"E dice Signore lo vedi / il panorama di Betlemme /
Questo cielo senza riparo / questo sipario di fiamme"
(Francesco De Gregori)
“Se nei prossimi giorni le capitasse di trovarsi a tu per tu con il Santo Padre, che cosa gli direbbe?”. Georges Coittier, teologo emerito della Casa Pontificia non ha dubbi: “Niente parole - risponde – Soltanto un abbraccio, un grande lungo abbraccio".
Ecco. Forse ciascuno di noi
potrebbe rispondere la stessa cosa. Di fronte alla commozione, allo sgomento,
al timore del futuro, nessun pensiero e nessuna parola. Solo un forte e largo
abbraccio.
Del resto è così che si manifesta
la gratitudine. Gratitudine per questo Papa, per ciò che ha saputo dire ad ogni
uomo, non solo di fede, ma anche di semplice buona volontà. Il Papa che ha
affrontato i temi della modernità, che è sbarcato su Twitter, che ha parlato a
partire da un cuore afferrato da Cristo.
Di tutti i personali ricordi che
in questi giorni affiorano impetuosi nella mia mente, ce n’è uno, più forte di
tutti gli altri. Quello vissuto nella spianata del campo volo di Bresso, lo
scorso 3 giugno, durante l’Incontro Mondiale delle famiglie. L’uomo che scende
faticosamente dall’auto poggia il proprio passo su un bastone. Non è il bagno
di folla a dargli la forza che gli anni sembrano inesorabilmente
volergli sottrarre, ma un bastone, un bastone a forma di croce. La Chiesa è
di Cristo, ha detto Benedetto XVI alla sua prima udienza all’indomani
dell’annuncio-shock delle sue dimissioni. E Cristo, ha aggiunto, non le farà
mai mancare la sua guida e la sua cura. L’applauso incessante dei fedeli in
sala Nervi, che quasi impedisce al Papa di proseguire il suo discorso, altro
non è che quel grande e lungo abbraccio che ciascuno di noi vorrebbe dargli. Soprattutto adesso, che il successore di Pietro ha fatto sue le parole
imperiture di Paolo: “Ed egli mi ha detto: "Ti basta la mia
grazia; la mia potenza infatti si manifesta pienamente nella debolezza".
Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la
potenza di Cristo. Perciò mi compiaccio nelle mie infermità... quando
sono debole, è allora che sono forte
» (2 Cor 12, 9-10).
Grazie
Santo Padre, per tutto quanto ha saputo darci con il dono della sua vita. Come
scrive Marina Corradi, in un editoriale di Avvenire, é il cuore che ci aiuta a
capire meglio la sua scelta e dirle con fiducia e speranza un nuovo grazie. Il
Signore, come lei ha detto a ciascuno di noi, ci guiderà.
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