Friday, December 02, 2011

INNI


"Quand Sigur Ros joue, les volcans islandais font silence"


Sigur Ros é il nome dato ad un gruppo post-rock, recita l'onnipresente ed onniscente Wikipedia, Treccani degli studenti di oggi, ragazzi abituati a gestire l'enorme flusso d'informazioni presente oggi nella rete, spesso senza aver acquisito né il senso critico per valutarle, né una conseguente capacità di analisi e di concentrazione su qualcosa che duri più di un paio di minuti. Problema che riguarda anche gli adulti, d'altra parte. Si scorre tutto velocemente ed anche un blog diventa valido solo se si aggiorna quotidianamente, se acquista lettori in base al flusso, neanche si trattasse di FTSE Mib o Dow Jones invece che di narrativa. Il figlio di un mio amico, ottimo scrittore, ha un blog, dove pubblica un post al mese. Uno solo e non di più, perché - dice - altrimenti non riesce più ad applicarsi seriamente alla lettura ed alla propria scrittura, lui che scrive come minimo tre o quattro ore al giorno, perché scrivere é un lavoro come un altro e quindi bisogna continuare a praticarlo con impegno e serietà, ogni giorno. Un post al mese, che viene voglia di leggere più di una volta al mese. C'é da imparare da gente così.


Post-rock, dunque. E cosa vuol dire? Che il rock é morto? Già lo sapevamo. Epoche della musica come quelle della storia, moderna e post-moderna? Mah, argomenti di poco interesse, tutto sommato. Quel che conta é che la musica sia buona e basta. E l'ultimo disco del gruppo islandese, primo vero lavoro dal vivo della band, é cosa bella e giusta.
Dice il sito ufficiale che quello di Inni é una sorta di percorso a ritroso, una strada di ritorno dopo essere partiti ed arrivati a Heima, che sposta l'attenzione sui singoli musicisti e sul prodotto del loro stare insieme - la musica - dipinto con le sole tinte del bianco e nero.
E' davvero così. Se Heima ci aveva affascinato con il magico accostamento delle sonorità di Jonsi & soci ai colori suggestivi dei paesaggi delle terre del nord, allo stesso modo é il bianco e nero che serve ora a camminare lentamente, ma con intensità, lungo questo nuovo percorso così introspettivo. A corredo del doppio cd, un dvd con immagini dal vivo, anch'esse prevalentemente in bianco e nero e filmate con una tecnica di ripresa che intensifica le emozioni attraverso tagli ed inquadrature bizzarre o messe a fuoco inusuali. Si é costretti a concentrarsi sulla musica, lasciando perdere tutti gli orpelli che non servono a penetrarne i recessi più nascosti per raggiungerne il senso più profondo. E si finisce per identificare quella stessa musica con il musicista e il suo strumento, si tratti dello xilofono o della bowed guitar (la chitarra suonata con l'archetto) oppure della stessa voce, quando utilizza ad esempio il vonleska (hopelandic, nella lingua inglese), efficacissimo metodo - accentuato dall' eterea voce in falsetto di Jonsi - che perde di vista il testo per trasformare le parole stesse in suoni da accoppiare alle melodie degli strumenti stessi.

In fondo mi sento un po' post-rock anch'io. Non m'interessano più gli stereotipi, le enciclopedie od infinite recensioni storico-biblio-musico-saccentografiche sparpagliate ormai un po' dappertutto. Mi appassiona sempre più ciò che riguarda la vita, musica che sia in grado di farmi aggrappare alla realtà, circostanze abbracciate e capaci di muovere l'anima ed il cuore, cuore attaccato dove deve stare, sul disegno del Volto buono del Mistero che ha a cuore sempre e soltanto il nostro bene.
Poco importa poi che questo accada mentre le note della musica fuoriescono dallo stereo dell'auto, riuscendo a trapassare anche la nebbia più fitta che la circonda al mattino, oppure nel profondo della notte, quando tutto ormai si é addormentato intorno a te ed al tuo sonno mancano ormai solamente le preghiere e l'ultimo esame di coscienza del giorno.
Un inno é qualcosa che nasce da quello che ti é maturato dentro e che ha fatto uscire gratitudine e gioia, desiderio e speranza che poggia su ciò che non muore. Musica come questa ci riesce, che poi si tratti di rock o post-rock é solo un dettaglio.
E' di anima che si tratta. E questo mi basta.

2 comments:

Blackswan said...

Le definizioni servono,per fortuna o purtroppo, per spiegare la musica.Ma hai perfettamente ragione:non contano nulla.I sigur ros sono uno dei miei gruppi preferiti e quando ascolto un loro cd mi viene in mente tutto,tranne che un'etichetta.Inni è fra la pigna di cd devo ancora ascoltare ( e nello specifico vedere ). E so già che sarà l'ennesimo viaggio atemporale attraverso soundscapes per descrivere i quali sarà difficilissimo trovare le parole.

Fausto Leali said...

caro Blackswan, d'accordo su tutto.
C'è un po' di "forzatura" narrativa nel mio distaccarmi un po' da certe definizioni... in realtà ho bisogno anch'io - ignorante come sono - che anche la musica mi venga spiegata da chi se ne intende!
E poi, sì, é davvero difficile trovare le parole giuste per la musica dei Sigur Ros. Io ho provato a tratteggiare solo qualche pennellata scandagliando la mia anima...

Grazie per essere passato da qui!