Thursday, May 06, 2010

FRIENDS


Andai a cercarlo un freddo mattino d'inverno. Nuvole grigie e pioggia, alba senza sole dopo una notte buia e senza stelle, passata lungo le torri di un'infinita guardia d'ospedale. In tasca un indirizzo sicuro, ma, arrivato lì, non lo trovai: lui, al cimitero di Bruzzano non c'era più. Trasferito altrove, mi disse poi un amico, sul lago, forse in una cappella di famiglia, certamente in un posto molto più bello di quello.
Mi spiacque, e molto, perché Antonio era entrato dritto negli anfratti più profondi del mio cuore ed ora io avevo bisogno in qualche modo d'incontrarlo. Ma fu il dispiacere di un istante, una tristezza subito fugata via dalla certezza che potevo continuare a vederlo con gli occhi dell'anima e del cuore. E questo mi bastava.
Antonio Rodari era un medico, padre di tre figli, l'ultimo dei quali affetto da sindrome di Down; lavorava all'Istituto dei Tumori di Milano e per parecchi anni aveva svolto parallelamente anche la professione di medico di famiglia. Si era ammalato di un tumore al rene, un giorno d'estate del 1979. L'intervento chirurgico, la convalescenza e poi il ritorno a casa, la ripresa del lavoro, la vita in famiglia e con gli amici, più bella e più intensa di prima. Chiede, con insistenza, solo una grazia: quella di poter vivere altri dieci anni, il tempo d'accompagnare il figlio più grande sino ai vent'anni. E il Signore gliela concede, prendendolo con sé un altro giorno d'estate, nel 1990: "In fondo una guarigione del corpo, che comunque il Signore potrebbe accordare a me come a chiunque, sarebbe pur sempre una guarigione provvisoria - aveva detto un giorno - invece il ritornare e l'essere accolti nella sua casa é un abbraccio definitivo, per l'eternità, per la vita".
Comincia a scrivere il suo diario nel periodo dell'intervento, poi prosegue ad annotare tutta la sua vita, sin quasi alla fine. Scrive del lavoro, della famiglia, della comunità di amici che sempre lo sostiene ed é giudizio sulla sua esistenza. Parla della malattia che lui non chiamò mai "disgrazia": preferendo lasciare solo quel "grazia" finale e vivere la questione così. Il diario diventa, dopo la sua morte, un libro: "La camomilla ha sconfitto il male". Già, perché un giorno, il significato più profondo della vita e del dolore, lui l'aveva compreso fissando lo sguardo dentro un campo di fiori: "sembrerà incredibile, ma ciò che in questo momento mi costringe a conservare la speranza, mi lega quasi inesorabilmente ad una fede che le circostanze di per sé non giustificherebbero minimamente é un banalissimo giardino pieno di camomilla, di camomilla intesa come pianticella recante all'apice una miriade di piccoli fiori dalla corolla giallo-oro, circondata da una linea di piccoli petali bianchi. E' la memoria di quest'incontro che ho fatto da bambino, che ha generato in me una gioia indimenticabile, che giustifica ora la mia speranza in Cristo".

* * * * *

Quella stretta di mano, forte, te la ricordavi ancora.
Eppure lo scontro era stato duro, senza esclusione di colpi. Posizioni inconciliabili, apparentemente senza possibilità di una via d'uscita condivisa. Ma alla fine c'erano state quelle parole strane, quegli sguardi così nuovi e tu capivi che non potevi censurare la realtà, deformarla a tuo piacimento per compiacerti dentro le tue ragioni. Non quella volta, almeno.
Dentro quel litigio - furibondo - lui ti aveva ringraziato per avergli parlato, per essere tornato indietro da lui. Ed alla fine aveva pure stretto la tua mano, in un gesto che ti aveva sorpreso e colpito letteralmente in contropiede. Aveva persino avuto parole di stima per la tua fede e per la tua famiglia, eppure tu non gliene avevi mai parlato sino ad allora.
Era così che ti era tornato in mente Domenico, quell'amico così caro. La sua lezione, tu non l'avevi mai dimenticata. T'aveva aiutato a diventare uomo, e tu, grazie a lui, grazie al suo cammino in compagnia col tuo, avevi afferrato la presenza di una Misericordia più grande, che sempre ti guardava anche quando tu non la vedevi, pronta a liberarti dall'esito delle vicende della vita. Avevi compreso - finalmente - che relazione non é attendere la soddisfazione di ciò che é andato bene, ma credere al senso dell'altro che ti sta davanti, anche dentro il contrasto e l'incomprensione.
Domenico Mangano, alla fine, s'era ammalato di tumore. Ed anche lui, come Antonio, non smetteva mai di ringraziare. Anche quel giorno, in cui aveva appreso la notizia che, nonostante undici cicli di chemioterapia, la metastasi al polmone s'era ingrandita; lì per lì aveva fatto fatica ad accettare quell'urto violento, che aveva fatto di nuovo irruzione dentro la sua vita, ma poi era accaduto qualcosa: "(...) Il giorno dopo, di buon mattino, durante la mia quotidiana, lunga passeggiata, ho chiesto a Gesù e a Maria perché non vivessi la stessa gioia dell’anno scorso, all’apparire del tumore, dopo l’operazione, nei cicli di chemio… E ho sentito forte una voce che mi diceva: “Non fermarti al particolare, a questo pezzo di vita che stai vivendo; guarda l’insieme, il traguardo: la santità, il Paradiso. E’ necessaria una sterzata per non sbagliare strada! E una gioia immensa ha invaso il mio animo, una gioia ancora più grande della precedente."
Poi, quel giorno, poco tempo prima di morire, aveva parlato davanti a tutta quella gente, s'era messo a raccontare a tutti dove stava il segreto di quel gusto per la vita, come rivestirsi di un abito di speranza che non si sporca mai . E tu, quelle parole, non le avresti lasciate mai più, te le saresti portate addosso per sempre: "la nostra vocazione, cioé il nostro essere figli di Chiara (Chiara Lubich, nda), comporta che noi costruiamo rapporti d'amore, che significa amare colui che mi sta di fronte nell'attimo presente. Questo amore, questo uscire da me stesso, questo farmi uno, questo amare per primo, questo amare senza giudicare, questo amore, comporta una risposta che può essere un rifiuto o un'accettazione. Se é un rifiuto, é la nascita di Gesù Abbandonato, e l'abbraccio di Gesù abbandonato é sempre un Gesù riconosciuto e perché riconosciuto, quel Gesù emana il suo spirito, cioé emana lo Spirito Santo, che raggiunge anche quella persona che rifiuta il nostro amore e lo raggiunge in un modo misterioso che noi non sappiamo, ma lo raggiunge, come raggiunge noi. Se c'é invece un gesto d'accettazione, indipendentemente dal fatto che lui sia o no cristiano, che lui sia o non un credente, indipendentemente da questo fatto, per il semplice fatto che c'è un sorriso o c'è una manifestazione di reciprocità, nasce Gesù perché anche lui ha abbracciato Gesù abbandonato. Cioé in un certo senso anche lui é uscito da se stesso ed é una cellula, é un seme. Se noi questo rapporto lo portiamo avanti, vediamo che genera delle cose meravigliose".

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E poi, alla fine, era arrivato pure Enzo, che una volta per tutte ti aveva spiegato cosa significasse voler bene. Aveva preso l'esempio più calzante, una di quelle cose vissute anche da te, non una ma dieci, cento volte. Tornare a casa tardi, alla sera, il fisico e la mente quasi consumati dall'intensità di una giornata vissuta con pienezza sino in fondo. E, laggiù nelle loro stanze, rischiarati dalla luce soffusa di una lampadina accesa da lontano, quei "gomitoli" nel letto, i tuoi figli addormentati e tu a prenderteli su, ad accarezzarli e baciarli, a dire a te stesso più che a loro, ma sì, mi sembra proprio di volergli bene. "Non é mica così che si vuol bene!" gli aveva risposto invece di getto Don Giussani. E poi aveva aggiunto: Guarda, il modo vero di voler bene è che proprio quando questa tenerezza è intensa, vera e rascinante, umanamente trascinante, dovresti fare un passo indietro, guardarli e dire: “Che ne sarà di loro?”, perché voler bene è capire che hanno un destino, che non sono tuoi, sono tuoi e non sono tuoi, che hanno un destino e che è proprio guardando la drammaticità che il destino impone nel rapporto e nelle cose, nel futuro e nel presente, che tu li rispetterai, gli vorrai bene, sarai disposto a fare tutto per loro, non ti farai ricattare se ti obbediranno o no».
Anche Enzo Piccinini era diventato uno di quegli amici di cui non avresti più potuto fare a meno. Ma anche Enzo, il Signore se l'era portato via con sé. Ma che razza di amministratore é - aveva esclamato quell'amica - il propreitario di un'azienda che lascia andare via i suoi uomini migliori? Un mistero difficile da spiegare, eppure Enzo é ancora lì, insieme a Domenico e ad Antonio, a prendere per mano ogni istante della mia vita insieme a quella di tanti altri amici.

* * * * *

Le vite di questi uomini sono diventate un libro, uno per ciascuno e c'é dentro tutto questo e anche di più. Così, se avete un po' di tempo, voi amici miei, voi viandanti che passate da questo blog, spegnete la musica, le voci, le luci della città e mettetevi a leggere per un po'. Procuratevi questi libri ed entrate dentro la storia di Antonio, di Domenico e di Enzo. E quando, voltata l'ultima pagina, vi ritroverete un'altra volta dentro la vostra strada, piena di quelle luci, di quella musica e di quelle voci, scoprirete che il Bello e il Vero che vi pareva d'aver perso erano sempre stati lì.
E che la vita, come diceva Enzo,"è un’ipotesi positiva" e che il tempo "che per tutti è sinonimo di decadenza, lavora in positivo". "Se guardo la mia vita - diceva Enzo - che razza di roba è successa! Dico sempre: se è successo così fino adesso, immaginiamoci cosa succederà nel futuro! Ne vedremo delle belle. È interessante, no? È un’avventura".
Proprio così, un'avventura, da vivere sino in fondo, ma soprattutto da non vivere da soli, perché non siamo stati fatti per camminare da soli.
E con gratitudine, come diceva ancora lui, che alla fine aggiungeva riguardo alla vita: "perciò non ho paura di darla tutta".

Antonio Rodari - La camomilla ha sconfitto il male - BUR
Paolo Crepaz - Frammenti di reciprocità. La vita di Domenico mangano - Città Nuova
Emilio Bonicelli - Enzo. Un'avventura di amicizia - Marietti 1820

8 comments:

factum said...

io per tre libri ho bisogno di tre mesi :) ma due li ho già letti.

Oggi mi sono arrabbiato e pacificato con la stessa persona nell'arco di poche ore non credo sia merito mio.

questo non so se te l'ho già segnalato
http://www.tempi.it/intervista/008874-intervista-maria-voce

anna said...

parto domani per qualche giorno a Parigi, se trovo quello di Domenico me lo prendo. La camomilla e quello di enzo li ho letti e riletti, li tengo come un pirata il tesoro che ha scoperto (e ora che ci penso li ho prestati a destra e sinistra). Son come i diari di avventurieri che viaggiano coraggiosi in tutti gli anfratti della vita e passano attraverso varchi che paiono impossibili, si tuffano nell'esistenza col cuore pieno di tremore e di pace...
grazie che me l'hai ricordato

p.s. ora mi riguardo il tuo diario della francia
ciao!

Claudio Pasquali said...

Caro Fausto, abitava vicino a me. Ed eravamo amici. Credo di riconoscere il prato di camomilla e c'è ancora. Era sempre sorridente. Grazie di avermelo ricordato. Claudio

Fausto Leali said...

che sorpresa Claudio.... mi hai allargato il cuore, grazie a te. Un abbraccio

Alma Pizzi said...

ciao Fausto, sono la moglie di Claudio, ti ringrazio molto per quanto hai scritto di Antonio. Anch'io lo conoscevo bene e ancora adesso incontro spesso sua moglie e i suoi figli, soprattutto il figlio down che è sempre con la mamma: fanno tenerezza. il loro giardino e la loro casa sono a due passi da noi.
io dirigo un giornale RMFonline, Http://www.rmfonline.it (cattolico, voluto dalla Curia di Varese) e vorrei pubblicare il tuo ARTICOLO SU ANTONIO, SE ME LO PERMETTI.
E' settimanale, se guardi oggi c'è l'edizione di questa settimana, domani troverai la nuova edizione,la settimana dopo troverai l'articolo su Antonio scritto da te, poi cercherò il libro e parlerò del libro.
spero che tu mi dica di sì, grazie di tutto
Alma Pizzi

Fausto Leali said...

Bentrovata Alma, non posso che essere felice di tutto ciò che mi dici. Naturalmente pubblica pure tutto ciò che vuoi, Antonio da lassù ne sarà felice.

Un abbraccio a te e a Claudio e grazie ancora a tutti e due.

Alma said...

Caro Fausto puoi leggere il tuo articolo su http://www.rmfonline.it di questa settimana. Grazie Alma

Fausto Leali said...

grazie Alma!
Puoi mettere un link al mio blog?