Thursday, February 11, 2010

I FEEL A CHANGE COMIN' ON


Di questioni sociali e politiche, qualcosa doveva pure importare a quel ragazzo, sbarcato a New York City dal freddo Minnesota. Se non altro perché al Village, alla sera, o il sabato pomeriggio a casa Gleason, seduti intorno ad un vecchio e malandato Woddy Guthrie, di quelle questioni erano permeati i discorsi e le canzoni.
Non era difficile, perciò, che emozioni e sentimenti si coagulassero in un senso di speranza, desiderio e percezione di tempi che stessero cambiando, sorta di antesignano "Yes We Can", bandiera di una generazione con tanta voglia di percorrere un sogno d'amore e di giustizia.
Di quel sogno aveva parlato con accenti e tinte forti Martin Luther King, quel giorno a Washington, davanti a migliaia e migliaia di persone in marcia. Ed il ragazzo era lì anche quella volta, tramutando in note le stesse aspirazioni, che non potevano non far parte anche del paesaggio della sua strada. Eppure era la strada stessa ad interessarlo di più, quella alla ricerca di un destino, sorta di percorso di resistenza esistenziale, sotto forma di poesie ricamate sulle corde di una chitarra e di un'armonica a tratti anche sgraziata. Bob Dylan che, nel corso di una vita, di strade ne percorse poi mille ancora, cantando negli stadi e nei teatri, da solo e con altri, davanti a gente comune e presidenti, persino davanti al papa. Dylan che ora canta pure alla casa bianca, di fronte a Obama, a dire che sì, i tempi stanno cambiando anche adesso; ma quel Dylan é anche lo stesso che ammonisce sul political world in cui viviamo, un mondo di saggezza sbattuta in galera, tradita, ingannata, a marcire in una cella, senza nessuno che ne raccolga una traccia (1)
E allora, forse, sono le facce di una stessa persona, Dylan che parla e guarda in faccia al suo destino, e che dice a se stesso (ed a chi voglia ascoltarlo per davvero), che sono i tempi dell'anima che possono non smettere di cambiare, giorno dopo giorno, i cancelli aperti sulla soglia della speranza, so honey, just allow me one more chance.

Ho pensato a quel vecchietto, ancora in giro con la sua chitarra, che ha riempito di dischi la mia casa e coperto di note le canzoni che percorrono i miei pensieri.
Ho pensato ai presidenti, ai sogni e alle speranze della gente comune come me.
Ed ho ripreso in mano l'ultima lettera di padre Aldo Trento, in mezzo ai suoi malati terminali, agli orfani ed ai derelitti del Paraguay. E ad un vicepresidente, quello di quel paese, che tutte le mattine va a trovarlo alle cinque e mezza, per recitar le lodi assieme a lui, perché "pregare è riconoscere che non sono solo, ma c’è un Altro che mi fa le cose" e poi, se no, come si fa "a sopportare la faccia del presidente e dei ministri" ? (2)
Ho pensato a tutto questo ed ho ritrovato la speranza, anche dentro le mie miserie di ogni giorno. E' una strana forza quella che si fa strada e mi fa dire che ce la posso fare anch'io, un'altra volta anche domattina, perché the times they are a-changin' e sì, I feel a change is comin' on. E' una forza che si manifesta sempre nella debolezza, perché si affida alla mano di un Altro, a poco a poco sempre più visibile dentro quella strada.
Quella é la battaglia che infuria là fuori, che scuoterà le finestre e farà tremare i muri. (3)
Ma non mi fa paura: é qualcosa che fa rima con speranza.




Note:
(1) We live in a political world / Wisdom is thrown into jail / It rots in a cell, is misguided as hell / Leaving no one to pick up a trail (Political World, Bob Dylan, 1989)
(2) UN UOMO VERO - lettera di padre Aldo Trento, 9/2/2010
Cari amici,
Dio ci dona sempre qualcuno a cui guardare. A volte è un mendicante che ti chiede e tu lo guardi vedendo in lui la faccia di Cristo, o un bambino abbandonato che si affeziona e a chi gli domanda il suo nome e cognome risponde: Trento Gabriele. A volte è il vicepresidente della Repubblica che era in vacanza in Brasile quando l’ex vescovo presidente lo chiama di urgenza perché deve andare ad incontrare i suoi amici Chavez, Morales e Correa e ovviamente il vice deve assumere la presidenza ad interim. Così Federico, il vice, parte e con la macchina, guidando lui, torna a casa ieri, domenica. Erano le 21 ed era appena entrato in territorio Paraguayo quando mi chiamò: “ Padre Aldo, domani mattina sono lì alle 5 e 30 per recitare Lodi, aspettami.” Rimasi commosso, un uomo, un politico che si preoccupa di avvisarmi che sarà qui alle 5 e 30 per recitare Lodi. Amici, capite? Chi di noi e dei nostri politici si preoccupa di vivere un gesto come questo delle Lodi? Lunedì mattina alle 5 mi alzo, per preparare la colazione, come ogni lunedì per il Presidente in esercizio, perché alle 5 e 30 puntuale arriva. Però questa volta alle 5 e 30 arriva il suo segretario e mi dice: “Padre, Federico ti ha chiamato ieri sera alle 22 per dirti che sarebbe arrivato a casa all’1 della mattina e per chiederti se era possibile dire Lodi alle 7.” Che attenzione, ma che coscienza del Mistero! Alle 7 arriva e dico: “Presidente a quest’ora c’è la processione con il Santissimo nella clinica e l’adorazione”. “Padre, vamos (andiamo)”. E così in compagnia di Gesù abbiamo visitato infermo per infermo, ha fatto anche lui la comunione in ginocchio sul pavimento, ha ascoltato il vangelo del giorno con il commento e poi abbiamo fatto colazione assieme. “Padre, non posso incominciare la settimana senza questo gesto con voi, padri, perché come potrei affrontare gli impegni, le incomprensioni quotidiane? Per me pregare è riconoscere che non sono solo, ma c’è un Altro che mi fa le cose.” Normalmente viene sempre alle 5 e 30 del mattino perché alle 6 questo presidente convoca il consiglio dei ministri, che, essendo un problema, se non guarda prima in faccia Gesù, gli sarebbe impossibile sopportare la faccia del presidente e di certi ministri. C’è davvero tanto da imparare. Ciao, P. Aldo
(3) There's a battle outside and it's ragin' / It'll soon shake your windows and rattle your walls (The Times They Are A-Changin', Bob Dylan, 1964)


(padre Aldo con il vicepresidente del Paraguay)

3 comments:

anna said...

ho finito di passare a china due disegni e mentre aspetto la scansione ho dato un'occhio...

“E' una forza che si manifesta sempre nella debolezza, perché si affida alla mano di un Altro, a poco a poco sempre più visibile dentro quella strada.”

queste parole e la voce di Bob hanno riacceso la luce!
grazie
ciao

Maurizio Pratelli said...

Yes you can, great Cardioman!

Fausto Leali said...

mi piace questa rima :-))