Friday, April 10, 2009

OGGI COME ALLORA

Guardo i fatti d'Abruzzo, con l'anima straziata, e non riesco a non pensare ai tempi di guerra ed all'esperienza di Chiara Lubich e delle sue prime compagne.
Stessa distruzione, stessa morte ovunque, ma la certezza che c'é un Ideale che non potrà crollare, e che "omnia vincit amor", tutto vince l'amore.
Ecco, dalle parole di Igino Giordani, il racconto di alcuni di quei momenti:

"(...) Il 13 maggio si scatenò a Trento il secondo grande bombardamento. Fra le tante, una casa accanto all'abitazione di Chiara restò distrutta e l'abitazione stessa di Chiara fu lesionata, con mura e vetri in frantumi. Inabitabili risultarono pure le case di Dori e Natalia (1) e altre. L'ospedale, dove lavorava il fratello di Chiara come assistente medico, in gran parte schiantato, con morti e feriti.
Quel giorno stesso lei incontrò Dori e si abbracciarono: erano entrambe senza casa.
Andò all'ospedale e contemplò la strage; e allora Gino, il fratello medico, constatò: "Vanità delle vanità; tutto passa".
La notte ella dormì all'aperto, nel giardino di Gocciadoro (2), verso la collina, coi genitori, i quali passarono quelle ore a meditare sul modo come sfollare. Chiara ricordò che, nel fare il voto di castità, aveva promesso al padre spirituale di non abbandonare la città di Trento: donde la sofferenza al pensiero dell'imminente seprazione. E pianse dirottamente. I genitori, non sapendo, cercavano di consolarla. Si consolò ricordando il motto virgiliano: "Omnia vincit amor!". E pregando tutta la notte con gli occhi alle stelle vide passare il carro dell'Orsa. E poco prima dell'alba, quando i genitori obbligati a sfollare presero a raccogliere le poche cose salvabili nella casa, ella dichiarò al padre di non poter partire per la promessa fatta: s'inginocchiò davanti a lui, e lo guardò. E il padre la benedisse, assentendo. Ella ripeté il gesto con la mamma, la quale però oppose resistenza.
E i genitori, con sacchi sulle spalle, s'avviarono per la campagna; lei, senza niente in mano, con l'anima straziata, piangendo s'avviò per la città distrutta. Ad un dato punto incontrò una signora. Sembrava impazzita dal dolore e le disse: "Quattro me ne sono morti!". Chiara la consolò e pensò di dimenticare il suo dolore per pensare a quello dell'umanità..."


(tratto da "Erano i tempi di guerra", Città Nuova editrice)
Note:
(1) Dori e Natalia furono le prime due compagne di Chiara Lubich
(2) il giardino di Gocciadoro si trovava alla periferia di Trento


E' l'inizio della storia di Chiara e del nascente Movimento dei Focolari. Un inizio sotto i bombardamenti che fanno crollare ogni cosa - come il terremoto - ma dentro una certezza: l'incontro con Dio Amore, l'Unico che non crolla. Una scoperta definita da Chiara "folgorante", "più forte delle bombe che colpivano Trento", subito comunicata e condivisa con le sue prime compagne.
Una vita che cambia e, con la loro, quella di tantissime altre persone negli anni a venire, che hanno seguito quella scintilla ispiratrice e quella strada.
Il passaggio dal venerdì santo alla Pasqua, dall'abbraccio di Gesù crocifisso e Abbandonato a quello di Gesù Risorto.


3 comments:

danix said...

Anche a me è venuto subito in mente questo parallelo. Tutto crolla.

Mi sembrava Qualcuno volesse ricordarmi che la cosa più importante fosse non lasciare niente di intentato nell'attimo che viviamo, perché davvero, "non sappiamo quando verrà" ed è bene non farci trovare impreparati.

Buona Pasqua! :-)

anna said...

tra un po' parto per la via crucis di stasera, ho il cuore pieno di domande, di richieste urgenti, non voglio dimenticare niente, e so a chi farle.
Buona Pasqua Fausto, a te e tutta la famiglia!!!

fiordicactus said...

Buona Pasqua, a te e alla famiglia!:)

Ciao, R