Ma come diavolo si pronuncia Startijenn?
Ecco quel che ci vorrebbe adesso, penso tra me e me, mentre cammino lungo la spiaggia di Perros Guirec, al ritorno da una scorpacciata di ostriche mangiate sul muretto di Cancale; ostriche pagate al prezzo delle cozze e coi gusci rigorosamente buttati giù, lungo la riva del porto, che così fan tutti da queste parti e non c’è nessun vigile che si sogni di venire a multarti, perché questa è proprio la tradizione del paese. Ci vorrebbe una bella birra o una buona bottiglia di sidro, possibilmente con un po’ di buona musica intorno, ecco quel che ci vorrebbe. Ed accade. Avviene che, come d’incanto, la musica venga a me. Si materializza dal nulla ed io non posso fare a meno di andarle incontro. Mi avvicino, arrivo sotto al palco, è un’isola di buona energia di cui abbiamo tutti bisogno.
Sono melodie dolci e accattivanti, a tratti quasi stregate. Note forti, decise, suonate con vigore. E chi é quello, lassù sul palco, che suona il suo strumento che sembra Jimi Hendrix mentre dà fuoco alla sua chitarra? Altro che flauto: con buona pace di Ian Anderson e dei suoi Jethro Tull (mai piaciuti i Jethro Tull), quella che sta suonando quel ragazzo é una bombarda ed è davvero tutta un’altra cosa. E il tipo lì a fianco, con la cornamusa, chi è che mi ricorda? Ma sì, è Malcolm Jones dei Runrig, è altrettanto bravo e spacca, eccome se spacca, pure lui. E poi la fisarmonica, che qui la chiamano accordéon diatonique, che potenza anche quella, insomma bisogna stare attenti, perché qua è tutto letteralmente un bombardamento. Dietro a tanta manna solista, poi, ecco il basso pulsante ed un drumming preciso, che fanno da perfetto tappeto sonoro su cui far scorrere la voce del cuore, ed una chitarra ritmica, che compie egregiamente il suo dovere. Quella di questi ragazzi è musica totale, folk rock cosmico, la lezione di Alan Stivell mandata a memoria e spinta oltre, fin lassù, dove danzano i folletti, le streghe e tutti i nostri sogni rock’n’roll. E Van De Sfroos dove sei, che manchi solo tu, e stasera il bretone è come il laghée e parliamo tutti la stessa lingua.
Ma la cosa più incredibile da vedere è la gente che balla sotto il palco tutte le danze della tradizione bretone. E come è bello vedere giovani ed anziani, accomunati dalla stessa passione, gioia e desiderio di stare insieme. Ecco cos’è la vera musica popolare, quella che non rinnega le radici, coniuga il passato col presente e sa far convivere le conquiste di un tempo e le giuste ambizioni per il futuro. Scatto qualche foto, sono così stordito che mi dimentico di avere in tasca un telefonino, con cui fare un filmato della festa. Poi mi avvicino al banchetto del merchandising: “le dernier?”, mi chiede il tizio là sotto. Sì, dammi l’ultimo, amico, e peccato che non ho abbastanza soldi per comprarli tutti, i vostri dischi.
Mi tocca andar via quando il leader della band inizia a presentare i musicisti, poco prima dei bis finali. Mia moglie ed i miei figli reclamano a sé una presenza, é giusto così, ma è davvero difficile scendere giù dal pianeta su cui ero salito insieme a questi extraterrestri. Sarà per la prossima volta, ragazzi, che ora che vi ho trovato, non vi perdo più di vista per davvero. Già, ma come cavolo si pronuncia Startijenn?
(3-continua)
2 comments:
Grande Carioman, notevoli! sono già in caccia
Dobbiamo tornare lassù insieme... festival di Cornovaglia!!
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