Un minuto a mezzanotte, squilla il telefono. Sto aspettando che mia moglie torni a casa, ma non é lei che sta chiamando. Sul display del cellulare compare "UTIC", unità coronarica: c'é da tornare in ospedale. Dodici ore appena passate là dentro e non é ancora abbastanza. C'é un moto di stizza, ma é la reazione di un istante, qualcosa che per fortuna dura poco. Mi vesto di corsa e dopo poco sono di nuovo fuori sulla strada. "E' una vita rock'n'roll!" dico al collega appena arrivo, il mio sguardo decisamente più assonnato del suo. Ma é un volto che si veste di sorrisi, il nostro, mentre lui é già pronto a partire, per andare ad aprire quella coronaria che si é chiusa, quella che ha portato quella donna fino a qui.
Mentre lui sarà al lavoro in sala di emodinamica, io continuo il mio in ospedale, che qui tempo per fermarsi sembra che non ce ne sia proprio mai. Tornerà dopo un paio d'ore, un lavoro ben riuscito, lo sguardo soddisfatto; é tutto calmo ora, posso tornare indietro anch'io.
Le note di Low Rising sono la colonna sonora ideale, lungo la strada deserta che porta verso casa, una fine nebbiolina umida che bagna di tanto in tanto il parabrezza. Nello stesso istante il collega rimasto in ospedale sta bevendo un té alla macchinetta, quella che entrambi conosciamo bene, quella che ha come sfondo la costellazione delle luci della città. Quattro del mattino e siamo in pista tutti e due, facendoci felici di ciò che accade e dell'essere strumento nelle mani di un Altro, perché un disegno più grande di noi si compia anche dentro la misteriosa circostanza di un dolore.
Ci scambiamo qualche sms: sono cose che vanno condivise queste.
"The road was our school... a goddam impossible way of life", c'é scritto all'interno del vinile di "The Last Waltz", il concerto d'addio di The Band, per il sottoscritto il più grande show di tutti i tempi. Cos'altro é anche questa mia strada, se non questa sfida, la stessa divina e impossibile avventura dell'abbraccio alla realtà, tutta da vivere, passo dopo passo, fino alla fine del viaggio? "Se Dio esiste - scrive un amico francese, diciassette anni come responsabile del dipartimento d'emergenza dell'ospedale di Blois - abita là, nel cuore di quell'uomo". Un paziente "scomodo", di cui lui era stato capace di prendersi cura a dispetto di tutto e di tutti. "E Dio é amore!", aggiunge.
E' tutto dentro qui, niente di più, niente di meno. Si può desiderare di più?