Friday, November 20, 2009

THE RAIN


Una sottile e stringente malinconia continuava ad avvolgere ogni suo pensiero.
Uscì all'aperto ed iniziò a camminare, il passo deciso su quel tappeto di foglie cadute ed ingiallite che ricopriva il marciapiede ed ogni passaggio della mente. Era un autunno strano, questo, ancora caldo, eppure, allo stesso tempo, freddo e raggrinzito come era giusto dovesse essere. Era bello l'autunno, pensava, anche se spesso troppo difficile da sostenere, proprio come la malinconia.
Alzò gli occhi verso il cielo, grigio come sempre, inguaribilmente triste. Cielo scuro e nuvole tetre; nuvole feroci come quelle di cui narrava Claudio, amico di sempre - pensava - eppure mai incontrato prima. Quella sua sua canzone - L'aviatore - gli balenava ogni tanto nella mente ed ora quelle nuvole l'avevano richiamata a sé come d'incanto: "le nuvole della menzogna dicono di essere il cielo, ma sono grigie come l'asfalto e tolgono il respiro; il sole lo vedono solo loro e lo raccontano come gli pare, ma sono nere come la morte e non lasciano respirare".

Le nuvole nere dei sentimenti grigi avevano troppo spesso obnubilato i suoi pensieri, come una cappa di piombo che impediva al suo sguardo di andare poco al di là del proprio naso. Ed ora, come se non bastasse, si era messo pure a piovere, ma in fondo non gl'importava neppure così tanto. Una dolce melodia, anch'essa triste e malinconica, ma in qualche modo differente, aveva ridato all'improvviso brio all'essere del suo cuore. Era un lento risalire, qualcosa che avvertiva incedere a poco a poco, ma inesorabilmente capace di sconfiggere la durezza del suo cuore. Era per quello che la pioggerellina, sempre più fitta, non gli dava più fastidio, neppure ora che solcava ogni ruga del suo volto.
Il cuore, a poco a poco, stava tornando ad essere di carne, capace di nuovo di vedere e respirare.
Ed era solo in quegli istanti che lui era riuscito ad andare oltre la prima strofa di quella canzone. Claudio cantava ancora e mai la sua voce gli era apparsa più sicura. Ora sì che era felice per davvero, anche lui oltre, al di là di quelle nuvole che non erano mai sincere. Volato a vedere un po' più in là, se ne era finalmente compiaciuto: "ma io col mio aereo d'argento ho sfidato le nuvole e, grazie a Dio, ho visto il cielo; e non volevo guardare indietro, non potevo tornare indietro, non volevo tornare".

Era lontano ormai, ma la pioggia, il cielo cupo e il vento non gli facevano più paura.
Ed era proprio là in fondo che aveva incontrato nuovamente lei. Lei che lo aveva sempre accompagnato e sostenuto, che mai si era stancata, in ogni momento, di mostrargli il volto dell'Amore. Si guardarono negli occhi e s'incamminarono di nuovo lungo il viale, mano nella mano, lungo la strada che portava verso casa.
Lei sapeva che l'Amore era stato sempre presente dentro il suo cammino e non si stancava d'insegnarglielo ogni giorno. Lui, ogni tanto faceva finta d'ignorarlo, ma quel giorno non era stato in grado di sfuggire alla bellezza.
Bellezza che aveva incrociato i loro destini un giorno e per sempre.
Bellezza con inscritto dentro di sé un Disegno che ha le sembianze di un volto.
Il volto buono del Mistero fattosi carne per amore.

3 comments:

Maurizio Pratelli said...

ancora parole meravigliose. grazie. arrivati biglietti swell season

Fausto Leali said...

grazie a te. anche i miei biglietti sono prenotati. questa volta oltre alla moglie, forse ci porto anche mia figlia :-)

anna said...

ciao Fausto ci vedremo là!
: )