15 ottobre 1922 - 22 febbraio 2005
"Di monsignor Giussani ho un ricordo che non si cancellerà mai. Avevo avuto con lui un colloquio personale poco dopo quello storico incontro dei Movimenti con il Papa in piazza san Pietro, la vigilia di Pentecoste del 1998. E' una delle poche volte che ho avuto l'impressione di incontrare un santo, una santità conquistata con non poche sofferenze. (...) quell'incontro era stato per tutti noi, come monsignor Giussani ha poi scritto in una lettera alla sua Fraternità, "la giornata più grande della nostra storia". E aggiungeva : "L'ho detto anche a Chiara e a Kiko, che avevo di fianco in piazza san Pietro: come si fa, in queste occasioni, a non gridare la nostra unità? La nostra responsabilità é per l'unità, fino a una valorizzazione anche della minima cosa buona che c'é nell'altro". (...) Nel cuore mi resta un'immensa gratitudine per la sua vita spesa senza risparmio a servizio di un carisma che ha immesso nella Chiesa una nuova corrente di intensa vita spirituale, spalancando a migliaia di uomini e donne del mondo l'incontro personale con Gesù e suscitando tante opere concrete in risposta alle attese del nostro tempo. Ora la mia, nostra preghiera é non solo per lui, ma per la sua Opera, nella certezza che porterà nuovi abbondantissimi frutti dello Spirito"
(Chiara Lubich)
Caro don Giuss,
non ti ho conosciuto di persona, ma mi sono affezionato ai tuoi.
Ed è stato come incontrare te.
Così oggi vedo loro, vivo l'amicizia con ciascuno ed é aver davanti te.
Li guardo e ti penso e allo stesso tempo colgo uno sguardo, dolcezza e passione unite insieme.
Doveva essere così, credo, quando incontravi qualcuno. Avevi a cuore il Destino e questo non poteva che essere coinvolgente: nulla dell’umanità di chi ti stava di fronte poteva passare inosservato, perché dietro coglievi il di più.
Allora non vi era spazio per l’indifferenza e molti, colti da quell'abbraccio, non se ne sono andati più.
Come nella canzone di Chieffo "il capitano", tanti dei tuoi hanno capito che “il punto non é guardare il capitano, ma guardare il mare, cioé guardare attraverso la persona del capitano la direzione e l’orizzonte”. E per me, incontrare i tuoi é stato questo: salire su una barca di marinai forti, capaci di issare le vele, titubanti a volte - perché quando salpi dal porto non sai dove troverai la tempesta - ma insicuri sulla rotta mai e sempre certi dell’approdo finale.
Perché lo sguardo verso il mare, ai tuoi, l'avevi insegnato bene.
Ed oggi, nel ricordo della tua partenza, ripenso alle parole di Carron, che descrisse il TUO, all'indomani dell'ultimo giorno quaggiù:
" (...) E' stato uno sguardo di quelli che segnano. Non lo dimenticherò mai. Lo porterò negli occhi per tutta la vita, lo sguardo che Don Giussani aveva l'ultima volta che era lucidamente cosciente, pochi giorni prima di scendere nella profondità dell'Essere, salendo al Cielo. Uno sguardo che ci ha rivolto, fissando noi che eravamo intorno a lui. Era come se fosse ritornato all'improvviso dall'altra riva per dirci: "Ciao!", prima di un lungo viaggio.
Ci ha fissato uno ad uno con quello sguardo penetrante che ti commuoveva fino al midollo. Quante volte aveva guardato così i suoi. Non solo i suoi, ma chiunque entrava nell'orizzonte della sua vita. (...)
Ecco, uno sguardo da amico. Tutta la commozione e l'intensità dell'esperienza umana sgorgano da lì. Proprio come era accaduto a Zaccheo, a cui Gesù disse: "Scendi dall'albero, perché devo venire a casa tua". E quell'uomo si precipitò giù e corse a casa contento come non era stato mai, trafitto da quello sguardo "umano" di Dio. Per tutta la sua vita l'umanità di Don Giussani ci ha comunicato il cristianesimo come esperienza, ben altra cosa che una serie di istruzioni per l'uso o un discorso corretto e pulito. E' una vita, la Chiesa, un'esperienza umana così affascinante che ti cattura. Questa é la sua bellezza. (...)"
Concedimi, alfine, un ultimo pensiero, che é memoria di quell' "Ave Maria splendore del mattino", fatta di note e parole di chi ha saputo cantar bene il tuo Ideale :
“Madre tu che soccorri i figli tuoi,
fa’ in modo che nessuno se ne vada,
sostieni la sua croce e la sua strada,
fa’ che cammini sempre in mezzo a noi”
Sono versi di chi ha compreso che la grandezza della tua paternità, alla fine, é stato il mettere tutti nelle braccia di una Madre, “sicurezza della nostra speranza”.
Quella figliolanza, questa sera, é anche un po' più mia.
fa’ in modo che nessuno se ne vada,
sostieni la sua croce e la sua strada,
fa’ che cammini sempre in mezzo a noi”
Sono versi di chi ha compreso che la grandezza della tua paternità, alla fine, é stato il mettere tutti nelle braccia di una Madre, “sicurezza della nostra speranza”.
Quella figliolanza, questa sera, é anche un po' più mia.
1 comment:
Ho avuto la fortuna di incontrare don Giussani una volta sola, ma ovviamente non lo dimenticherò mai.
Era il battesimo di mia nipote, vent'anni fa e qualcosa in più, nipote che lui aveva battezzato. Dopo, eravamo al rinfresco, e la mia occupazione maggiore era di darci sotto al buffet. Qualcuno a un certo punto mi prese per un braccio e mi disse, vieni che ti presento il Gius.
Neanche il tempo di riprendermi dal "colpo" che mi trovai davanti il suo volto sorridente e il suo sguardo limpido. Gli dissi il mio nome, gli dissi chi ero. "Così sei il fratello di ####?" chiese.
Mi porse la mano forte, e mormorò semplicemente "Grazie", per sparire immediatamente verso il suo appartamento.
Ricordo di essere rimasto lì come un cretino a domandarmi: "Grazie? A me? E di che?" per capire solo con il tempo che lui era esattamente quello: l'impersonificazione pura della gratitudine, per tutto e per tutti, anche per gli sconosciuti, con quel senso di paternità che lo rendeva immediatamente parte della tua vita.
Gratitudine con la quale aveva affrontato tutta la vita, anche la malattia.
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