L'hanno fatto di nuovo. Mettere a ferro e fuoco un'arena a colpi di mitragliatrici Fender o Rickenbacker. Come fanno da anni, peraltro, quei folletti di nome Wilco, che imperversano, indisturbati, nelle praterie del rock'n'roll. Questa volta si chiama Alcatraz, la prigione dalla quale stanno cercando di uscire, ma non c'é verso, nessuno uscirà vivo da qui, miei cari, perché il pubblico italiano - é l'introverso Jeff Tweedy che lo dice, non Bruce Springsteen il piacione - é il migliore del mondo. E noi lo sappiamo bene, noi che abbiamo reso sold out questo locale già da un sacco di mesi. Lo so bene anch'io, che da quando li vidi per la prima volta al conservatorio due anni fa, deicisi di non perdermi più un loro concerto per nessuna ragione al mondo. Lo comprende anche il mio amico Marco, che non li aveva mai visti suonare dal vivo. Il mio amico Marco che non si é ancora stufato d'insegnarmi a suonare la chitarra, una pazienza infinita con me che tanto non imparerò mai. Questa la facciamo sabato, mi dice dopo un assolo devastante di Nels Cline, la cui anima sembra voler fare di tutto per uscire da un corpo perennemente in pena, passando da riff ed infinite strade inesplorate che percorrono ogni tipo di suono. E come no, amico mio, la facciamo quando vuoi questa canzone. Chiamami anche stanotte, io sono già pronto.
E comunque meno male che siamo all'Alcatraz stasera. Che il conservatorio avrà pure tutta un'altra acustica, ma come si fa a starsene seduti tranquilli quando lassù, sul palco, sta accadendo di tutto? E dice anche questo, Jeff, a un certo punto, che é bello essere qui, davanti ad un pubblico in piedi che balla e canta con loro, conosce a memoria quasi tutte le loro canzoni.
E' per questo, forse, che a un certo punto comincia anche a sorridere. Un sorriso all'inizio un po' sornione, sguardi d'intesa lanciati ai membri della band, ma che, a poco a poco, si fanno sempre più larghi e distesi, rivolti verso quella gente sotto il palco pronta a condividere la festa. Ci sono tutte le canzoni dei Wilco, questa sera: tante dal nuovo album - The Whole Love - ma almeno una anche di tutti gli altri. E i sorrisi le attraversano tutte, sempre più. Fino a quella Jesus, etc. in cui la furia delle note sembra fermarsi all'improvviso e dilatarsi in una dimensione finalmente senza spazio e senza tempo. Tweedy lascia il microfono, vuole cantarla insieme al pubblico e ci riesce. Allarga le braccia: "Our love is all we have", canta. Possiamo fermarci qui, Jeff. O almeno il mio concerto, quello potrebbe fermarsi anche qui. Our love, tutto quel che abbiamo. Non abbiamo biosgno d'altro per andare avanti in questo mondo. La certezza di un Amore più grande sopra di me e di te. Un amore elargito gratuitamente, gratuitamente da redistribuire tra di noi.
Jeff non si ferma, però, e non si fermano i suoi; rimettono in moto il motore, lo lanciano all'impazzata fino alla fine: Hoodoo Voodoo é l'apoteosi finale, energia ed allegria senza fine. Anche un tecnico del suono impazzisce e salta sul palco, balla e batte il tempo, la faccia di Frank Zappa e a torso nudo come Iggy Pop. Due ore e passa di concerto, sorridono tutti alla fine, anche Cline che finalmente si é quietato.
"See you next time", ci dicono mentre vanno via.
Stanne certo, Jeff, noi ci saremo.
With our love. It's all we have.
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