Tuesday, September 01, 2009

CAHIERS DE FRANCE (2) - LA MARIAPOLI DELLE PERSONE




"Quanto manca ancora?""Ma come quanto manca? Il divertimento sta nel viaggio, in questo preciso momento e in quello successivo e così fino a sera. E tu pensi quanti chilometri devi ancora fare o a che ora prevedi di arrivare...".
E' mattina presto e non ho ancora fatto in tempo a mettere il muso dell'auto davanti alla strada che, precise come un orologio svizzero, arrivano le fatidiche parole di mio figlio: "quanto manca?". E' allora che fa capolino nella mia mente questa frase di Roberto Patrignani sulla bellezza del viaggiare, ma mi limito a rispondere: "porta pazienza, Marco, é un viaggio lungo questo, cerca di schiacciare un pisolino...".
D'altra parte come farei a spiegare a mio figlio che adoro viaggiare, che mi viene in mente Kerouac persino quando sono imbottigliato nel traffico e che, se non bastasse, il fatto di mettermi nuovamente in viaggio per Parigi, dopo un milione di anni dall'ultima volta, fa salire l'eccitazione ad un livello quasi insostenibile?
E allora che importa quanto manca, il bello del viaggio é viaggiare, quindi pronti via, ragazzi, e godetevi anche quel che vedrete dai finestrini.

La meta, però, quella sì che é importante, almeno quanto il viaggio.
Se non sei capace di vivere l'esperienza del viaggio, di godere di ogni istante proiettato solo nel futuro di quel che arriverà o nella nostalgia di un passato che non può più tornare, difficilmente riuscirai a stare al mondo con sufficiente dignità e soprattutto con felicità. Ma devi sapere dove stai andando e perché stai facendo quel che fai.
Noi stiamo andando a Parigi ed é già abbastanza eccitante di per sé.
Ma c'é una casa che ci aspetta laggiù, qualche chilometro a sud della periferia della città, la casa che una famiglia di amici ha messo a disposizione della mia perché loro si trovano altrove per qualche giorno; non una casa qualunque, però, da mettere a disposizione quando ce n'é bisogno: questa é davvero la loro casa, quella in cui abitano sempre per il resto dell'anno.
Noi, questi amici, non li abbiamo mai visti: ce li faremo indicare nelle foto, immortalati nei quadretti che hanno appeso in casa. Ma sono amici veri, perché non hanno esitato a mettere in comune con noi ciò che possiedono. Chantal e José sono focolarini della Francia ed in questo momento si trovano in Bretagna in Mariapoli, a vivere quel momento di vacanza e d'incontro che il Movimento dei Focolari moltiplica in tutto il mondo, spesso nel periodo estivo. Mariapoli come città di Maria, luogo in cui provare a formare un bozzetto temporaneo di società nuova fondata sul Vangelo.

Quando arriviamo ad Arny, troviamo Denise ad attenderci in giardino.
E' lì solo per questo: per aspettare il nostro arrivo; é venuta apposta da Parigi per questo e non sapeva neanche l'ora del nostro arrivo, ma non sembra per nulla scocciata, anzi accoglie gli "amici italiani" con un sorriso meraviglioso.
Ci accompagna nel nostro appartamento, che a me pare meglio della reggia di Versailles, arredato con armonia e bellezza e ricavato da alcune stanze in una splendida villa del secolo scorso. Nei giorni successivi sarà soprattutto Cécile, l'altra focolarina che ci raggiunge poco dopo, ad accoglierci sempre con squisita attenzione.
Con mia moglie ed i miei figli, avremo modo di visitare questo luogo, la cittadella del Movimento qui a Parigi che, per ora, é ancora poco sviluppata negli edifici, ma lo é già molto nei cuori di chi vi abita e di chi frequenta questo posto.
Spesso la domenica giungono qui in visita decine di persone, famiglie con bambini, semplicemente per passare un po' di tempo assieme. Prima di partire da Parigi, destinazione Normandia, lasceremo in dono a Chantal ed a José un cesto ricolmo di prodotti tipici nostrani, che avevamo preparato e portato con noi dall'Italia: sapremo dopo pochi giorni che, alla prima occasione, verrà subito condiviso con tutti gli altri.


Quando, con un pizzico di sofferenza, Cécile mi racconta delle difficoltà di espansione che hanno in questo luogo, dei veti dell'amministrazione comunale sui permessi per iniziare a costruire, colgo in lei degli occhi capaci di vedere in ogni avvenimento - sia esso un successo oppure una difficoltà - il disegno di un Altro e quindi che sanno rivestirsi sempre di uno sguardo d'amore luminoso e profondo. "Sai - mi dice - Dio per ora ha voluto così e quindi noi andiamo avanti contenti. Intanto viviamo fino in fondo questa realtà, questa "mariapoli delle persone".
Persone come Cécile e Denise, come Chantal e José, che non avevamo mai visto né incontrato, ma che ci hanno amato di un amore così gratuito e totalitario da farci sentire legati a loro come fratelli e sorelle.

Quando, al mattino della partenza per Honfleur, lascio in mano a Cécile un bigliettino di ringraziamento per i giorni trascorsi, le trasmetto nel mio scritto l'esperienza vera che abbiamo vissuto in questo breve periodo, quella dello spirito di famiglia di cui Chiara Lubich ci ha sempre parlato, divenuto ora suo vero e proprio testamento spirituale, e che non ci farà dimenticare mai più ciò che abbiamo vissuto qui:
Se oggi dovessi lasciare questa terra, e mi si chiedesse una parola come ultima che dice il nostro Ideale, vi direi, sicura d’esser capita nel senso più esatto: “siate una famiglia” (...) Insomma se dovessi partire da voi, in pratica lascerei che Gesù in me vi ripetesse : “Amatevi a vicenda affinché siano tutti uno “ (Chiara Lubich)


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