Thursday, May 22, 2008

DOLCE RESISTENZA

"il mondo fa il suo viaggio e dentro a questo noi facciamo il nostro,
credendo fino in fondo in quello che magari vale davvero di più.
Vi chiedo di salire sulla mia chitarra, di arrivare dentro la mia voce, di suonare e "scrivere" insieme a me.
E' la strada che facciamo insieme, i sorrisi, le lacrime, la forza, l'amore ed i "pezzi di resistenza" che cerchiamo di fermare sotto il nostro cielo, che ci fanno essere vicini in modo speciale."

(Massimo Priviero)
DOLCE RESISTENZA
Riascolto del disco di un amico,
dentro le righe dritte e storte della mia esistenza


Massimo Priviero è l'unico vero rocker italiano.
Ce ne si convince non solo ascoltandolo nei suoi dischi e dal vivo, ma anche sentendolo parlare. In un'intervista di un po' di tempo fa diceva: "In Italia ci sono i cantautori, i cantanti. Ai cantautori non è stato mai chiesto di usare la voce in modo particolare, di curare i testi sì, ma la voce non era mai così importante. Mentre per me la differenza la fa la voce (...)" E poi aggiunge, parlando sempre dei "cantautori": "(...) ed i suoni sono sempre quelli".
E invece a Massimo non manca nulla: la voce, i suoni, quello che cerca chi ama il rock, quello vero. Comprese l'anima e il cuore, però, senza le quali anche il rock, come tante altre cose della vita, diventa la caricatura di se stesso.
Poesia insomma, per dirla in una parola sola.
Quella che nasce da chi è capace di prendere le persone e farle diventare amici, trascinarle dentro a una chitarra, e trasformarle in musica con lei.
Dolce Resistenza è uno dei dischi più belli di Massimo.
L'ho ascoltato a lungo e piano piano è entrato nelle mie vene e nei miei percorsi autostradali.
E' diventato la colonna sonora dei miei ultimi pensieri.
Così è stato inevitabile che s'infilasse anche tra le righe dritte e storte di tante giornate, fatte di tutto e di niente, di un quotidiano sul quale un Altro riesce sempre, mio malgrado, a scrivere il Suo spartito.
Il risultato è questo qua: canzoni messe di fianco a vita e sensazioni.
Provate a leggerle se vi va, è roba senza pretese: "Io sono io", canta Massimo e le mie righe sono quel che sono.
Ma la segreta speranza è che vi venga voglia di ascoltare il disco: vi assicuro che ne vale davvero la pena.
E chissà che non accada qualcosa anche a voi.

Cammino solo nel mio tempo e guardo il sole mentre scende giù
E chiamo ancora sai il tuo nome nel silenzio
Ma ogni passo ha la sua storia e ora tu non ci sei più
Lo sai Tommy il tempo viene il tempo va
Ci rivediamo sai un po' più in là
Mi manchi molto sai, chissà come ti va
(Tommy Eden)


Quanti amici hai perso di vista nella vita?
Compagni di strada dei sentieri grigi, spicchi di sole o nubi di pioggia comparse all'improvviso.
Hai dentro rimorsi per averli smarriti, talora anche rancori; ma fai uno sbaglio, perchè la vita è così: apre e chiude strade di continuo.
Spesso mi domando dove siate finiti. Ora che ho percorso tante vie, che vorrei raccontarvi le battaglie, i ponti attraversati, i fiumi guadati in qualche modo. Ora che vorrei sentirmi dire delle guerre che avete visto voi.
Ancora la vita, se Dio vorrà, riaprirà nuove strade e c'incontreremo di nuovo : "ci rivediamo un po' più in là. Mi manchi molto, sai, chissà come ti va"...


Quante volte abbiamo scalato montagne,
Per sparare al cielo e cercare dei sogni.
Quanti giorni malati e non puoi farne senza,
Quanto ancora mi chiedi dolce mia resistenza.
Siamo solo soldati che marciano stanchi,
In cerca di passi che portano avanti.
E sono io che ti chiamo, che ti chiamo ancora,
Con l'ultimo fiato che è rimasto in gola.
Siamo vivi, siamo in piedi,
Siamo tutto quel che sai,
Non fermarti, non fermarti mai.
Siamo nati per volare,
E per cadere prima o poi,
Non fermarti, non fermarti mai.

(Dolce resistenza)
Ogni volta che cado, è uno sparo nel cielo.
Solo allora Ti chiamo e mi ricordo di Te.
Sono ribelle e fallito, sono triste e tradito.
E continuo a domandarmi il perchè.
Poi mi alzo, pian piano e vedo più chiaro.
Ma poi cado di nuovo: è solo apparenza la certezza di me.
Ho bisogno di aiuto : "sono io che ti chiamo, che ti chiamo ancora, con l'ultimo fiato che è rimasto in gola".
E quando, alla fine, sparisce l'orgoglio, allora capisco qualcosa di più.
Ora sì che ho imparato, a chiamarTi per nome.
Il Fallito e il Tradito, sei Tu; l'Abbandonato e lo Stanco, sei solo e ancora Tu.
Se son nato per volare, è perchè da tutto questo sei già passato Tu.



Siamo volti lontani delle stesse città,
Siamo Cristi traditi, siamo luce di Allah.
Siamo ponti nel vuoto, siamo vite ai mercati,
Siamo lampi nel sole, siamo spari nel cielo.
Siamo fiumi assetati, siamo lacrime spente,
Siamo mappe perdute, siamo troppo di niente.
Siamo occhi malati, siamo inferni infiniti,
Siamo fiori di sale, siamo spari nel cielo.

(Spari nel cielo)


"Ecco la grande attrattiva del tempo moderno:
penetrare nella più alta contemplazione
e rimanere mescolati fra tutti, uomo accanto a uomo.
Vorrei dire di più:perdersi nella folla,
per informarla del divino,
come s'inzuppa un frusto di pane nel vino.
Vorrei dire di più: fatti partecipi dei disegni di Dio sull'umanità,
segnare sulla folla ricami di luce
e, nel contempo, dividere col prossima
l'onta, la fame, le percosse, le brevi gioie (...)"
(Chiara Lubich - L'attrattiva del tempo moderno)

Fermarsi nella folla ed osservarla.
Guardare tutti, ad uno ad uno.
Tanto più quanto più hai fretta, tanto più quanto ti sembra di essere rigettato.
E scorgere in ogni volto di chi ti passa accanto quella storia unica e irripetibile, degna d'essere vissuta, bella quanto basta per essere amata.
Ci ho provato mille volte. Dal finestrino dell'auto, dentro il traffico di quest'impossibile città. In chi mi urta nella folla e in ascensore, nell'essere stretti in metropolitana. In chi è medico e in chi è ammalato, dentro la sofferenza e l'impazienza, nelle loro e nelle mie infedeltà.
Ma quell'attrattiva, ogni volta l'ho sentita.
E mi sono accorto che è vera.
Allora e solo allora lo sguardo si è fermato, dentro una corsa apparentemente senza senso e, penetrato nella più alta contemplazione, mi sono sentito inzuppato anch'io.
Come quel frusto di pane nel vino.


Lo sai mamma mia che freddo fa stasera
E quanti occhi senza niente accanto a me
Chissà se mai la finirà, chissà se tu mi rivedrai
Son sulla strada, la strada del davai

(La strada del davai)

Annina, Annina, un giorno sarò scrittore
Per non spegnere gli occhi e per non scordare
Annina, Annina, io sarò la voce
Di chi non ha niente che non sia una croce
E girerò per le mie valli
Finchè la forza reggerà
E lo farò finchè non ci sarà
Pane giustizia e libertà, pane giustizia e libertà...
Il ragazzo camminava, dove le Langhe sono un fiore
Il sole tramontava piano
Per il soldato e lo scrittore
(Pane giustizia e libertà)

Priviero l'ho conosciuto così, dentro la bellezza di queste due canzoni.
Non avevo mai trovato nessuno che avesse messo in musica - e lo avesse fatto così bene - tutto quel che avevo letto sugli italiani in Russia della seconda guerra mondiale e che non uscirà mai più dalla mia memoria.
La marcia del davai è lo sguardo di quei pazienti che ho incontrato e che purtroppo ora non vedo quasi più. Pane Giustizia e Libertà è il cuore di Nuto Revelli, ma è anche l'abbracciare insieme tutti gli altri, Eugenio Corti, Giulio Bedeschi e tutti quegli uomini senza "più niente che non sia una croce".Feci mio tutto questo un po' di tempo fa e ci scrissi sopra :"Russia"
Ora non saprei aggiungere altro che non sia preghiera.





Massimo Priviero

2 comments:

Paolo Vites said...

ma quanto ti paga priviero? just kiddin', bellissimo post

factum said...

la strada del Davai, tocca, si tocca il cuore...