Wednesday, February 23, 2011

WAITING FOR LUCINDA



Diciamoci la verità: Little Honey non era poi granché. Un bell'esercizio di blues del delta, infarcito qua e là anche di belle ballatone country, ma un disco, tutto sommato, senz'anima, finito, dopo qualche ascolto neanche troppo frettoloso a prendere polvere sullo scaffale. E d'altra parte non era mica facile ripetere il miracolo di West, il lavoro che, nel 2007, aveva fatto nuovamente breccia in una moltitudine di cuori, almeno tutti quelli che avevano provato a lenire le proprie ferite lungo le note di Essence e di Car Wheels On A Gravel Road.
Ora, a distanza di due anni, quella voce ci riprova. La voce sensuale, strascicata, meravigliosamente rock di Lucinda Williams. Una voce che sembra una scopata a ritmo di rock'n'roll e attenzione che non sono io a dirlo, ma l'amico Vites, che io, si sa, sono troppo bigotto per dire certe cose.
Tant'é, sta di fatto che intorno alla voce di Lucinda é stato fatto tutto Blessed, il disco nuovo in uscita il 1 marzo in tutti i vostri negozi di dischi preferiti, ammesso che di negozi di dischi ce ne siano ancora in giro. Ah già, ma c'é iTunes e allora va bene lo stesso. Allora la voce, dicevamo. Beh, la Williams dice che Don Was ci ha costruito intorno tutto il disco: "Lucinda vocal's, the most important thing", secondo lui. E allora é già un bel partire, perché poi, nelle sessions di registrazione, pare ci sia stato pure un clima un po' speciale: "Alla fine della giornata tutti erano felici. Nessuno se ne é andato in preda a cattive sensazioni su tutto quello che abbiamo fatto".
Il resto lo fa uno sguardo diverso sulla vita di Lucinda, forse più sereno dopo il matrimonio e certamente più maturo nella capacità di scrittura: non più solo cuori feriti e strascicati, ma uno sguardo sull'umanità più profondo; c'é spazio per esempio, per meditare sulla triste dipartita di Vic Chesnutt (Seeing Black) e dell'ex manager Frank Calliari (Copenaghen). Ma al fondo, forse, c'é anche uno sguardo più felice: "Ho una diversa prospettiva adesso e spero d'essere più saggia con gli anni che passano. C'é stanchezza, ma anche una sorta di gioia, come nella canzone "Born To Be Loved". Ecco forse é questo il vero tema di tutto l'album". Già, perché in molti hanno chiesto alla Williams perché avesse intitolato proprio Blessed il proprio disco e Lucinda, finora, ha evitato accuratamente di rispondere. Anche se ha invitato però la gente a postare sul suo sito cosa volesse dire per ciascuno quella parola e qualche filmato interessante su YouTube qualcuno l'ha già messo.
Insomma, non so se il nuovo disco di Lucinda Williams sarà bello oppure no, ma, almeno per quel che mio riguarda, la sensazione é che l'attesa possa non andar delusa.


Gli anni passano per Lucinda, 58 all'anagrafe e più di trenta di carriera. C'é bisogno di ritmi più distesi, non solo dell'anima, ma anche delle corde delle proprie chitarre, luoghi dai quali scacciar via il rumore. Vale anche per me, che sono un po' più giovane di lei, ma mica poi neanche tanto. Vale per le mie scorribande personali lungo certi sentieri grigi della mente, ma anche accanto a quelli più solari, quando si scioglie la rugiada del mattino. E' questa la bellezza che deve farsi strada. Ed é per questo che ai primi di marzo, il nuovo disco di Lucinda Williams troverà il suo spazietto in mezzo agli altri dischi del mio scaffale.
Per lasciare andare un po' il mio cuore ancora a caccia di bellezza.
Bellezza come unica cosa ancora capace di ferire il cuore dell'uomo moderno.







4 comments:

Paolo Vites said...

che non mi è piaciuto per niente. il disco, non il tuo come sempre bellissimo post.

Fausto Leali said...

Non vorrei essere influenzato prima dell'ascolto, ma... perché non ti é piaciuto ?

Maurizio Pratelli said...

anche a me non ha entusiasmato però è strascicatamente polveroso :-)

Paolo Vites said...

è il secondo disco consecutivo dove conferma di non aver più nulla da dire musicalmente, same ol' song