Sunday, July 22, 2007

CHIANG MAI


Mi affacciai dalla terrazza di quel meraviglioso tempio.
Dall'alto della collina la città e la natura circostante apparivano serene e discrete nella loro bellezza.
Il Wat Phrathat Doi Suthep era il tempio più bello di Chiang Mai, con la sua piattaforma dominata al centro dal chedi dorato, così simile per grandezza e splendore ai templi birmani. Per arrivare fino a lì avevo fatto una lunga strada e poi una ripida scalinata, quasi trecento gradini, proprio come i pellegrini di un tempo, per giungere fino in cima alla collina, Doi Suthep, mille metri d'altitudine a dominare la città.
La leggenda vuole che questo luogo fosse stato scelto da un elefante bianco che, incaricato dal re Kuena, nel XIV secolo, di scegliere un luogo propizio dove seppellire una reliquia del Buddha, si fermò a Doi Suthep e qui crollò a terra morto, come a dire che quello era il luogo giusto. E così venne eretto il chedi, la pagoda centrale, poi abbellito dai re di Chiang Mai negli anni successivi.


Il tranquillo passeggiare dei monaci e dei pellegrini, mescolati a silenziosi e rispettosi turisti, rende ancor più sacra l'atmosfera del luogo.
Eppure non lontano da qui c'é il triangolo d'oro, e allora come fanno a non venire in mente le contraddizioni di questo paese, disposto a convivere col traffico di droga ed il turismo sessuale ? Ad un occhio superficiale da turista occidentale appare strana e incomprensibile la tolleranza e la connivenza dei governi locali, ma in fondo é solo ipocrisia e senso di superiorità : anche l'Europa, culla di democrazia, é ricca d'incoerenza. E talvolta, nella sua "pretesa" di giustizia, il vecchio continente diviene di fatto incapace di muovere nella giusta direzione coscienze ed energie umane, mentre qui se non la giustizia, almeno percepisci la pazienza, una virtù coltivata e custodita a lungo dal popolo thailandese.

Un po' di anni fa un monaco buddista thailandese capitò col suo maestro a Loppiano, la cittadella del Movimento dei Focolari nei pressi di Incisa Valdarno, vicino a Firenze.
L'amicizia con alcuni membri del movimento era sbocciata in una visita alla comunità ed i due monaci si fermarono per un po' di giorni.
Alla sera erano soliti lasciare le scarpe fuori dalla loro stanza ed al mattino le trovavano sempre pulite per bene. Un gesto semplice, ma che colpì profondamente quei due nuovi amici. Il loro animo, profondo conoscitore della compassione, aveva scoperto la carità. E cristianesimo e buddismo, in una quotidiantità apparentemente semplice e banale, si erano incontrati divenendo esperienza di dialogo ed amore reciproco.
Thongrattana sviluppò un rapporto profondo, dopo quei giorni, con Chiara Lubich e le chiese un nome nuovo. Lei, ben felice, glielo diede. E da quel giorno, per tutti, il nuovo amico fu "Luce ardente".


Passeggio ancora a lungo all'interno di questo tempio.
Mi sembra lontana la frenesia di Bangkok, città che pure mi aveva così affascinato, complice forse l'aver rappresentato per me una sorta di battesimo con l'Asia. Ma c'era già qualcosa che stonava in quella città e che qui a Chiang Mai mi sembra di notare molto meno. Come una patina di modernità, una corsa a inseguire modelli consumistici insensati e tesa alla fine ad offuscare inevitabilmente il fascino di quest'antica città.
Scriverà Tiziano Terzani, qualche anno dopo:
"Con la Thailandia io avevo chiuso anni prima e, non fossi andato a vivere in India, dove le forze dello spirito sembrano ancora fare quadrato contro quelle della materia, anch'io sarei arrivato alla conclusione che in Asia non c'é più niente da imparare, niente di cui nutrirsi.
Bangkok era mutata tantissimo nel suo aspetto fisico e di conseguenza anche nell'anima. Il suo fascino era finito. Da una città assolata, percorsa da canali, era diventata un agglomerato di cemento, rabbuiato dalle tante strade sopraelevate costruite su quelle con cui erano state ricoperte le vie d'acqua. La modernità aveva eroso la tradizionale serenità della gente e accelerato i suoi, un tempo solenni, ritmi di vita". (1)


Nel 1995 Chiara Lubich giunge a Chiang Mai, nel corso di un suo viaggio in Asia.
Viene invitata al campus universitario Mahachulalongkorn dei monaci. L'abate del tempio la presenta alla sala, gremitissima di giovani; molti sono in collegamento audio-video in altre sale. Le si rivolge semplicemente col suo nome: per tutti, anche per i monaci, é semplicemente "Chiara". "E' un momento storico per questo tempio e per questa università - dice - Chiara é una persona-mondo: tutti riconoscono ciò che lei ha fatto e fa per la pace universale" E poi le chiede di raccontare la sua esperienza, affinché possa essere "oggetto di approfondimento nell'università". Piero Coda racconta bene alcuni di quei momenti:
"Chiara non legge il testo che ha preparato. Racconta invece - per rispondere all'invito che le é stato rivolto - la sua esperienza di vita. Quella che nel Movimento dei Focolari é conosciuta come la "storia dell'ideale", il racconto cioé dei primi tempi della vicenda spirituale di Chiara e delle sue compagne, suona qui tutta nuova: per l'uditorio che l'accoglie e per la sensibilità dialogica con cui é raccontata.
Nell'odio della seconda guerra mondiale e nel crollo di tutti gli ideali umani, la legge evangelica della "compassione" diventa per Chiara il segreto di una nuova vita. Il "chiedete e otterrete" delle Sacre Scritture cristiane é sperimentato come una realtà tangibile per quell'andare in soccorso dei poveri in cui s'impegnano Chiara e le sue prime giovani compagne.
Scoppia così una "rivoluzione della compassione", per realizzare la quale ragazzi e ragazze si consacrano con Chiara nella verginità.
Quest'ideale di vita si estende dall'Italia all'Europa, dalla Chiesa cattolica alle altre Chiese, e infine anche fuori dall'Europa nel contatto con le diverse religioni, con le quali si é scoperto di poter condividere la "regola d'oro" : "fà agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te; non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te".
L'amore - spiega Chiara, quasi sintetizzando l'insegnamento raccolto da quest'esperienza di vita e illuminato dai "libri sacri" della fede cristiana - richiede quattro cose: amare tutti, amare per primi, farsi uno (piangere con chi piange, gioire con chi gioisce), amare l'altro come sé.
Segue un dialogo bellissimo, moderato da Luce Ardente.
Alla fine c'é un scambio di doni. Conclude il gran maestro, dopo un invito a un minuto di silenzio e di concentrazione. Chiara ringrazia e dice ai giovani, vedendoli attenti e illuminati: "puntate in alto, siete giovani, non accontentatevi della mediocrità". E loro, tutti in coro, le rispondono all'unisono con una tipica esclamazione di gioia e di ringraziamento." (2)


Chiang Mai significa "città nuova" e Città Nuova é anche il nome della rivista quindicinale edita dal Movimento dei Focolari. Curioso che proprio sull'ultimo numero il bravo Michele Zanzucchi pubblichi un reportage su una sua visita in quel luogo (3).
Gli echi di quel viaggio di Chiara sono ancora presenti: in questa città il dialogo tra cristiani e buddisti é andato avanti, ma non solo tra di loro.
All'università di Chiang Mai sono quasi in mille tra monaci ed aspiranti ed é un insegnamento moderno che nulla toglie, comunque, alla ricchezza della tradizione buddhista Theravada. E il dialogo coi cristiani ? "Siamo come due matite di colore diverso - spiega il rettore a Zanzucchi - che si avvicinano per la punta: a volte fedeli di religioni diverse sono più vicini tra loro di quanto non avvenga con persone della propria religione. Lo sperimento con alcuni cristiani di Chiang Mai, in particolare coi focolarini". Le parole più incoraggianti sono però quelle dell'imam locale, Ajhan Soleh: "In varie occasioni abbiamo potuto dialogare a fondo con buddhisti e cristiani. Ci unisce soprattutto una parola: pace. Quando vedo dei buddhisti che accendono le loro candele al tempio, mi metto a pregare Allah per loro. Alcuni nella comunità sono rimasti sconcertati quando ho invitato dei monaci buddhisti alla moschea. Ma ora ci sono abituati."
Il vescovo cattolico di Chiang Mai, Joseph Sangval Surasang, appare felice, e parla di testimonianza. Sembra proprio che qui nessuno accenni al proselitismo, ma solo ad esperienza che rende felice l'uomo. E dovrebbe essere proprio così, in fondo, per chiunque e dappertutto: se hai incontrato Qualcosa che rende la tua vita valevole d'essere vissuta, cos'altro vorresti fare se non dirlo ai tuoi amici ? "Il turismo cresce a ritmi vertiginosi - dice il vescovo - e così i danni provocati dalla droga, dal sesso sfrenato, dai soldi sperperati. ma tanti occidentali atei ritrovano il loro rapporto con Dio, grazie alla testimonianza dei cattolici locali, di cui non sospettano neppure l'esistenza".

Strano posto, Chiang Mai, incontri personaggi curiosi, gente che parla ancora di dialogo e che, soprattutto, ne fa esperienza: il famoso sorriso thailandese - "Thai smile" - qui sembra più autentico.
Chissà che da lassù ora non sorrida anche Tiziano Terzani.
Credo che sarebbe anche disposto a tornare in Asia, per nutrirsi ancora di qualcosa.
Anzi, penso proprio che sarei pronto a scommetterci.


Note:

(1) Tiziano Terzani - Un altro giro di giostra - Longanesi & C.
(2) Piero Coda - Viaggio in Asia - Con Chiara Lubich in Thailandia e Filippine - Città Nuova editrice.
(3) Michele Zanzucchi - Elefanti albini, monaci zafferano - Città Nuova, n° 14, 25 luglio 2007

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