Oggi, 16 luglio, é il compleanno di Maria Emmaus Voce, attuale presidente del Movimento dei Focolari. Mi piace ricordare, in questo giorno, questo scritto di Chiara Lubich del 25 dicembre 1973, divenuto vero e proprio suo testamento.
Auguri Emmaus !
“Se oggi dovessi lasciare questa terra, e mi si chiedesse una parola come ultima che dice il nostro Ideale, vi direi, sicura d’esser capita nel senso più esatto: “siate una famiglia”.
Vi sono tra voi coloro che soffrono per prove spirituali o morali ?
Comprendeteli come e più di una madre, illuminateli con la parola e con l’esempio.
Non lasciate mancar loro, anzi crescete attorno a loro il calore della famiglia.
Vi sono tra voi coloro che soffrono fisicamente ?
Siano i fratelli prediletti. Patite con loro, cercate di comprendere fino in fondo i loro dolori.
Fateli partecipi dei frutti della vostra vita apostolica, affinché sappiano che essi, più di altri, vi hanno contribuito.
Vi sono coloro che muoiono ?
Immaginate di essere voi al loro posto e fate quanto desiderereste fosse fatto a voi fino all’ultimo istante.
C’é qualcuno che gode per una conquista o per un qualsiasi motivo ?
Godete con lui perché la sua consolazione non sia contristata e l’anima non si chiuda, ma la gioia sia di tutti.
C’é qualcuno che parte ?
Lasciatelo andare non senza avergli riempito il cuore di una sola eredità: il senso della famiglia, perché lo porti dove é destinato.
Non anteponete mai qualsiasi attività di qualsiasi genere, né spirituale – quindi neanche le preghiere o la Messa – né apostolica, allo spirito di famiglia con quei fratelli coi quali vivete.
E dove andate per portare l’Ideale di Cristo, per estendere l’immensa famiglia dell’Opera di Maria, niente farete di meglio che cercare di creare, con discrezione, con prudenza, ma con decisione, lo spirito di famiglia.
Esso é uno spirito umile, vuole il bene degli altri, non si gonfia, é la carità vera, completa.
Insomma se dovessi partire da voi, in pratica lascerei che Gesù in me vi ripetesse : “Amatevi a vicenda affinché siano tutti uno “.
(Chiara Lubich)
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