Nulla possono le circostanze quando gli occhi si fanno capaci di guardare in faccia alla realtà come a qualcosa capace di provocare la tua vita, al punto da farle scorgere il significato che la sostiene.
Così, mentre scorri distrattamente la posta elettronica alla sera, ti accorgi che basta poco perché si rompa quella cappa di piombo fatta della stanchezza della giornata, di tutto il caldo, della frenesia e della caduta di ogni entusiasmo che ti pareva di aver scorto da qualche parte al mattino.
Basta che la tua amica Cris ti dica che "tutto é per gridare al mondo la bellezza", che ti richiami al fatto che "qualunque sia il posto, qualunque sia la compagnia" devi avere "a cuore il destino dell'altro, la sua "funzione" tra di voi, perchè ognuno è segno, ed è scelto come segno, e va trattato come Cristo lo ha chiamato".
Il bello é che quell'amica, con quelle righe ti sta semplicemente augurando buone vacanze, cioé ti sta dicendo di prendere sul serio un momento prezioso dell'anno; prezioso perché - se ci tieni - é il momento in cui hai più tempo per pensare a te stesso, cioé ciò per cui pensi valga davvero la pena di spendere il tuo tempo mentre stai al mondo.
Poi - non fai nemmeno in tempo a pensarci troppo su - e ti cade l'occhio sull'ultima lettera di padre Aldo. E sulle ultime parole di Marciana, che - dannazione - é morta di tumore, ma sembra che invece parli proprio della gioia del paradiso:
"Al mio carissimo Padre Aldo.
Il mio viaggio e’ próssimo alla fine e non voglio andarmene senza dirle che ho passato i giorni piu’ belli della mia vita in questa clinica; ho incontrato i miei fratelli e sorelle ammalati come me ai quali ho voluto tanto bene. Mi duole sapere che ho ancora pochi giorni per stare con loro. La prego Padre per l’incarico che le do’: abbia cura di loro, perche’ so che donera’ il meglio di se’, che e’ tanto amore. Ed io da questo momento mi prendero’ cura di lei.”
Non so com'é, ma negli ultimi tempi mi capita sempre di più di pensare a quella canzone di Francesco De Gregori, quella dell'angelo di Lione. E quindi di ascoltarla, anche, spesso e volentieri. E' buffo, quando faccio così con una canzone che mi piace troppo finisce per stufarmi e quindi cerco di non farlo quasi mai, per non rovinare qualcosa di troppo prezioso.
Ma con questa no, questa non mi stanca mai.
Forse perché parla di uno straccione fattosi libero da tutto, pur di guardare davvero in faccia la realtà, alla ricerca della perla preziosa, dell'unica cosa che conta per davvero.
Ma forse, soprattutto, perché parla di mendicanza, l'unico metodo che sento sempre più vero per tenersi in piedi nella vita.
Quest'estate me ne vado in giro un po', chissà che non lo trovi anch'io quell'angelo di cui parla la canzone. Nascosto dietro quella statua lassù sul monte e in mezzo al mare, quella dell'arcangelo San Michele; oppure in mezzo ai doccioni di una cattedrale, mentre guarda assorto dall'alto la città.
Se lo trovo, comunque, torno indietro a dirlo a tutti, pure qua sopra, se ci riesco.
Intanto metto in pausa il blog per un po': molto meglio quella mendicanza di mille delle mie inutili parole.
Stay warm, my friends, ci si vede un po' più in là.