Wednesday, September 09, 2009

CAHIERS DE FRANCE (3) - SPIAGGE




Alla spiaggia di Etretat si arriva cavalcando lo stupendo pont de Normandie. Bello come i grandi ponti americani e con una vista sull'estuario della Senna capace di spalancarti letteralmente il cuore. Quando arriviamo in fondo, il casellante, madrelingua francese ma padre sardo, decide di raccontarci tutto sulla sua famiglia, riempendoci poi di volantini che narrano la storia di ogni vite e bullone di questo capolavoro dell'ingegneria. Ci saluta tutto allegro e sorridente e noi proseguiamo lungo la campagna francese, ovunque bella e spaziosa e che porta dritto sin lassù, il mare della Manica.
Incontrare le falesie di Etretat, al mattino di una calda giornata di sole, vuol dire fermarsi e innamorarsi a prima vista, consapevoli che la nostalgia per questo luogo non ti lascerà mai più.
Incorniciati tra archi di roccia che si tuffano in un mare scintillante, incontriamo uomini e gabbiani, vento, barche a vela e tavole da windsurf, in un gioco di tempi e di armonie dove nulla sembra fuori posto e fuori luogo. Perfino le crepes, gustate in un ristorantino che in fondo non appare neppure troppo turistico, sembrano più buone di quel che sono, perché poi - non ditelo ai francesi - ci sono posti in Italia dove le fanno pure meglio.
Quando le prime nuvole cominciano ad apparire all'orizzonte e ci fanno comprendere che qui il tempo cambia più rapidamente dei pensieri, noi siano già in viaggio verso Honfleur, dove le scogliere lasciano il passo a coste più tranquille ed il mare s'insinua nel delizioso porto del Vieux Bassin, dove le barche sembrano ancora quelle costruite dai maestri d'ascia di secoli fa, gli stessi che costruirono anche la chiesa di santa Caterina, tutta di legno ed a doppia navata, quasi fosse anche lei una gigantesca doppia barca, pronta ad accogliere le anime erranti naufragate sin qui da luoghi lontani.
Passeggiamo senza meta, mentre la notte scende lentamente, più lentamente che altrove in questi luoghi del nord. Magicamente dipinti dentro ad un quadro impressionista, lasciamo che questo mare entri in noi come la notte, dolcemente, a poco a poco.


"Se vogliamo sbarcare, dovremo portare i nostri porti con noi". Winston Churchill non aveva dubbi, quando decise di costruire in segreto, nelle officine di Londra, il porto artificiale che avrebbe consentito lo sbarco di uomini, tonnellate di merce e migliaia di veicoli blindati sulle spiagge di Normandia.
Quando si arriva ad Arromaches, dove é allestito anche il museo dello sbarco, quello che racconta per filo e per segno quel che accadde il 6 giugno 1944, pezzi di quel vecchio porto sono ancora in vista in mezzo al mare, solo che adesso ci trovi i motoscafi che ci girano intorno o bambini che li osservano sullo sfondo mentre giocano tranquilli sulla spiaggia.
Se ti fermi qualche istante e provi a giocare con l'immaginazione o la memoria di visione di vecchi film, puoi sforzarti di vedere quell'inferno che passò da qui, ma non ci riesci, non ci puoi riuscire davvero fino in fondo.
Ti ci avvicini un po' di più, forse, quando passi dal cimitero americano di Colleville Sur Mer.
E' allora e solo allora, quando passeggi in mezzo alle diecimila croci bianche dei caduti americani, su una tranquilla collinetta posta al di sopra della famigerata spiaggia di Omaha Beach, che la follia della guerra sembra assalirti finalmente tutta intera.
Ma é anche allora che il tuo sguardo riesce a scaricarsi d'angoscia, nel momento stesso in cui si fa capace di diventare preghiera; ed é allora che riesce a guardare di nuovo verso il mare, dove laggiù, in lontananza, cogli le persone passeggiare sotto il sole ed i bambini giocare finalmente coi gabbiani.


Di ritorno da Dinan, delizioso borgo medievale in terra di Bretagna, non c’è tempo per passare da Cancale, l’unico posto dove si possano mangiare ostriche al prezzo delle cozze, permettendosi pure di gustarle sui muretti del porto buttando i gusci alle spalle senza che nessuno abbia qualcosa da ridire. Pazienza, sarà per un'altra volta, tanto più che le ostriche in famiglia pare non piacciano granché.
Ma la strada che costeggia il mare e che da Cancale porta fino alla baia del Mont Saint Michel, quella sì che rimane da godere tutta intera. Lungo il percorso, sfondi di orizzonti dai colori e dalle dimensioni senza tempo; e poi ragazzi che giocano con gli aquiloni (quanto tempo era che non vedevo più?) e strane barche a vela, che corrono su ruote e senza freni, in una spiaggia che sembra non finire più. Più in là, ecco barche ancora più bizzarre, coricate su un fianco e che appaiono quasi senza vita, ma pronte a risorgere appena la marea riempirà di nuovo d’acqua quelli che sembrano canali prosciugati.
Mentre mia moglie ed i miei figli sonnecchiano in macchina lungo la strada, anche i miei pensieri appaiono senza spazio e senza tempo, accoccolati sulle tranquille strade francesi, dove gli automobilisti guidano senza correre e senza spazientirsi mai. Mica come qui da noi, dove un’insensata frenesia, non si sa a quale scopo, sembra dominare ogni percorso.
Avessi avuto con me anche Get Lucky, il nuovo disco di Mark Knopfler, sarebbe stato la colonna sonora perfetta per questi paesaggi di Normandia, angolini d'Inghilterra trapiantati in terra di Francia e dal fascino tutto speciale. 
Vabbé, vorrà dire che me lo ascolterò adesso, mentre viaggio sconsolato, alle prese coi ricordi, lungo tristi strade milanesi senza infamia e senza lode. Una colonna sonora ideale, per un autunno quasi cominciato e per i miei inguaribili sogni ad occhi aperti.


4 comments:

Paolo Vites said...

le tue vacanze sono un libro! fortunello... ma le ostreiche............

Fausto Leali said...

Fortunello sì... comunque ci devo tornare: ostriche e champagne al prezzo di cozze e riesling dell'oltrepo :-)

PS riusciamo a vederci?

Maurizio Pratelli said...

è passato troppo tempo da quando ci sono stato, posti meravigliosi, ci devo tornare.

Paolo Vites said...

organizziamo un magic bus e andiamoci insieme