Oh, the streets of Rome are filled with rubble /
Ancient footprints are everywhere /
(...) Someday everything is gonna be different /
When I paint my masterpiece
(Bob Dylan)
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Ti domandi perché oggi sei qui.
Perché hai preso su la tua famiglia da Milano ed hai superato neve e grandine
lungo la strada, portandoti dietro gli amici e trovandone altri,
inaspettatamente, una volta arrivato. Non basta l’affezione a una persona, non
basta una buona compagnia a giustificare la tua presenza davanti alle parole di
un pontefice che riempiono lo spazio di appena un quarto d’ora. E’ necessario
che i tuoi pensieri ed il tuo agire diventino esperienza. E quell’esperienza si
chiama chiesa. E’ per questo, lo capisci bene solo quando la finestra sulla
piazza si è chiusa, che adesso sei qui. Davanti ad un’esperienza di popolo che è
quasi un paradosso: Cristo che ha comunicato il divino attraverso l’umano e che,
dentro tutta la grandezza e, allo stesso tempo, la fragilità di quel che siamo,
continua a comunicarsi anche all’uomo d’oggi.
E’ di questo che hai fatto
esperienza ora, in piccoli istanti fatti di gesti, sorrisi, parole scambiate
viaggiando o con persone incontrate per la prima volta in questa piazza. Ed è la
stessa esperienza che vorrai fare domattina, nel tuo vivere quotidiano, con i
figli, sul posto di lavoro, al supermercato mentre fai la spesa, o al seggio
mentre riconsegni la scheda elettorale.
Il resto è ancora sempre e soltanto gratitudine. Gratitudine per chi si é lasciato afferrare da Cristo. Così, mentre ripercorri la strada che porta verso casa pensi che sì, le strade di Roma sono piene di macerie, ma la possibilità di dipingere il proprio capolavoro é già a portata di mano e sta scritta dentro quel forte e lungo abbraccio che anche quest'oggi hai sentito, attorno al
Papa e intorno a te. E che porta il nome di chiesa.
1 comment:
Grata a Benedetto XVI e grata a te!
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