"Qual é la cosa più coraggiosa che tu abbia mai fatto? L'uomo sputò un grumo di catarro e sangue sulla strada. Alzarmi stamattina, disse. Davvero? No. Non starmi a sentire. Forza, andiamo".
(Cormac McCarthy, La Strada)
Festa nazionale, per i cittadini d'oltralpe, che in questi giorni soffrono pure un po' , perché vedere un italiano in maglia gialla non gli é mai garbato, fin dai tempi di Gino Bartali.
Comunque sia, oggi la grandeur francese non si risparmierà in festeggiamenti, anche se, a ben pensare, ciò che si ricorda, accaduto ducentoventi anni fa, non fu certo un'allegra passeggiata verso la libertà. Morte e tristezza come in ogni rivoluzione, eccessi e follie in nome di una ragione ben lontana dall'essere tale, se capace persino di trasformare un gioiello dell'arte come la cattedrale di Notre-Dame di Parigi in un deposito di vini.
Tuttavia quel famoso motto - liberté, égalité, fraternité - ha resistito sino ad oggi come sintesi di ciò che l'uomo moderno ritiene assomigli il più possibile all'idea di civiltà.
Non fosse però che, mentre di libertà ed uguaglianza si é parlato a dismisura, della fraternità sembra non si sia mai occupato quasi nessuno.
La fraternità come il principio disatteso, in realtà unico motore capace di produrre vera libertà ed uguaglianza, perché contenente in sé amore e gratuità. Una fraternità che nasce dal dono di sé é quanto di più lontano ci sia dal buonismo, peccato della modernità quasi più dannoso del male che l'uomo é talvolta inconsapevolmente capace di produrre col proprio agire. Dono di sé che é essenza della vera libertà, perchè si fa capace di amare la circostanza davanti a sé, indipendentemente dai meriti di essa e senza attendere d'essere corrisposto.
Ci vuole coraggio a vivere così, perché significa sputare sangue per terra e sbattersi per qualcosa che vale la pena d'essere vissuto. E può apparire senza dubbio anche impossibile, perché é facile sperimentare la resa, nel momento in cui la consapevolezza del limite fa apparire le energie insufficienti a raggiungere lo scopo.
A meno che quel limite sia qualcosa di differente, perché dentro di esso ci si possa sentire afferrati da chi una strada l'ha già tracciata - in modo rivoluzionario - più di duemila anni fa.
Un gancio in mezzo al cielo, quando la via sembra smarrita.
Uno più grande di quel limite perché l'Unico che l'abbia già preso su di sé.
Allora attaccarsi a quel gancio, magari nel preciso momento del tuo giorno più nero, del tuo fallimento realmente sperimentato, é divenire strumento, cioé testimone, di quella speranza che corrisponde al nome di fraternità.
E allora magari ti accade pure di dare gomito all'amico che ti sta di fianco, per rivolgere insieme lo sguardo verso Ciò che sta davanti.
Portatore di speranza, proprio nel momento più nero della tua giornata.
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