Friday, January 15, 2010

SADNESS




Nebbia fitta lungo la strada, così densa che i fari non riescono a sfondarla.
Nebbia fitta e cielo nero, oscurità nella mente. Dall'iPod, acceso in modalità random, escono solo canzoni tristi. Una in fila all'altra, uno dopo l'altro Chris Knight, Lucinda Williams, Neal Casal; e poi Mark Knopfler, i Felice Brothers e pure loro, gli Handsome Family, i diseredati e i maledetti, i crepuscolari e decadentisti per eccellenza dell'alternative country. Non le ho scelte io queste canzoni ma oggi va bene così, oggi in questo giorno di morte e di dolore.
Mentre le ascolto la mia mente é un misto di preghiera e di pensieri. E le canzoni tristi non accentuano oggi il mio dolore, ma lo costringono ad avere senso e consistenza. Era proprio Ronnie Sparks, che giunse a dire un giorno: "le canzoni tristi sono differenti dalla vera tristezza. Le canzoni tristi ci ricordano perché dobbiamo apprezzare tutte le cose buone della vita. L'oscurità nella pittura é un modo per far emergere la luce". (1)

Ho cercato di far emergere quella luce ed ho provato ad abbracciare il dolore tutto il giorno.
Tutto ciò che sa di strano, scomodo e inatteso. Il dolore incontrato negli ammalati in ospedale, le difficoltà e le contraddizioni, il desiderio non solo di curarli, ma di prendermene cura veramente. Ho accolto il loro bisogno ed il mio. Ed ho accolto anche il male dentro me nel constatare la mia incapacità, braccia e pensieri incapaci di rispondere al desiderio del cuore più profondo. Ho abbracciato tutto questo, tutto ciò che sa di strano, scomodo e inatteso dentro me, il desiderio d'essere diverso e la schizofrenia tra pensieri, parole, opere e omissioni.
Allora e solo allora, ho incontrato finalmente Lui.
Il Dio che prego e a cui ricorro, é l'Uomo dei dolori. che ha gridato il suo gigantesco perché un giorno sulla croce. Solo un Dio che ha provato l'abbandono (2) può fare compagnia a chi oggi ha perso tutto, compresa la fiducia in Lui. Non conosco altro che Cristo e Cristo crocifisso (3), disse San Paolo un giorno. Quello é il Dio che conosco anch'io e per il quale posso dare la vita, Colui che può portare il peso del mio fallimento quotidiano, Colui che può abbracciare una tragedia come quella che oggi é sotto gli occhi di tutti.

In un bell'editoriale su Avvenire, Davide Rondoni dice che, di fronte a circostanze come la catastrofe di Haiti ci sono solo due possibilità: "o si prega o si maledice Dio. O si é credenti o si diventa contro Dio. Una delle due. E se il cristiano dice di essere quello che prega, invece di esser l'uomo che maledice, non lo fa per sentimentalismo. Non lo fa per comodità. Anzi é più scomodo. Molto più scomodo. Ma più vero" (4).
Allora, se c'é da scegliere, scelgo di stare dalla Sua parte. Dalla parte di Uno che ha abbracciato il destino di quest'umanità, facendosi uomo e provando sulla croce lo strazio dell'abbandono del Padre. Se l'Uomo dei dolori é in grado di abbracciare il mio dolore e la mia contraddizione, allora posso provare ad abbracciare anch'io il niente che sono e che sento dentro me.
E se riesco a fare questo, posso provare a guardare in faccia anche alla tragedia di Haiti.
Senza maledire il cielo.





Note:
(1) tratto da: Fabio Cerbone - Levelland. Nella periferia del rock americano - Pacini editore
(2) "Venuto mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. Alle tre Gesù gridò con voce forte: Eloì, Eloì, lemà sabactàni?, che significa: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?" (vangelo di Marco, 15 ,33-34)
(3) San Paolo, I lettera ai Corinzi, 2,2
(4) Davide Rondoni, "E noi apriamo le nostre palme vuote" , editoriale di Avvenire, 14-1-2010.
il testo a questo link.


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9 comments:

anna said...

ciao Fausto, anche a me ha colpito molto l'articolo di Rondoni. Sono parole che dicono precisamente quello che sento anch'io.

qua c'è un disegno che è un messaggio pieno di speranza
ciao!

http://raffack.wordpress.com/

Fausto Leali said...

Ciao Anna, ho visto il disegno, grazie!

Maurizio Pratelli said...

davanti alla natura e alla sua brutalità non siamo nulla. e maledire dio non serve. E' quando le tragedie sono causate dall'uomo che tutto diventa più difficile. un abbraccio.

Il Grillo Cantante said...

Solo per ringraziarti Fausto.
A presto!

Fausto Leali said...

Grazie a te Grillo, é un piacere risentirti!

cinas said...

Rondoni dice una cosa sbagliata, tipica di chi ritiene di possedere la Verità.

io non maledico Dio, nè lo prego, perchè semplicemnte ritengo che un Dio perfettamente e assieme onnipotente non potrebbe permettere i terremoti, espressione di quella Natura che si suppone creata da lui.
per me Dio non c'è e spero che non ci sia perchè, in caso contrario, o non è buono o è cattivo.

Fausto Leali said...

Quella di Rondoni non é la pretesa di chi ritiene di possedere la verità, ma semplicemente una posizione.
Posizione intesa come luogo in cui uno si trova ed il suo (il mio) é un posto in cui hai fatto un'esperienza, cioé un Incontro.

Anche la tua, in fondo, é una posizione, che si basa sull'assunto: dolore=Dio cattivo o che non c'é.
Troppo semplice. O troppo difficile.
Io lavoro in ospedale ed é un luogo dove il dolore é il pane di ogni giorno. Non vi sento bestemmiare, ma vi odo risuonare sempre un grido che é bisogno di compagnia.
E quello che ho conosciuto é un Dio che compagnia l'ha fatta. Fino in fondo. Al punto da salire su una croce, dove lo hanno messo gli uomini.
Ma poi é risorto.
Per me, per te, per tutti.

Un abbraccio Cinas, grazie per essere passato da qui

cinas said...

rondoni dice "o maledici o preghi".
tralascia chi non crede all'esistenza di Dio.

mi paicerebbe che qualcuno mi spiegasse perchè un Dio perfettamente buono e onnipotente, da cui promana la creazione e che tutto ha creato, permette i terremoti.

Fausto Leali said...

Dall'editoriale di stamani di Marina Corradi su Avvenire:

"(...) perché la speranza é cosa a cui bisogna essere fedeli. Cocciutamente, anche quando tutto sembra volerla negare. Fedeli come quel vicario che mentre la navata della cattedrale vacillava nel mugghio atroce del terremoto, é tornato indietro e ha afferrato la pisside con le ostie. Il corpo di Cristo. La Speranza, in persona. Dicendoci in quel gesto qualcosa di Haiti, del suo popolo, della sua fede, che nessuna tv ci ha raccontato. Quasi in una profezia per questa terra, quel corpo di Cristo sepolto insieme a quelli degli uomini - ma strappato alle macerie, e riportato alla luce".