Saturday, January 31, 2009

A LEZIONE DI REALTA'




Ancora padre Aldo Trento. 
Chi segue questo blog lo conosce già. Ma anche chi lo conosce non smette di stupirsi. E di meditare le sue parole, che vanno dritte al cuore.
Una lunga lettera, che va letta poco a poco, finché rimane dentro di sé per non uscire più.
Lezioni di realtà, né più ne meno, ma é lo sguardo che fa la differenza.
Di fronte a molto di ciò che lui racconta, molti di noi scapperebbero. Padre Aldo, invece, prende tutto su di sé. Per scoprire, poi, che é un Altro che conduce le cose, mentre a noi chiede solo di dare una mano.
Ed in cambio dona la felicità.

"(...) La realtá é la realtá e si impone per ció che é attraverso le diverse circostanze della vita: il nascere, il crescere, lo studiare, il mangiare, l’andare al bagno, pulirsi, tenere in ordine l’armadio, innamorarsi, sposarsi, fare dei figli, essere prete o consacrato, soffrire e infine morire.

La realtá é un’unitá che si esprime in modo meraviglioso a 360 gradi. Allora, o uno la vive o non la vive. Ma viverla significa vedere in lei la poderosa voce dell’Eterno “Ex uno omnia, et omnia locuntur unum”.

Immaginatevi cosa sarebbe per me la vita quotidiana senza questa prospettiva: una paralisi. Sarei come un bimbo davanti ad una vetrina piena di giochi e non saprebbe quale prendere, o,  per dirla con Giussani, come un bimbo davanti al meccano. Per me dentro tutti i casini di cui è fatta la realtá è chiaro quell’UNO, per cui non esiste condizione della realtá che non sia positiva, che non generi ammirazione, commozione. Cosa diversa dallo “spettacolo”, ecc. o cose di questo genere.


Facciamo degli esempi.

Ieri mattina il Vicepresidente, oggi Presidente in esercizio per l’assenza di Lugo che è in Brasile alla internazionale socialista, è venuto a trovarci per invitare padre Paolino e me all’inaugurazione del museo del calcio, con la sua presenza, quella di Platter, presidente della FIFA, di Hevalange, ex della FIFA, Leoz della confederazione Sudamericana a altri “divi” del calcio come Cafu, Higueta ecc...

Una sera splendida, con la “mafia” mondiale del calcio. Un’ora prima di partire, nella clinica muoiono due persone. Le assisto, sto con loro, dò ai loro corpi freddi un bacio e poi con Paolino alla festa del calcio. Torniamo a notte fonda, dopo essere passati in un buon ristorante a mangiare  e quindi vado alla clinica per l’ultimo saluto. Finalmente a dormire, ma dormiró solo 3 ore. Alle 7 di questa mattina viene a colazione il Vicepresidente con due industriali vicentini: Rino di Arzignano il re del cuoio, un altro impresario, sempre veneto e un paraguayo. Una buona colazione. Si parla di tutto...si parla perfino con il capo della segreteria di Galan, con Bepi Saretta, ex deputato D.C., con un viceministro del governo Berlusconi. Si vedono possibilitá di aiuto...di finanziamenti fra i due governi. Paolino ed io, due cretini qualsiasi, il cuore di tutto. Terminata la colazione il vicepresidente se ne va e i due industriali veneti a contemplare tutto. Lascio a voi immaginare la loro faccia. Se ne vanno anche loro...ma il pranzo sará ancora con loro, il Vicepresidente della Repubblica ecc.. Quindi vado alla clinica, sto con i due morti, celebro la Messa, do loro il bacio finale sulla fronte...e via al cimitero. Gli ammalati che si possono muovere assistono. Ricordo loro che il turno è per tutti e prossimo. Ogni faccia è lieta.

Le due bare passano fra i bambini che giocano, si fermano, pregano e poi riprendono a giocare. Cosí gli adulti del café letterario, cosí gli operai.

Quindi facciamo il consiglio di amministrazione, mentre ci dicono che è arrivata una persona malata terminale con un cancro alla faccia grande come una zucca e perde sangue a dirotto. Corrono i medici, gli infermieri. La vita é la vita. La realtá é la realtá. Nessuno spavento, nessun trauma, nessuno spettacolo. Qui è una festa perchè la vita é cosí ed é cosí anche quando fra poco inizia la scuola e i nostri bambini di tre anni fino ai 12 andranno alla clinica a visitare Victor, Cristina, Celeste, a pregare per chi muore, toccare il corpo e farsi il segno della croce.

Ma non solo tutti i giorni a pranzo la nostra comunitá religiosa, P. Paolino, Ferdinando ed io, é composta di diverse persone, normali, depressi, con problemi... C’é chi parla, chi no, chi troppo, chi mai. É un circo ma che bello... Niente borghesismo o i frati che se la contano. Anzi... immaginatevi quanto grande deve essere la tensione ideale, la familiaritá con Cristo. Dico loro: ma io sono stato abbracciato cosi da Giussani, da Carron, dalla fraternità S. Carlo, é la vita. La comunitá fa i conti con la realta: certo tutto potrebbe essere piú comodo... ma la realta si impone.

Cosa vuol dire prendere sul serio quanto Carron ci dice, quando ci parla della realtà, della familiaritá con Cristo? Per Me, questo.


Amici, capite dov’è il problema?

È se siamo ancora capaci di guardare la realtá come segno della Presenza, se la realtá ci è familiare, se le circostanze, qualsiasi, come la crisi economica che vi spaventa, sono per voi come per me la modalitá con cui il Mistero si relaziona con voi, con me. O sono gli aspetti brutti della realtà? Per caritá. Per me sono gli aspetti belli, anche se drammatici. Perchè non essere riuscito a dormire non è certo facile per me, però anche questa fatica è bella perchè mi fa chiedere di piú. Quando non dormo bene tutto mi è terribilmente piú difficile, sudo il doppio e il sudare mi rende nervosissimo. Peró che grazia, per chiedere il dono della pazienza! Poi con gli “ultimi”, che vorrebbero mangiarmi se potessero! Ogni attimo uno che ha bisogno, che chiede. I miei nervi non sono facilmente controllabili. Però si possono semplicemente trasformare in preghiera. E cosí accade.


Per terminare, amici, la vita è la vita e se, per un equivoco, vi e stata fatta vedere in uno dei suoi aspetti piú drammatici e affascinanti, sappiate che per noi, per me, è un’altra cosa, è la realtá, è la vita nel suo bellissimo aspetto finale quando finalmente tutto si compie nella pienezza della vita. Quando la realtá appare in tutto il suo splendore come dice S.Paolo: “la realtá è il corpo di Cristo”.

Auguro una sola cosa: siate realisti. E allora anche la crisi economica si trasformerá in creativitá, in una possibilitá nuova di scoprire ció che siete, ció che siamo, riscoprendo il destino per cui siamo fatti.

Benedetta crisi, per chi ama la realtá. Un’occasione unica per convertirci e credere nella Provvidenza in modo concreto

In fondo non possiamo non seguire quanto Carron ci indica continuamente: “guardare la realtá, la familiaritá con Cristo”. Cosi tutto diventa missione cioé movimento, come anche nel pranzo di oggi con un gruppo di industriali decisi a camminare con noi. Il movimento é tutto questo camminare dell’io dall’inizio alla eternitá passando per la morte."


Con affetto

P.Aldo



Thursday, January 29, 2009

NULLA PER CASO - PARTE SECONDA



Ma guarda un po' cosa succede .
Che Colui che ti sostiene, ancora una volta non si lasci battere in generosità.
Così accade che, nel momento stesso in cui una giornata particolare ti ha risollevato dal nulla ed ha fatto sì che, con entusiasmo, tu ritornasti all'opera, in un'agire che é solo andare dietro al Suo disegno buono, Lui ritorni da te attraverso altre strade.
Scrive il mio amico Paolo R., che ha condotto l'altro giorno l'incontro con i coniugi Figini, a commento del mio ultimo post: "Grazie Fausto! Leggendo quello che hai scritto capisco meglio quello che è accaduto ieri. È proprio vero che da soli non si combina molto, ci vuole un amico che ti indichi la Presenza là dove si manifesta."
Ma come Paolo, dovrei essere io a ringraziare te, per essere stato perno di unità tra Marina, Innocente e tutti noi. Tu che mi hai aiutato a capire quel che succedeva e che mi sei testimone, Dio solo sa quanto, in mille altre occasioni.
E allora com'é questa faccenda?

Recita l'editoriale di Tracce di questo mese: abbiamo bisogno di "un amico che ti dice "guarda!", un amico che "é soprattutto questo: testimone di un'esperienza". E che "con tutti i suoi limiti, é sorpreso dall'imponenza con cui il Mistero opera. E allora ti dà di gomito e dice: "Guarda! Guarda che cose grandi Cristo sta compiendo davanti a noi. Aiutiamoci a vederle fino in fondo. A giudicarle".

Siamo necessari l'uno all'altro, non c'é niente da fare.
La bella sorpresa é che lo scoprire un bisogno non ti ha reso triste, ma felice.

Sunday, January 25, 2009

NULLA PER CASO


«Non abbiamo mai fatto progetti a tavolino, ci siamo sempre sentiti liberi dall’esito. Liberi di chiedere a chiunque un aiuto, perché tutto concorre alla sua Gloria. Non abbiamo mai voluto capire teoricamente cosa significasse la parola comunione. Ne abbiamo fatto esperienza nell’accoglienza. La comunione è un giudizio, è verità. Nasce dall’unione dei cuori, non da temperamenti simili». (Innocente Figini)


I piedi giù dal letto, al mattino presto, svogliatamente.
Perché sono giorni che ti trascini così, in qualche modo. Piccole delusioni, fatiche sul lavoro, imprevisti quotidiani. E così hai perso di vista la realtà, la capacità di lasciarti stupire e di aderire ad essa, con baldanza, ma anche con caparbietà.
La giornata che ti si prospetta, però, ti mette dentro un fremito, come se già sapessi che potrebbe ridestare in te un desiderio. E allora provi a buttartici dentro così, senza troppe domande.
Passa poco tempo e ti ritrovi lì, in quella celebrazione eucaristica che oggi ha messo l'abito della festa. Perché proprio di festa oggi si tratta, quella della famiglia. E mentre sei ancora un po' assonnato, ecco che arriva la prima botta che non ti aspettavi. Il tuo amico Don Antonio sta dicendo a tutti che bisogna partire da ciò che c'é e non da vaghi desideri che il futuro sia migliore. Sta dicendo che l'essere santi é un già e non ancora, é dire un sì a ciò che ti vien dato ora, perché dentro quell'adesso c'é già una pienezza tutta sperimentabile sino in fondo. Lo sta dicendo a tutti, ma sembra che lo dica solo a te, perché senti che é di quello che avevi bisogno ora. Nulla per caso, dici dentro di te.

Dopo un po' ci si ritrova tutti in salone. E' il pranzo comunitario, ma tanta gente così davvero non te l'aspettavi. Bambini, adolescenti e giovani. Genitori e nonni. E quando ti siedi al tavolo, ritrovi di fianco a te pure una giovane famiglia musulmana.
Avevi sentito parlare di dialogo in questi giorni e quella certezza aveva tentennato forte in te, figlia di tante, troppe paure. Così che quasi non ci credevi più: che la presenza di Cristo tra coloro che si amano nel Suo nome potesse essere ancora il seme di ogni unità. Ed ora quei volti accanto a te, nel salone parrocchiale, sono proprio quello che ti serve. Per credere ancora che non sei tu, ma é Lui che é all'opera, dentro opere imperfette perché umane, ma così belle perché frutto di coloro che si fanno docili strumenti nelle mani dell'Artista.
Ti basta uno sguardo su quella sala e ti accorgi che quella é la seconda botta, il secondo pugno nello stomaco che non ti aspettavi. Che é arrivato oggi e non ieri. E neppure domani. Perché nulla accade per caso.

E così prosegui il pranzo, chiacchierando con l'amico (grazie Marco!) che il Suo disegno ha posto oggi a fianco a te. Un amico che ha lavorato tutta notte in ospedale, ma che ha pensato che non ci fossero buone ragioni per non essere lì. Così ti scopri a guardare con dolcezza il suo viso e quello di sua moglie e dei bambini. E mentre ti fai uno con lui, dentro il suo vissuto, dentro ciò che ha da donarti in quel momento e sullo sfondo scorgi altri volti che ti sono cari come il suo, capisci quale razza di grazia é capitata proprio a te.
Quella cioé di avere amici che sono testimoni.
Quella di non essere solo, tuo malgrado.

Ci si sposta in un altra sala. Oggi ci sono Marina e Innocente Figini, a raccontare di Cometa.
Li hai già visti, sei già stato a casa loro, in quella "città nella città" alla periferia di Como, dove l'affido di molti bambini ad alcune famiglie é divenuto una realtà che desta continuo stupore.
L'hai già visto e già vissuto, l'hai pure raccontato sul tuo blog ( http://talkin-walkin.blogspot.com/2007/11/un-pomeriggio-cometa.html ) e stavi rischiando grosso d'essertelo dimenticato. Ma dopo pochi istanti tutto riaffiora e così, un po' alla volta, ricomincia la tua educazione alla realtà.
Perché é proprio quella, la realtà, che loro ti rimettono davanti, quando dicono che l'avventura é cominciata dicendo semplicemente un sì a quello che gli capitava di avere tra le mani e tra i piedi: la richiesta di avere un bambino in affido per un po'.
Poi quella realtà diviene sempre più "stringente"- come dice Innocente - al punto che quello che ai più sembra qualcosa d'impossibile da sostenere (quattro famiglie con 12-13 figli a testa, tra quelli naturali e quelli in affido), per loro, invece, é l'unica modalità di essere uomini e donne felici. Altrimenti é troppo facile scappare, dire che non ce la si fa, che questa vita é impossibile da vivere. Ed in effetti é proprio così: anche con un figlio solo, in famiglia, non ce la puoi fare, perché solamente il risveglio del desiderio del Bello che c'é in te può ridare gusto a ciò che fai. Ma quel risveglio, poco a poco diviene desiderio di comunione ed é quella la cosa di cui hai bisogno più di qualsiasi altra.


Due ore passano in un attimo: solo l'orologio impone alla gente d'andar via. E tu, invece, vorresti rimanere lì. A sentire ancora un po' di quel calore, quello che la Sua presenza ha generato. Già lo sapevi, che Lui l'aveva garantita sempre, a coloro che si fossero uniti nel Suo nome. Ma oggi, che ancora una volta l'hai sperimentata, insieme a quegli amici testimoni, si fa capace di stupirti come se fosse nuova.
E' proprio questo che cercavi per ritrovare la gioia e la speranza questa sera.
Che ti farà aderire di nuovo alla tua strada, diversa da quella di Marina e Innocente, ma non meno vera della loro. E quella che loro, nelle ultime parole che ti hanno detto, ti hanno invitato a seguire sino in fondo, senza indugio e senza sconto alcuno.
Quella strada che anche domani, dentro le cose di ogni momento e che prima sembravano averti schiacciato, ti farà riscoprire tutto come nuovo.
Oggi avevi bisogno di Marina e Innocente per capirlo, che sono passati così vicini da casa tua.
Ma nulla - ormai lo sai - accade per caso.

Thursday, January 22, 2009

IL MIO NOME E' GRAZIE


Chiara Lubich
(22 gennaio 1920 - 14 marzo 2008)

"(...) Cari fratelli e sorelle, proseguiamo la celebrazione eucaristica, portando all’altare il nostro grazie al Signore per la testimonianza che ci lascia questa sorella in Cristo, per le sue intuizioni profetiche che hanno preceduto e preparato i grandi mutamenti della storia e gli eventi straordinari che ha vissuto la Chiesa nel secolo XX. Il nostro grazie – che si unisce a quello del Papa, come abbiamo ascoltato - si unisce anche a quello di Chiara. Considerando i tanti doni e le tante grazie ricevute, Chiara diceva che quando si sarebbe presentata davanti a Dio e il Signore le avrebbe chiesto il suo nome, avrebbe risposto semplicemente: “Il mio nome è GRAZIE. Grazie, Signore, per tutto e per sempre”.
A noi, specialmente ai suoi figli spirituali, tocca il compito di proseguire la missione da lei iniziata. Dal Cielo, dove amiamo pensare che sia stata accolta da Gesù suo sposo, continuerà a camminare con noi e ad aiutarci. Quest’oggi, mentre la salutiamo con affetto, riascoltiamo dalla sua stessa voce queste parole che tante volte amava ripetere: “Vorrei che l’Opera di Maria, alla fine dei tempi, quando, compatta, sarà in attesa di apparire davanti a Gesù abbandonato-risorto, possa ripetergli – facendo sue le parole che sempre mi commuovono del teologo belga Jacques Leclercq : “… il tuo giorno, mio Dio, io verrò verso di Te. Verrò verso di Te, mio Dio (…) e con il mio sogno più folle: portarti il mondo fra le braccia”. Questo è il sogno di Chiara, questo sia anche il nostro anelito incessante: “Padre, che tutti siano una cosa sola, perché il mondo creda”. "

(tratto dall'omelia del card. Tarcisio Bertone, pronunciata in occasione delle esequie di Chiara, basilica di San Paolo Fuori Le Mura, Roma, 18 marzo 2008)


Sunday, January 18, 2009

CENA IN EMMAUS



Caravaggio - Cena in Emmaus  (1602)


Caravaggio - Cena in emmaus (1606)

I duecento anni della Pinacoteca di Brera di Milano iniziano ad essere celebrati in questi giorni con la mostra "Caravaggio ospita Caravaggio", nella quale i visitatori avranno occasione di vedere esposta la celeberrima "Cena in Emmaus" del 1606 insieme ad una versione precedente dello stesso soggetto, dipinta dall'autore nel 1602 e che normalmente si trova alla National Gallery di Londra.
Sono due quadri splendidi, di fronte ai quali rimani stupito per l'ennesima volta per i giochi di luce che la tecnica pittorica di questo straordinario artista era capace di creare.
Ma la cosa che mi ha colpito di più é stata una particolare chiave di lettura, che l'amico Carlo, che la sa più lunga di me su tante cose della vita, ha saputo donarmi in poche parole:

"Conoscevo i due quadri, ma non ne avevo approfondito i contenuti. Entrambi rappresentano la "cena in Emmaus", con Gesù ritrovato dai discepoli, in mezzo a loro. Stessa scena, ma modo molto diverso di rappresentarla.
La prima, del 1602, é ricca di particolari, piuttosto complessa nei simbolismi della tavola imbandita, del cesto di frutta... Lasciami dire che il Gesù giovane che vi compare non mi convince: ha un'espressione un po' sonnolenta, il viso pacioccone, più da "Gesù giovanetto tra i Dottori" che da fresco crocifisso e risorto.
Il secondo quadro fu dipinto nel 1606 in una situazione tragica: Caravaggio aveva appena ucciso un uomo, era ricercato e si era rifugiato presso uno dei suoi protettori.  Mi piace pensare che fosse "morto dentro, fallito, schiacciato dal peso della colpa" e che questo si sia riflesso sulla tela, più essenziale della precedente, con un chiaro-scuro più marcato, i personaggi più vecchi e pieni di rughe, la tavola spoglia.  Gesù ha l'età giusta, sui trent'anni, l'espressione sofferente e pensosa. Ma anche solenne e mistica. E' Gesù Abbandonato, colto nel momento in cui si trasfigura in Gesù In Mezzo.
(...) Entrambi i Gesù siamo noi, a volte sereni a volte tribolati, ma pur sempre perni di Unità. Possiamo sentirci giù, ma questo non ce la preclude, essa sola conta "affinché il mondo creda". Nonostante la nostra "miseria" dobbiamo costruirla come nostro capolavoro, allo stesso modo che Caravaggio, assassino e colpevole, ha costruito il suo"

Grazie Carlo, per avermi ricordato il progetto grande che un Altro ha su di me e che passa attraverso la mia umanità senza che io debba cercare di censurare alcunché.
E per avermi testimoniato anche oggi come questo progetto si possa incarnare in un cammino insieme, in cui ognuno può essere - nonostante tutto - "perno di unità".

Monday, January 12, 2009

IF I SHOULD FALL BEHIND



Utili al prossimo come un ombrello quando fuori c'é il sole, ecco i miei giudizi sui migliori dischi del 2008 e con due libri in aggiunta, sempre musicali, però.
I miei quattro o cinque lettori abbiano pazienza, perché qualcosa di bello sarà rimasto fuori; ma é inevitabile che sia così: non sono certo riuscito ad ascoltare tutto.
Poco importa, comunque: questi sono gli album che hanno accompagnato le mie serate e i miei percorsi autostradali, che mi hanno fatto compagnia nei momenti di gioia o lungo i miei sentieri grigi. E che hanno fatto vibrare le corde dell'anima. Che poi solo questo conta, in fondo: che la musica che ascolti o le cose che leggi facciano accadere qualcosa in te.
Ok, let's go:


Lucinda Williams - Little Honey
Va bene, lo confesso: questa é affezione. Perché Little Honey non é West. Però Lucinda é sempre Lucinda e a me non smette di piacere. Con la sua voce ed il suo modo di cantare, che il mio amico Paolo definisce "un'autentica scopata a ritmo di rock'n'roll"; nulla di volgare, però, si faccia attenzione:  piuttosto una struggente e sensuale modalità di rock al femminile, che rende i suoi dischi sempre affascinanti. Così anche questo lavoro, pur inferiore a quello dello scorso anno (West fu capolavoro assoluto), non mi dispiace affatto, attraverso ballatone country e blues talora torridi, altre volte sinuosi. Un disco adatto a vecchi nostalgici come me. Classico.


Nick Cave - Dig!!! lazarus Dig!!!
Dig!!! Lazarus Dig!!! prosegue sulle sonorità di Grinderman e personalmente mi attrae un po' meno rispetto agli intimistici No More Shall We Part e The Boatman's Call, già inesorabilmente datati ma sempre affascinanti. Ma un disco di Nick Cave non te lo devi perdere per nessuna ragione al mondo. Perché non c'è nessuno in giro con la stessa capacità di provocarti ed interrogarti in maniera così intrigante. Diabolico.





Jacob Dylan - Seeing Things
Ho sempre guardato con sospetto ai figli d'arte: generalmente sono delle grosse delusioni. Ma sin qui il prodotto di Jacob Dylan non é bagaglio artistico e culturale ereditato dal padre e riprodotto con abile mestiere. E' invece percorso autonomo, vissuto, sofferto e giunto a bella dignità. Questo disco e queste canzoni, poi, non sarebbero state fuori posto al Greenwich Village di NY nei sixties, ma questo vuole solo dire che il prodotto é di cristallina qualità.  Acustico.




Counting Crows - Saturday Nights & Sunday Mornings

L'inizio del disco é un urto improvviso, ritmi densi e martellanti, fatti di un rock di classe ed incisivo, per passare ad atmosfere improvvisamente calme e di ampio respiro nella seconda parte dell'album, di sapore più decisamente country e folk. Un percorso voluto, quasi concept-album, dove dalle atmosfere del sabato sera, allucinate e alla deriva, si passa a quelle della domenica mattina, in cui la sbornia smaltita lascia spazio al rimorso ed al rimpianto.
Non é disco di redenzione, quello dei Counting Crows, ma il desiderio di Significato comincia da qui.  Sferzante.


Joan Baez - Day After Tomorrow
Bentornata Joan, é un piacere rivederti e riascoltarti. Non fosse altro se non per constatare che il tempo su di te sembra non passare mai. Una voce che si arrampica ancora ed un sound arricchito dalla produzione di Steve Earle. C'é anche un brano firmato da Tom Waits e poi quella God Is God, messa lì, all'inizio del disco, quasi a dire: ho navigato a lungo, con costanza e fedeltà e non ho mai smesso di lottare, ma forse oggi c'é un'urgenza in più: "Io credo nella profezia/Alcuni vedono cose che non tutti possono vedere/e di tanto in tanto comunicano il loro segreto a te e a me/E io credo nei miracoli/(...)/Sì, io credo in Dio, e io non sono Dio". Forever Young.


Sonny Landreth - From The Reach

Chitarre. La slide, meravigliosa, di Sonny Landreth. E quella degli amichetti corsi a dargli man forte in questo album pieno zeppo di blues, rock e cajun suonati come dio comanda: Eric Clapton, Mark Knopfler, Eric Johnson, Dr. John, Jimmy Buffett, Vince Gill. 
Con un disco così potrei percorrere in estasi una strada di quattrocento miglia. 
O rimanere imbottigliato nel traffico per due ore, senza arrabbiarmi. Elettrico.




John Mellencamp - Life Death Love And Freedom
Me ne potete togliere un mucchio di torno, ma John Mellencamp me lo dovete lasciare sempre. Un'anima rock stelle&strisce ed un'energia ed intensità che si é affinata negli anni, che ormai non sono certo pochi. Ma le rughe sul volto di John oggi hanno un fascino speciale, in un disco che abbandona per un momento l'impegno politico, a favore di uno sguardo esistenziale su di sé. Life Death Love And Freedom ti conquista a poco a poco, ballata su ballata, venato di rock e superbamente prodotto da quella garanzia di perfezione che risponde al nome di T-Bone Burnett.  Notturno.


Jesse Malin - On Your Sleeve
Anima punk, ma anche lirismo e musicalità così avvolgenti da sentirtele entrare con un brivido sotto la pelle. Difficile sbagliare con un disco di Jesse Malin. Il cantautore newyorchese esce quest'anno con un live (Mercury Retrograde) e con On Your Sleeve. Quest'ultimo é album di sole cover, ma quando sono cantate così, chi ha bisogno di nuove canzoni? Revitalizzante.








Sheryl Crow - Detours
Shelby Lynne - Just A Little Lovin'
Due dischi a braccetto e a pari merito. E non solo perché loro sono bionde, affascinanti e dotate di voce deliziosa, ma per meriti decisamente artistici. Shelby Lynne si dimostra non solo country singer, nell'ottimo Just A Little Lovin', album tributo alle canzoni di Dusty Springfield, splendidamente interpretate. Dal canto suo Sheryl Crow produce un convincente lavoro, con liriche che attingono in profondità alla sua esperienza personale, non tutta rose e fiori negli ultimi tempi.  Sensuali e cristalline.




Davide Van De Sfroos - Pica!
Una volta inserito il disco, non sono più riuscito a toglierlo per un sacco di tempo. E non perché si era incastrato nel lettore cd. Davide Van De Sfroos é la sorpresa di quest'anno e non solo perché é riuscito a riempire il forum di Assago con gente che arrivava persino da Avellino. Il suo Pica! é lavoro ben riuscito di chi negli anni é divenuto vero cantastorie, uno che fa parte di quella gente di cui narra il cuore e l'anima. Con capacità, in termini di parole e talento musicale, che tanti altri non hanno e non avranno mai. E, su tutte, due canzoni veri e propri masterpieces: New Orlens e 40 Pass.  Popolare.


 Francesco De Gregori - Per Brevità Chiamato Artista
A questo disco ho girato intorno a lungo, senza saperlo mettere a fuoco. Poi, quando finalmente mi ha conquistato, ho capito il perché: era una questione di malinconia. Ma non quel sentimento fastidioso, di cui vorresti volentieri fare a meno, bensì, come disse un giorno Don Giussani, "quella verità di attesa misteriosa in cui facilmente ci riconosciamo tutti". 
Il disco di Francesco De Gregori ha questo effetto su di me, attraverso magiche canzoni come L'Angelo di Lyon o Ogni Giorno di Pioggia. Francesco, poi, con gli anni migliora sempre, proprio come il buon vino.  Struggente.


Bob Dylan - Tell Tale Signs
Alla fine non sono riuscito a farlo piacere a mia figlia tredicenne, che continua ad ascoltare Finley e Jonas Brothers. Pazienza, un giorno saprà distinguere tra ciò che dura un giorno e quello che, invece, é destinato a rimanere sempre. Ma Tell Tale Signs é veramente uno di quei dischi che val la pena di trattenere buttando via tutti gli altri. Lo sguardo di un artista puntato dritto al destino, mentre dipinge in maniera inimitabile ciò che accade intorno a sé. Con una voce ed una musicalità che si coniugano con l'eccellenza. E non un artista qualunque, ma Bob Dylan, ladies and gentlemen. Come dire: tutti gli altri si facciano pure da parte, grazie.  Mitico.


B.B. King - One Kind Favor
Il neverending tour non l'ha inventato Bob Dylan. C'era già B.B. King che da anni andava in giro a far concerti e che deve aver fatto un patto col diavolo come Robert Johnson, per decidere di morire sul palco un giorno - il più lontano possibile - mentre suona la sua Lucille.
Che possa poi anche divertirsi facendo nuovi album non é certo bizzarro, ma che questi risultino pure riusciti, alla venerabile età di 82 anni, grida semplicemente al miracolo.
Come Highlander: immortale.




Do You Believe In Magic, di Paolo Vites
Help! Il Grido Del Rock, di R.Maniscalco, S.Rizza, P.Vites, Itaca edizioni
Do You Believe In Magic? é un "viaggio nel mystery train del rock'n'roll".  Ma anche dentro l'esperienza di vita dell'autore. E se é vero che "nei suoi momenti più alti le canzoni rock danno voce alla ferita dell'uomo che cerca di afferrare il mistero", questo libro ne é la migliore testimonianza, senza nulla togliere al piacere della lettura, tant'é vero che una volta finito il libro (troppo in fretta!) lo ricominci da capo, per cominciare a leggere tra le righe.
E se a tutto ciò si vuole aggiungere un tuffo dentro le canzoni che hanno segnato la storia di questa nostra musica, attraverso una brillante chiave di lettura che le scava nel profondo, rischiando fortemente di allacciarle all'esistenza di chi legge, é sufficiente addentrarsi, anche a piccole dosi, in Help! Il Grido del Rock.
Imperdibili entrambi. Ed affascinanti.

Ho dimenticato qualcuno?
Sicuramente: i REM (Accelerate), i Fleet Foxes (Fleet Foxes), CSN&Y (Déjà Vu Live), i Clash (Live At Shea Stadium), Marianne Faithfull (Easy Come Easy Go). 
Ma che importa, l'ho già detto, l'importante é che non manchi mai roba buona da ascoltare. 
Hello guys, stay worm... and be sure: rock'n'roll can never die!

Post Scriptum
Se non ne avete ancora abbastanza di questo post, trovate mie recensioni più approfondite di qualcuno di questi album su questi altri post:
Counting Crows: qui.
Bob Dylan: qui.
Francesco De Gregori: qui.
Davide Van De Sfroos: qui.
Sheryl & Shelby: qui.

Friday, January 09, 2009

BROTHERS IN ARMS

"Non so come sarà il mare. Ci saranno giorni di bonaccia e di afa opprimente. Ci saranno pomeriggi di foschia che chiude l'orizzonte. Ci saranno mattine impetuose e sere di tenera brezza. Ci sarà il porto dell'estremo arrivo. Ma perché passare a fatica di onda in onda, di scoglio in scoglio, se non é per uno scopo? E qual é lo scopo che non delude, che dà gusto al tempo, anche nell'ultimo approdo? Anche allora, perché l'estremo orizzonte non sia solo una linea nera, una sbarra di piombo"

(Emilio Bonicelli)

Capita così, all'improvviso.
Che quando meno te l'aspetti, quell'amico ti chiami il giorno dopo, solo per sapere come va.
L' indomani di un giorno d'ira, d'inadeguatezza, di profonda aridità.  Momenti interminabili, ma che in un attimo si fanno capaci di mettere in discussione il Tutto che ti ha sempre sostenuto.
Così é accaduto. Che il fallimento ti abbia fatto a lungo vacillare, troppo a lungo. 
E che il sole sia tramontato sulla tua ira.
Ma quel gesto é arrivato e - gratuità d'amore - ti ha recuperato in un istante. 

Solo così ti é parso di capire che non é ciò che sei che conta - ossia il constatare la tua incapacità di camminare da solo - ma Ciò a cui tendi e Colui che ti sostiene.
"Io sono tu che mi fai", ripete spesso padre Aldo.
Che strano ritrovare la gioia e la speranza proprio attraverso un pomeriggio di foschia ed un giorno di afa opprimente
Ma vedere anche che - sì! - la nave non ha perso la rotta e vede ancora l'orizzonte.
Perché c'é sempre un Altro che conduce il timone.

Allora, alla fine, mentre leggo queste righe di Emilio e le note di John Mellencamp fuoriescono dolci ed avvolgenti, penso a come é bello che Lui si serva degli amici per ricondurti a Sé. 
Grazie Alessandro. 

Note:
sottofondo a questo scritto nell'anima:
Ritorno alla vita, di Emilio Bonicelli, Jaca Book
John Mellencamp, Life Death Love And Freedom, 2008





John Mellencamp - Troubled Land (live from Farm Aid 2008)

Tuesday, January 06, 2009

EPIFANIA

Credo che la manifestazione non abbia molto a che fare con l'ordinarietà.
O meglio, forse ha a che fare con l'ordinario che si fa straordinario.
Ciò che si manifesta é eclatante, improvviso, irrompe in un quotidiano che troppe volte é apparso scialbo e noioso.  E quindi, in un certo senso, é inatteso, anche se il cammino compiuto é giocoforza indissolubile dal punto d'arrivo, percorso necessario al compimento.
Come il cammino dei Magi, che non sanno bene dove e da chi andare, ma non si tirano mai indietro dall'essere coinvolti in ciò che accade, non mettono in discussione la strada, sanno che deve portare in qualche luogo.
E, quando giungono, é lo stupore la nota saliente di Ciò che hanno incontrato.
Solo lo stupore conosce ed é proprio questo che dà la misura della straordinarietà di quello che ti é accaduto.
Lo stupore é la gioia di un incontro, che si svolge lì dove la Bellezza ha voluto che accadesse, indipendentemente dalla tua capacità di guidare bene lungo la strada, di condurre il percorso nella maniera che avevi pianificato.
Allora ciò che ti rimane dentro - un attimo dopo quell'Incontro -  é solo desiderio di rispondere con l'amore a Chi ti amato di un amore così infinito.
Come in questa bellissima canzone dei Runrig, grande band scozzese che ha saputo come nessun'altra coniugare le radici folk gaeliche con le sonorità del rock.  E' una canzone per una donna - colei che ha rapito per sempre il tuo cuore - ma potrebbe essere rivolta allo stesso modo ad un Amore più grande: quello di colui che move il sole e l'altre stelle.




Runrig - Every River 

You ask me to believe in magic
Expect me to commit suicide of the heart
And you ask me to play this game without question
Raising the stakes on this shotgun roulette

But You came to me like the ways of children
Simple as breathing, easy as air
Now the years hold no fears, like the wind they pass over
Loved, forgiven, washed, saved

Every river I try to cross
Every hill I try to climb
Every ocean I try to swim
Every road I try to find
All the ways of my life
I'd rather be with you
There's no way
Without you

Sunday, January 04, 2009

LA POLVERE NELLE SCARPE

"L'Africa non ha futuro"
(V. Naipaul)

"Se l'Africa non ha futuro, neanche noi l'abbiamo"
(Paul Theroux)

(dal blog di Riccardo Barlaam)


I lettori di questo blog saranno forse incappati, attraverso i link, nel blog di Riccardo Barlaam, giornalista del Sole24Ore - insignito, nel corso del 2008, del premio Baldoni da parte della provincia di Milano - che svolge, attraverso il suo sito, un importante servizio d'informazione sul continente africano.
In questi giorni Riccardo é in Cameroun, precisamente a Fontem, per un interessante progetto di giornalismo e per dare il via ad AfricaTimesNews, un luogo web di notizie in tempo reale dall'Africa, in inglese.
Il suo diario di viaggio é, in questi giorni, sul suo blog.  
Se avete un po' di tempo, provate a seguirlo: non ve ne pentirete. 

Friday, January 02, 2009

TORNO AI VINILI





Va bene, lo ammetto, l'ho copiato.
Il titolo.
Che é quello del bellissimo blog di Maurizio Pratelli (http://tornoaivinili.blogspot.com/), che consiglio di visitare spesso.
Ma l'idea no, perché io, ai vinili, ogni tanto ci torno davvero e guai a chi me li tocca.
Così, in questi giorni, pensa che ti ripensa alle migliori uscite discografiche del 2008 (quali? eppure dev'essercene stata qualcuna...) e con in mano Just A Little Lovin', il cd di Shelby Lynne, tributo alle canzoni di Dusty Springfield, mi é venuta in mente Nicolette Larson e sono andato a riprendermi quel vecchio All Dressed Up & No Place To Go che aveva allietato qualche mio pomeriggio ai tempi del liceo.
Ma poi mi sono ricordato di quel gruppo all'interno del quale anche Nicolette aveva militato per un po' di tempo: quello del re dell'honky tonk piano, il comandante Cody e della sua band dei piloti del pianeta perduto. Gli armadilli, insomma.
Come facevo, allora, a non tirare fuori anche il mio buon vecchio lp Live From Deep In The Heart Of Texas, che appena lo metti su non riesci proprio a stare fermo e a smettere di ballare?
E così, adesso, chi ci riesce più a trovare qualcosa di buono del 2008?
Ah già, ma c'é Shelby Lynne e poi Sheryl Crow.... e il Dylan di Tell Tale Signs e Davide Van De Sfroos....
Va bene, ho capito, qualche giorno di pazienza, allora e poi vedrete che di dischi belli ne trovo anche per l'anno appena passato.
Intanto buon 2009 e quella qui sotto é una Lotta Love di Neil Young, cantata splendidamente dalla Larson.
May you rest in peace, beautiful Nicolette...