Sunday, September 11, 2011

NOTTE DI SETTEMBRE

Hanno spostato la macchinetta del caffé. Ed al suo posto, lungo questo corridoio d'ospedale, sono rimasti solo muri e finestre, dipinti di nuovo ed illuminati a giorno, anche nelle ore più scure della notte. Un corridoio strano, silenzioso, dove i passi rimbombano nel vuoto.
E là, dove non c'é più la macchinetta del caffé, rimane solo la finestra dove un ragazzo é volato via.

Un'altra notte lungo le torri di guardia, un'altra notte d'ospedale. Notte di undici settembre di dieci anni dopo. Altre torri, altre vite volate giù anche allora.
Paura, venti di guerra, masters of war che non muoiono mai. L'uomo che sembra non voler cambiare mai.
Sono cambiato io?

Ricordo quel che disse Chiara Lubich all'indomani di quel giorno. Che il mondo, paradossalmente, tendeva ancor di più all'unità. E che la storia dell’umanità altro non era se non un lento, eppure inarrestabile, cammino verso la fraternità universale. Frasi da visionaria, per chi aveva il cuore troppo indurito per vedere. Frasi di sapienza e verità, invece, per chi, come Chiara, continuava come e più di prima a camminare lungo le strade dell'Amore.
Amore che, un giorno, mandò il Suo Figlio a sporcarsi le mani con noi.
Ed a lasciarci un testamento, che dice "Padre, che tutti siano uno".
Non vale la pena di vivere, per meno di questo.
Anche dopo l'undici settembre.


1 comment:

anna said...

Che Dio ci perdoni.
ciao!