vites said...

grazie al tuo blog si scoprono sempre cose di cui altrimenti non mi accorgerei mai (e non sto parlando di priviero of course...)