Per favore non ditegli mai che sono bravi.
Tra tutte, sembra che questa sia l'unica frase che dia loro fastidio.
Eppure verrebbe voglia di dirglielo, che bravi lo sono sul serio, perché la storia di Erasmo ed Innocente Figini appare davvero speciale.
Una storia che comincia con un bambino in affido, che Erasmo accetta nella sua famiglia e che continua con la richiesta d'aiuto al fratello, per compiere questo gesto insieme.
L'amicizia con Don Giussani, che dice ai due fratelli di "andare a vivere insieme" e poi un'apertura che cresce, affido dopo affido.
Erasmo racconta l'origine di tutto: "Vent'anni fa suona il telefono, alzo la cornetta. E' don Aldo Fortunato che mi dice: "Erasmo, tu conosci tanta gente a Como; mi daresti una mano a collocare un bambino presso una famiglia ? Non può stare nella mia struttura, é un bambino sieropositivo. In quel momento lì, io e Serena, mia moglie - Serena era vicino a me al telefono - immediatamente gli abbiamo detto sì, lo prendiamo noi, che famiglia vuoi cercare ?".
"L'arrivo di questo estraneo - continua Serena - che poi é diventato, invece, parte del tuo cuore, ha permesso di scoprire che la paternità e la maternità, dentro la nostra vita, era un seme che non era germogliato neppure con l'arrivo dei nostri due figli naturali. Perché questo bambino, bisognoso di tutto, ha permesso di conoscere la bellezza del cuore di ciascuno di noi".
Erasmo prosegue il racconto delle origini: "Subito dopo i nostri genitori, i nostri amici erano contrari. Serena lavorava ancora a tempo pieno e anch'io. L'appartamento era piccolo. Il buon senso ti avrebbe fatto dire : no, é impossibile. E se avessimo detto no, probabilmente Cometa non sarebbe neanche venuta fuori, perché il coinvolgimento che io ho chiesto a mio fratello di darci una mano sulla sieropositività, la sua risposta non é stata solo un coinvolgimento da medico, é stato un coinvolgimento totale, suo e di sua moglie. E poi da lì é partito tutto".
Tutto dunque parte da qui, dall'accoglienza di un bimbo in affido, e dal fidarsi di due fratelli, Erasmo ed Innocente, che danno retta al loro amico, don Giussani, che dice loro, cogliendo il desiderio di comunione che c'era nei loro cuori: "andate a vivere insieme".
Ora Cometa é un'associazione, ricca e variegata, ma prima di tutto é un luogo dove questa comunione si é allargata, al punto da essere sperimentabile da chiunque passi da qui anche solo per una semplice visita.
Oggi in quella casa nella periferia di Como ci sono quattro famiglie, ognuna mediamente con dieci figli a testa, tra quelli naturali e quelli in affido.
Ma la casa, allargatasi, é divenuta una "città nella città".
60 bambini che, dopo la scuola, trovano una proposta educativa attraverso l'aiuto allo studio e le attività espressive e ricreative; un'Associazione Sportiva, che coinvolge stabilmente più di 115 ragazzi; una fondazione - Cometa Fondazione - che dà un'opportunità concreta a ragazzi che hanno abbandonato la scuola senza alcuna propsettiva lavorativa; 100 ragazzi coinvolti nel Liceo del Lavoro, in cui "l'esperienza affascinante del valore educativo del lavoro dà motivazione per l'apprendimento, voglia di costruire, possibilità di divenire grandi, diventando proposta anche per gli adulti".
Il progetto futuro é ampliare il piccolo borgo con alcune piazzette, una scuola, botteghe di artigiani, un micro nido e nuove case per l'accoglienza, "per far spazio ad un'esperienza che cresce ogni giorno, perché la proposta di bene incontrata possa raggiungere tutti".
Quando arrivo lì in visita, con la mia famiglia ed un nutrito gruppo di amici, la prima cosa che mi colpisce é la bellezza e l'armonia di quel luogo.
Innocente - qui per tutti é "il Cente" - ci spiega poi che non é così strano, perché la bellezza é la "cosa che assomiglia di più alla Verità".
Giriamo la casa, vediamo gli uffici, le aule di scuola, la casetta, dal di fuori, di un gruppo di "Memores Domini", consacrati laici a vita comune, che sono venuti a vivere anche loro qui.
La sala da pranzo é uno spettacolo: le dimensioni sono quelle delle sale dei conventi di una volta, con un bel tavolo lungo a ferro di cavallo ed un fiore davanti ad ogni posto a tavola.
Sembra un luogo dove sia difficile mantenere l'ordine (in quanti mangiano alla volta ?), ma invece scopri che é un luogo privilegiato d'incontro: molti hanno scoperto Cometa semplicemente cominciando con lo stare a tavola insieme.
Ci si ritrova tutti in giardino, per una merenda insieme, ma anche per una chiacchierata con il Cente, che racconta ancora una volta l'esperienza vissuta in questi anni.
C'é spazio anche per le domande, innocenti e forse un po' scontate, ma preludio a risposte sempre illuminanti.
Come quando qualcuno domanda come fanno ad andare avanti, visto che a noi, con due o tre figli, a volte sembra già difficile. Lui rimbalza la domanda e dice "non so come fate voi ad andare avanti; se siete soli, al giorno d'oggi, non ce la potete fare, io quando qui ho bisogno, chiedo una mano". E allora capisci che é un cammino di popolo quello che ti sostiene: se hai scoperto qualcosa per cui vale la pena di vivere, per cui il tuo desiderio di felicità diviene realtà tangibile per te stesso, allora lo comunichi ad altri e tutto questo diventa credibile e genera al tempo stesso comunione. Ed é quella comunione che ti fa andare avanti, non senza fatiche magari, ma non ti chiedi più se ce la fai: ti accorgi invece che del gusto di una vita fatta così non puoi proprio più fare a meno.
Tornato a casa, alla sera, la cena con mia moglie e i miei figli, mi appare inaspettatamente nuova. Ripenso agli amici, con cui faticosamente cerco di percorrere il mio cammino di condivisione, nelle piccole ed ordinarie cose della realtà di tutti i giorni, ma quando credo e mi affido al disegno di un Altro, non meno denso di quella pienezza che ho incontrato in quella casa, a pochi chilometri dalla mia.
E mi tornano in mente, con gratitudine, quelle parole di Erasmo che ho udito oggi: "Io non riesco mai a capire - rispondo sempre a tutti - come si potrebbe vivere in un modo diverso. Io senza un luogo come questo, che mi obbligasse a stare sulla realtà in modo così stringente, non so proprio come potrei vivere."
Allora finalmente capisco ciò che mi ha reso nuovo questa sera.
Non é stato il vedere l'eroico divenuto quotidiano, ma é stata la dimensione di un incontro.
Mi chiedo tante volte cosa voglia dire incontrare Gesù nella mia vita di ogni giorno e troppo spesso mi dimentico di quelle Sue parole: "chi incontra voi, che siete miei discepoli, incontra me".
Ecco cosa ha reso davvero felice il mio cuore questa sera, l'incontro con Lui e il desiderio di continuare un cammino di comunione.
E' il dono più grande che mi sono portato a casa da Cometa.
per conoscere Cometa:
Associazione Cometa
Via Madruzza 36, 22100 Como
tel. 031520717
www.puntocometa.org
associazione.cometa@puntocometa.org
Tra tutte, sembra che questa sia l'unica frase che dia loro fastidio.
Eppure verrebbe voglia di dirglielo, che bravi lo sono sul serio, perché la storia di Erasmo ed Innocente Figini appare davvero speciale.
Una storia che comincia con un bambino in affido, che Erasmo accetta nella sua famiglia e che continua con la richiesta d'aiuto al fratello, per compiere questo gesto insieme.
L'amicizia con Don Giussani, che dice ai due fratelli di "andare a vivere insieme" e poi un'apertura che cresce, affido dopo affido.
Erasmo racconta l'origine di tutto: "Vent'anni fa suona il telefono, alzo la cornetta. E' don Aldo Fortunato che mi dice: "Erasmo, tu conosci tanta gente a Como; mi daresti una mano a collocare un bambino presso una famiglia ? Non può stare nella mia struttura, é un bambino sieropositivo. In quel momento lì, io e Serena, mia moglie - Serena era vicino a me al telefono - immediatamente gli abbiamo detto sì, lo prendiamo noi, che famiglia vuoi cercare ?".
"L'arrivo di questo estraneo - continua Serena - che poi é diventato, invece, parte del tuo cuore, ha permesso di scoprire che la paternità e la maternità, dentro la nostra vita, era un seme che non era germogliato neppure con l'arrivo dei nostri due figli naturali. Perché questo bambino, bisognoso di tutto, ha permesso di conoscere la bellezza del cuore di ciascuno di noi".
Erasmo prosegue il racconto delle origini: "Subito dopo i nostri genitori, i nostri amici erano contrari. Serena lavorava ancora a tempo pieno e anch'io. L'appartamento era piccolo. Il buon senso ti avrebbe fatto dire : no, é impossibile. E se avessimo detto no, probabilmente Cometa non sarebbe neanche venuta fuori, perché il coinvolgimento che io ho chiesto a mio fratello di darci una mano sulla sieropositività, la sua risposta non é stata solo un coinvolgimento da medico, é stato un coinvolgimento totale, suo e di sua moglie. E poi da lì é partito tutto".
Tutto dunque parte da qui, dall'accoglienza di un bimbo in affido, e dal fidarsi di due fratelli, Erasmo ed Innocente, che danno retta al loro amico, don Giussani, che dice loro, cogliendo il desiderio di comunione che c'era nei loro cuori: "andate a vivere insieme".
Ora Cometa é un'associazione, ricca e variegata, ma prima di tutto é un luogo dove questa comunione si é allargata, al punto da essere sperimentabile da chiunque passi da qui anche solo per una semplice visita.
Oggi in quella casa nella periferia di Como ci sono quattro famiglie, ognuna mediamente con dieci figli a testa, tra quelli naturali e quelli in affido.
Ma la casa, allargatasi, é divenuta una "città nella città".
60 bambini che, dopo la scuola, trovano una proposta educativa attraverso l'aiuto allo studio e le attività espressive e ricreative; un'Associazione Sportiva, che coinvolge stabilmente più di 115 ragazzi; una fondazione - Cometa Fondazione - che dà un'opportunità concreta a ragazzi che hanno abbandonato la scuola senza alcuna propsettiva lavorativa; 100 ragazzi coinvolti nel Liceo del Lavoro, in cui "l'esperienza affascinante del valore educativo del lavoro dà motivazione per l'apprendimento, voglia di costruire, possibilità di divenire grandi, diventando proposta anche per gli adulti".
Il progetto futuro é ampliare il piccolo borgo con alcune piazzette, una scuola, botteghe di artigiani, un micro nido e nuove case per l'accoglienza, "per far spazio ad un'esperienza che cresce ogni giorno, perché la proposta di bene incontrata possa raggiungere tutti".
Quando arrivo lì in visita, con la mia famiglia ed un nutrito gruppo di amici, la prima cosa che mi colpisce é la bellezza e l'armonia di quel luogo.
Innocente - qui per tutti é "il Cente" - ci spiega poi che non é così strano, perché la bellezza é la "cosa che assomiglia di più alla Verità".
Giriamo la casa, vediamo gli uffici, le aule di scuola, la casetta, dal di fuori, di un gruppo di "Memores Domini", consacrati laici a vita comune, che sono venuti a vivere anche loro qui.
La sala da pranzo é uno spettacolo: le dimensioni sono quelle delle sale dei conventi di una volta, con un bel tavolo lungo a ferro di cavallo ed un fiore davanti ad ogni posto a tavola.
Sembra un luogo dove sia difficile mantenere l'ordine (in quanti mangiano alla volta ?), ma invece scopri che é un luogo privilegiato d'incontro: molti hanno scoperto Cometa semplicemente cominciando con lo stare a tavola insieme.
Ci si ritrova tutti in giardino, per una merenda insieme, ma anche per una chiacchierata con il Cente, che racconta ancora una volta l'esperienza vissuta in questi anni.
C'é spazio anche per le domande, innocenti e forse un po' scontate, ma preludio a risposte sempre illuminanti.
Come quando qualcuno domanda come fanno ad andare avanti, visto che a noi, con due o tre figli, a volte sembra già difficile. Lui rimbalza la domanda e dice "non so come fate voi ad andare avanti; se siete soli, al giorno d'oggi, non ce la potete fare, io quando qui ho bisogno, chiedo una mano". E allora capisci che é un cammino di popolo quello che ti sostiene: se hai scoperto qualcosa per cui vale la pena di vivere, per cui il tuo desiderio di felicità diviene realtà tangibile per te stesso, allora lo comunichi ad altri e tutto questo diventa credibile e genera al tempo stesso comunione. Ed é quella comunione che ti fa andare avanti, non senza fatiche magari, ma non ti chiedi più se ce la fai: ti accorgi invece che del gusto di una vita fatta così non puoi proprio più fare a meno.
Tornato a casa, alla sera, la cena con mia moglie e i miei figli, mi appare inaspettatamente nuova. Ripenso agli amici, con cui faticosamente cerco di percorrere il mio cammino di condivisione, nelle piccole ed ordinarie cose della realtà di tutti i giorni, ma quando credo e mi affido al disegno di un Altro, non meno denso di quella pienezza che ho incontrato in quella casa, a pochi chilometri dalla mia.
E mi tornano in mente, con gratitudine, quelle parole di Erasmo che ho udito oggi: "Io non riesco mai a capire - rispondo sempre a tutti - come si potrebbe vivere in un modo diverso. Io senza un luogo come questo, che mi obbligasse a stare sulla realtà in modo così stringente, non so proprio come potrei vivere."
Allora finalmente capisco ciò che mi ha reso nuovo questa sera.
Non é stato il vedere l'eroico divenuto quotidiano, ma é stata la dimensione di un incontro.
Mi chiedo tante volte cosa voglia dire incontrare Gesù nella mia vita di ogni giorno e troppo spesso mi dimentico di quelle Sue parole: "chi incontra voi, che siete miei discepoli, incontra me".
Ecco cosa ha reso davvero felice il mio cuore questa sera, l'incontro con Lui e il desiderio di continuare un cammino di comunione.
E' il dono più grande che mi sono portato a casa da Cometa.
per conoscere Cometa:
Associazione Cometa
Via Madruzza 36, 22100 Como
tel. 031520717
www.puntocometa.org
associazione.cometa@puntocometa.org
2 comments:
come i monasteri benedettini nel medioevo salvarono una civiltà in rovina, così sono questi "nuovi monasteri" come la Cometa. Sono punti di riferimento e oasi di salvezza in un mondo che sta andando sempre più in malora.
Approffitto del tuo bel post per sfogarmi, dicendo cosa mi è successo proprio oggi in Stazione Cadorna, in pieno centro di Milano, mentre aspettavo mio fratello: un fiume di gente esce da un treno appena arrivato; una ragazza mi si avvicina, vedo che le tremano le mani, mi si ferma accanto, mi guarda timorosa, le chiedo se si senta bene, scoppia a piangere. Mi dice che sul treno, proprio da Como, è stata molestata da qualcuno. Per fortuna solo a parole. Nessuno sul suo scompartimento si è alzato per soccorrerla. Ripenso a quanto accaduto proprio in questi giorni a Roma, cerco di consolare la ragazza e farle forza,mi stuisce che proprio in mezzo a una selva di volti si sia avvicinata a me per chiedere aiuto, conforto. Penso che tutti i giorni ho una figlia che attraversa mezza Milano per venire a casa da scuola, per fortuna non da sola. Penso a quanto ti ha detto il tipo della Cometa: "Se ho bisogno, chiedo aiuto".
Ma quante persone in questo mondo in rovina hanno la possibilità di chiedere un aiuto?
C'è bisogno di mille, centomila posti come la Cometa, e di mille, centomila persone così a Milano.
Scusa lo sfogo.
Abbiamo bisogno di riscoprire il desiderio di camminare insieme, perché l'uomo non é fatto per andare avanti da solo.
E abbiamo bisogno d'imparare di nuovo a domandare, in un mondo dove ognuno pensa di bastare a se stesso, in cui la "propria opinione" é diventato nuovo idolo.
E quindi hai ragione, mille, centomila Cometa, ce ne vorrebbero eccome.
Ma io, intanto, oggi sono grato che "in mezzo ad una selva di volti" quella ragazza si sia avvicinata proprio a te.
Non stupirti !
E grazie dello sfogo, ce ne fossero...
Un abbraccio
Post a Comment