Prove generali di fraternità nella chiesa di Santa Maria.
Questo é il luogo dove fu ucciso Don Andrea Santoro, il 5 febbraio dello scorso anno.
Nello stesso luogo, ieri, la Messa a suffragio, uno di quegli eventi che non hanno mai risalto sui media, fatte salve poche eccezioni.
Eppure, qui dentro, l'ordinario - una messa a suffragio, appunto - diviene straordinario, nell'abbraccio tra i familiari di Don Andrea e quelli del giovane assassino.
Un gesto piccolo, che non ha bisogno d'interpreti, ma che ha la portata dell'urlo di un umanità ormai stanca di violenza.
No, non é morto invano Don Andrea, non ha creduto in qualcosa d'impossibile.
Ne sono testimoni quelle parole dei genitori di chi ha ucciso: dolore, partecipazione, gioia al vedere la famiglia di Don Santoro e la stessa capacità di perdono dei familiari, unita alla consapevolezza che la forza del cristianesimo é costituita dai suoi martiri.
Semi di fraternità, che continuano ad essere posti nella terra.
Dio solo sa come l'umanità abbia finalmente bisogno di vederne i frutti.
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