Cos'avresti visto, se avessi percorso con me miglia e miglia, lungo gli stessi binari di quella ferrovia?
Un uomo curvo, forse, a tratti paurosamente incerto nel cammino, il passo sempre più stanco, eppure il volto sorridente. L'avresti visto parlare sempre meno, ma camminare sempre più.
E poi fermarsi, farsi da parte a volte e inciampare, spesso e volentieri.
E cadere - certo - ma rialzarsi dieci, cento, mille volte ancora.
Senza eroismo, però, se non quello che ripone la speranza nella fiducia dell'Amore.
Poi, alla fine del viaggio, un mucchio di guai e peccati da deporre, la sola cosa che non avesse Lui, l'unica da offrire in cambio a Chi avesse regalato tutto il resto.
Guarda questo niente e rendilo tutto col Tuo amore.
Ma spoglialo prima di ogni cosa, fallo morire veramente di ogni orgoglio ed insulsa vanità.
Perché solo così potrà marcire in terra e far germogliare un frutto che abbia davvero sapore.
E farsi felice, al fondo, del viaggio lungo quella ferrovia, di ogni fiore e frutto e volto che ha incontrato.
Perché possa rendere grazie di quel dono inatteso e ricevuto, colmo d'amore donato e ricambiato, alba che risorge dopo ogni tramonto, binari di un'avventura che hai chiamato Vita.
"Mi son messo a morire,
e quel che accade non m’importa più;
ora voglio sparire
nel cuore abbandonato di Gesù.
Tutto questo penare
Per l’avarizia e per la vanità
nell’amore scompare:
ho riacquistato la mia libertà.
Mi son messo a morire
a questa morte che non muore più:
ora voglio gioire
con Dio della sua eterna gioventù."
(Igino Giordani, 1951)