C'é un film, un po' concerto e un po' documentario, insomma quelle cose che piacciono a noi, fatte di tanta musica, immagini e pensieri, che negli ultimi tempi mi capita di rimettere spesso e volentieri nel lettore dvd di casa. Capita soprattutto in certi momenti, quelli che si coniugano con la malinconia, perché di questa é intriso questo film fino al midollo, dentro i suoni ed i paesaggi di cui é composto. Malinconia, però, capace di condurre altrettanto bene verso la bellezza, attraverso quegli stessi paesaggi ed i tempi straordinariamente morbidi di narrazione.
La band é quella degli islandesi Sigur Ros ed il film, Heima, narra la storia della loro strada verso casa, quella fatta di una serie di concerti svoltisi nella loro terra d'origine, alla fine di un tour mondiale che li aveva portati un po' dappertutto. E' un racconto affascinante, che viene mostrato attraverso splendide riprese, che mostrano i luoghi dove il gruppo si é trovato a suonare; gruppo talvolta solo, dentro le rovine di una fabbrica o fuori sotto un freddo cielo grigio-azzurro del nord, magari vicino ad una casa abbandonata; altre volte in mezzo a pochi spettatori, quasi fosse un tranquillo cantare tra amici intorno al fuoco alla sera, mentre ci si passa la bottiglia del vino e si mangia assieme qualcosa che sia capace di scaldare l'anima oltre ai muscoli ed al cuore. Altre volte ancora il concerto raccoglie molte più persone, ma sempre c'é una natura a fare da sfondo a questi suoni, che li avvolge, ma allo stesso tempo li fa nascere, perché é solo guardando questo film che, forse, si capisce sino in fondo una proposta musicale troppo spesso spacciata frettolosamente per triste e faticosa e quindi altrettanto facilmente allontanata da sé senza provare ad entrarvi sino al profondo.
C'é un passaggio del film in cui anche lo spettatore giunge al concerto a poco a poco, accompagnando a piedi tutti coloro che vede nello schermo e camminando lentamente lungo lo spettacolare altopiano che sovrasta i canyons di Asbyrgi; spettatore che, arrivato infine sul luogo del concerto, si trova assieme a famiglie e bambini, quasi fosse una festa di paese; bambini, tanti, di cui tutto il film é costellato, presenza gioiosamente disposta tra una canzone e l'altra, momenti di gioco spensierati, talora persino in mezzo all'acqua che, a prima vista, sembrerebbe troppo fredda persino per loro, inossidabile gente del nord. Bimbi che, spesso e volentieri, arrivano anche vicino ai musicisti, toccano le loro gambe e gli strumenti, giocano letteralmente con essi. Bambini e ragazzi che, prima del concerto, giocano con decine e decine di aquiloni, magari dopo aver cenato liberi sul prato; aquiloni liberi di volare su nel cielo, sostenuti da fragili ma felici mani.
Ho sognato d'essere libero come un'aquilone anch'io, di staccarmi dalla mia tristezza e dalla malinconia, quando mi assalgono in maniera troppo forte perché io riesca a sopportarla.
Ho pensato al grido di bisogno tutto intorno, quando é troppo forte per essere sufficientemente sostenuto dall'umano dentro me. Grido come bisogno di tornare sulla strada che porta verso casa, un sentiero di certezze e sicurezze che sia più grande del mio stesso camminare, fattosi semplice incedere barcollante, paurosamente incerto sulla consistenza della meta, troppo lontana per essere intravista durante il viaggio.
Un giorno di qualche anno fa uno dei miei figli tornò a casa dalla scuola materna con una richiesta un po' strana: quella di posare il palmo della mia mano su una bacinella piena di colore, per farne poi un'impronta su un foglio tutto bianco. Dopo un po' di tempo, il giorno di San Giuseppe, ritornò a casa col risultato finale, la mia mano intrecciata con la sua e sotto una scritta: "cammino sicuro nel mondo tenendo la mano del mio papà".
Capii quel giorno che un bambino non mette mai in discussione il fatto che il proprio papà o la propria mamma siano capaci di volergli sempre bene, qualunque cosa accada. E' per questo che un bimbo cammina sicuro per il mondo, anche quando sembra che compia gesti inadeguati; il fatto é che lui non mette mai in discussione un amore più grande che lo sostiene in ogni circostanza. Come un aquilone che vola libero nel vento, il bimbo é sicuro di una mano più grande di lui, che lo lascia libero ma sempre lo guida e lo sostiene e, per nessuna ragione, lo abbandonerebbe mai.
E' per questo che il cuore di noi adulti, divenuti troppo grandi e troppo insani, troppe volte vacilla e s'incupisce nella malinconia e nella tristezza più profonda: ha semplicemente smesso di guardare alla mano di un Padre più grande, Uno che non smette mai di camminare insieme a lui, anche nelle circostanze più avverse e misteriose.
Basterebbe ricordarsi di questo, in fondo, per tornare a volare liberi nel cielo.
Come quel gruppo di aquiloni spensierati, sopra un cielo azzurro d'Islanda.
6 comments:
Stupendo!
Che grande lezione di vita ci hai regalato!
E poi mi hai fatto scoprire questi Sigur Ross ed il loro film che mi devi dire come procurarmi....
Ciao Verné, ben ritrovato!
Il video o trovi un po' dappertutto in vendita su internet...
è proprio così
Ciao Fausto
come vedi, ogni tanto passo.....
eh si, dvd spettacolare, che quasi quell'anno vado in Islanda con il Ciciuxs. Io però manderi anche più a nord tal rosetti. :-)
Mauri non farti prendere troppo dal calcio... torna ai vinili !!
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