Thursday, June 26, 2008

CAMBOGIA - seconda parte


Bangkok, inverno 1990, Wat Phra Keo.
Sono all'interno di uno dei templi più belli della città. Decido di tornarci una seconda volta dopo la mia prima visita, da solo, entrando poco prima dell'orario di chiusura, in modo che la folla di turisti se ne vada, a poco a poco.
Rischio forse di rimanerci chiuso dentro, ma ne vale la pena, perchè, sparita la frenesia dei visitatori, rimango come d'incanto in mezzo a riflessi di luce esaltati dal tramonto e tintinnii di campanelli mossi dal vento sulla cima delle pagode.
E' un fascino particolare quello che mi avvolge, di quiete interiore e di preghiera che si fa strada, in un luogo senza tempo dove buddsimo e fede cristiana non appaiono in contrasto tra di loro.
Trovo ad un certo punto un modellino in pietra di Angkor Wat, la straordinaria città dei templi cambogiana, nella zona di Siem Reap.
Mi fermo ad osservarla e sogno di poterla vedere un giorno o l'altro dal vero. Negli anni a venire non avrò questa fortuna ed è difficile che ciò possa capitare in fututo, ma ricordo bene quei momenti, come sensazioni di grandezza e di splendore, miste a qualcosa d'inquietante.


"questi templi rappresentano la memoria gloriosa dei Khmer. Al tempo della loro costruzione, fra il IX e il XII secolo, l'impero khmer occupava gran parte del Vietnam e della Thailandia attuali. Da allora, Angkor ha servito il fantasma politico di tutti i regimi che si sono succeduti in Cambogia. Anche il regime khmer rosso non ha rinunciato all'abitudine ancestrale di invocare quel passato per giustificare il presente. Ogni corso politico dell'epoca dei khmer rossi iniziava o terminava con il seguente slogan, che invoca quella nostalgica gloria: "Lavoriamo notte e giorno / Lavoriamo fino allo sfinimento / E' imminente la nostra ricompensa / La Kampuchea democratica ritroverà subito la gloria di Angkor"
(Claire Ly)

Fantasmi, di Tiziano Terzani, termina con un articolo su Angkor: "la direzione in cui andavano i suoi pensieri", dice al riguardo la moglie Angela Staude.
Tiziano porta lì i suoi figli, in quello che a lui pare possa essere unico gesto davvero educativo: "Seminare dei ricordi. Nel mio ruolo di padre non ho fatto altro. Ai figli non ho mai pensato di poter insegnare granché, ma fin dall'inizio della loro presenza in casa ho sentito che attraverso alcune esperienze indimenticabili potevo mettere nella loro memoria i semi di una grandezza con la cui misura vorrei che vivessero". La grandezza che vede ancora intatta ad Angkor, "pur in rovina" e semi dai quali "in qualche modo, da qualche altra parte, continuerà a germogliare una vita che aspira al "grande".


Anche Claire Ly torna ad Angkor.
Un passato in Cambogia da alta borghesia, laurea in diritto e filosofia, poi l'insegnamento e infine l'inferno, deportata dai khmer rossi in un campo di lavoro. Marito e padre uccisi, poi la strada dei profughi, l'arrivo in Francia e l'inizio di una nuova vita. La conversione cristiana, di nuovo l'insegnamento, la sua testimonianza in un libro - "Tornata dall'inferno" - ed infine il ritorno in Cambogia visto come un "cammino di libertà".
C'è da vincere l'incubo del genocidio, la paura di rivedere quei luoghi, qualcosa che sembra quasi impossibile a priori.
Anche lei, ad un certo punto, passa da Angkor col figlio e sembra ritrovare un'armonia: "la moltitudine di quei volti di pietra mi fa prendere coscienza che la mia storia personale su quella terra khmer non è composta solo da volti del passato, felici o infelici; è fatta anche dai volti attuali di quel popolo ferito. Volti di uomini e donne incontrati nel corso di questo terzo viaggio, volti molto diversi, a volte molto vicini e altre volte molto lontani, ma tutti convergenti verso uno stesso punto d'incontro: quello in cui si ricostruisce la mia identità e da cui nasce la mia ricerca. Come i raggi del sole conferiscono forma alle torri dai quattro volti di Bayon, così la quotidianità degli abitanti del regno khmer consolida la mia identità spezzata. Ora so che, pur essendo diventata altra, discendo sempre da questo popolo. Sulla terrazza del Bodhisattva della compassione, alcuni frammenti della vita delle persone ordinarie assumono per me un volto".
Quella di Claire Ly è faticosa esperienza di serenità che si è fatta strada poco a poco; la cristiana convertita che è diventata accoglie ora la buddista che era : "la vita nuova che ho ricevuto per grazia è una vita ospitale che permette di accogliere in me la buddista così com'è. Non cerco assolutamente di convertirla. Le lascio semplicemente uno spazio di parola. E, paradosso!, la parola autentica della buddista permette alla cristiana di essere sempre più discepola di Cristo. Sì, oggi so chi sono: una discepola cristiana cattolica venuta dal buddismo. Non lo avrei mai veramente saputo se non fossi tornata verso l' "inferno" e se non avessi avuto il coraggio di incontrare i miei fratelli khmer straziati, sia buddisti che cristiani."


Il racconto straordinario di Claire Ly è quello della speranza che va oltre le più brutte evidenze della storia: "ecco la buona novella del cristianesimo che amplifica ulteriormente la grandezza dell'uomo percepita dai buddisti. Ma questa grandezza, l'uomo non la trae da se stesso. E' dono della Vita di Dio..."
Ed è speranza che ha radici nella domanda: in quella che Don Giussani chiamò un giorno "mendicanza":
"(...) il mistero della misericordia sfonda ogni immagine umana di tranquillità o di disperazione (...) Questo l'abbraccio ultimo del Mistero, contro cui l'uomo - anche il più lontano e il più perverso o il più oscurato, il più tenebroso - non può opporre obiezione: può disertarlo, ma disertando se stesso e il proprio bene. Il Mistero come misericordia resta l'ultima parola anche su tutte le brutte possibilità della storia. Per cui l'esistenza si esprime, come ultimo ideale, nella mendicanza. Il vero protagonista della storia è il mendicante: Cristo mendicante del cuore dell'uomo e il cuore dell'uomo mendicante di Cristo".

Questa mendicanza è il trionfo della reciprocità tra l'uomo e Dio, che rispetta la sua libertà.
Questa è la vera speranza dell'uomo nuovo, dell'alba di un nuovo giorno.
E del sogno folle di un Dio: "Che tutti siano uno!" (Gv 11, 27)

Cambogia, letture:
Molyda Szymusiak - Il racconto di Peuw, bambina cambogiana - Einaudi
Antonio Soda - Testimonianze dalla Cambogia - ed. San Lorenzo
Tiziano Terzani - Fantasmi - Longanesi
Claire Ly - Tornata dall'inferno - Paoline editoriale libri
Claire Ly - Ritorno in Cambogia - Paoline editoriale libri


PS: Grazie a Marco (http://www.marcoecristina.it/) per avermi permesso di pubblicare una sua foto di Angkor Wat

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