Sunday, June 03, 2012

HOUSE OF THE RISING SUN



Sullo striscione della classe di liceo di mia figlia, esposto in piazza Duomo venerdì per l’arrivo del Papa, c’è il verso di una canzone da sempre amata: “Cammina l’uomo quando sa bene dove andare”. Dove sto andando – mi chiedo anche oggi, cinque e mezza, fermo alla stazione del filobus – circondato dalla mia famiglia e da tutti gli amici di San Protaso? C’è la messa all’aeroporto di Bresso, momento conclusivo dell’Incontro Mondiale delle famiglie, ma non è la grandezza dell’evento che  scalda il freddo cuore del mattino. Lo è piuttosto l’ultimo pensiero su cui mi sono addormentato poche ore prima, il testamento di colei che da molti anni guida costantemente il mio cammino. Uno solo è il Maestro ma le parole di Chiara Lubich hanno raddrizzato spesso i miei sentieri: “Se oggi dovessi lasciare questa terra – aveva scritto – e mi si chiedesse una parola, come ultima che dice il nostro Ideale, vi direi, sicura d’esser capita nel senso più esatto, siate una famiglia”. Ecco dove sto andando stamani, dietro a quel desiderio scritto da sempre nel mio cuore. Lo spirito di famiglia, da portare ovunque, con i figli e gli amici come sul luogo di lavoro. “Non anteponete mai qualsiasi attività di ogni genere – aveva scritto Chiara quel giorno – né spirituale, né apostolica, allo spirito di famiglia con quei fratelli coi quali vivete”.
Eppure l’esperienza del mio limite sembra essere sempre lì, pronta a fare capolino quando meno te l’aspetti, scoraggiare tutte le buone intenzioni di cui è sempre lastricata l’anima mia. Come i discepoli di Galilea, brano del Vangelo di oggi, anch’io, quando Lo vedo, continuo a prostrarmi, eppure dubito. Nella mia infedeltà ed incoerenza d’ogni giorno. La risposta sembra stare nel bastone sul quale Benedetto XVI si appoggia quando scende dall’auto per salire sull’altare, dopo il bagno di folla in mezzo a questo milione di amici che occupa stamani la spianata del Parco Nord. Un bastone a forma di croce, l’amore di un Dio che si è fatto Abbandono e che ha vinto ogni infedeltà ed ogni mio peccato. Il resto è solo una festa. Festa delle famiglie, festa degli amici che ho intorno. Festa del mio cuore. Contemplo il mistero della Vita della Trinità ed intravedo la possibilità, come c’invita il Santo Padre nella Sua omelia,  di “vivere la comunione con Dio e tra noi sul modello di quella trinitaria”, chiamato a “vivere l’amore reciproco e verso tutti, condividendo gioie e sofferenze”, tassello di un mosaico anch’io, capace, col mio contributo di edificare comunità ecclesiali che siano sempre più famiglia, capaci di riflettere la bellezza della Trinità e di evangelizzare non solo con la parola, ma per «irradiazione», con la forza dell’amore vissuto.
Quando esco con la mia famiglia dal Parco Nord, al termine della celebrazione, incontro gli amici più inattesi. In mezzo ad un milione di persone, sono tra gli sguardi e gli abbracci più intensi. Non ho più paura adesso. “Io sono con voi – dice Gesù agli undici di Galilea – tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. Ed anche il mio passo ora è sicuro. Cammina l’uomo, quando sa bene dove andare.


No comments: